Alla faccia dei parrucconi che continuano a criminalizzare la cannabis come il ‘male massimo’ l’uso di tale erba e dei suoi derivati si va sempre più diffondendo nel mondo: viva la libertà!

di Nota Diplomatica

In Uruguay si vende nelle farmacie e ognuno può produrla nel proprio giardino. Se nei balconi e nei giardini di tutte le abitazioni ci fossero piante di cannabis il Pianeta risolverebbe il problema dell’eccesso di CO2

La trasformazione è stata straordinaria: poco più di un decennio fa la legalizzazione del commercio della cannabis (marijuana, hashish et al) sarebbe stata improponibile. Era una ‘droga’ (!) e il suo utilizzo, almeno per mero divertimento, era il male massimo, una sorta di perversione dello spirito umano. Poi, nel 2013, l’Uruguay è diventato il primo Paese al mondo a legalizzare l’uso ‘ricreativo’ della cannabis sativa, (cioè, la marijuana e i suoi derivati). Ora la produzione e la commercializzazione in Uruguay sono controllate dallo Stato, la popolazione può acquistare la cannabis nelle farmacie oppure produrla nel proprio giardino di casa. (Sopra, foto della cannabis tratta da Wikipedia)

In Canada dove il commercio di cannabis è stato liberalizzato le vendite superano i 3,3 miliardi di dollari americani all’anno

Cinque anni dopo, nel 2018, anche il Canada ha liberalizzato il consumo della cannabis, distanziandosi però dal modello uruguaiano e adottando una regolamentazione di tipo industriale, che in pochi anni ha trasformato la produzione e la commercializzazione dell’erba in un’industria che già genera vendite che superano C$5 miliardi (circa €3,3 miliardi) annui. Il Paese nordamericano è ormai diventato un leader nel commercio internazionale della cannabis e nella relativa ricerca medica. È interessante che, malgrado la novità, oltre metà dei consumatori canadesi si rivolga ancora allo spacciatore ‘di fiducia’ di sempre: una dimostrazione che la legalizzazione non comporta automaticamente la scomparsa del tradizionale mercato nero… (Sopra, foto di uno spinello tratta da iStock)

Il paradosso degli Stati Uniti d’America: in metà degli Stati il commercio di marijuana è libero, mentre il Governo federale lo proibisce. Risultato: il caos

Il caso più ‘contorto’ è quello degli Usa, dove – essendo un Paese di tipo federale – oltre metà dei singoli Stati, con formule variabili, ha reso legale il commercio della marijuana, mentre per il Governo Federale di Washington è ancora un crimine… Un curioso risultato di questa restrizione è che il business della cannabis si svolge attraverso l’uso di contanti per evitare che i ‘federali’ sequestrino i fondi mentre transitano ‘tra’ gli Stati. Comunque sia, la previsione è che l’industria della cannabis e affini negli Usa dovrebbe toccare i $57 miliardi entro il 2030.

Nell’Unione europea prevale ancora l’ottuso proibizionismo

L’Europa invece – all’infuori del Portogallo, che ha ‘depenalizzato’ (e non ‘legalizzato’) la cannabis già nel 2001 – è stata perlopiù cauta. Nemmeno in Olanda, famosa per i suoi coffee shop profumantidi hashish, l’erba è ‘legale’. Semplicemente, lo Stato preferisce ‘tollerarne’ il commercio su piccola scala. A sorpresa invece, nel 2023, il Lussemburgo è diventato il primo Stato dell’Ue a legalizzare la coltivazione della marijuana ‘in casa’ per uso personale. Gli altri Paesi dell’Unione europea preferiscono per ora limitate sperimentazioni con l’uso medico dell’erba, un campo in cui la Germania è marcatamente avanti.

In Italia continuano a scassare i cabbasisi impedendo coltivzione e consumo di cannabis, regalando alla criminalità organizzata una barca di soldi

Per quanto riguarda l’Italia, l’unico utilizzo lecito ammesso della cannabis è quello medico. Nel 2016 è stata autorizzata la produzione e la vendita di un prodotto noto come ‘cannabis light’. Non si tratta di una liberalizzazione: la sostanza contiene una quantità di THC (tetraidrocannabinolo) – il principio attivo della cannabis – talmente modesta che l’erba light non possiede alcun effetto psicotropo e pertanto non è considerata una droga. Per il momento, pare essere quello il limite della liberalizzazione nel Belpaese. Poco importa, come si vede qui, la cannabis sta già vincendo la sua battaglia in larga parte del mondo.

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