Gesù a Pietro: “Tu sei la pietra, con cui io costruirò la mia Chiesa”, aggiungendo che nulla avrebbe potuto prevalere contro di essa, nemmeno “le porte degli inferi”

di Frate Domenico Spatola

Vangelo della Solennità dei Santi Pietro e Paolo: Matteo 16, 13-19

Reduci dalla loro prima missione apostolica, Gesù condusse i discepoli fino al confine con il Libano, a Cesarea di Filippo, alle falde dell’Hermon, da dove nasce il Giordano. La regione era nominata “Panèa” dai Romani, perché dedicata a Pan, il dio dei boschi. Lì non arrivava l’influenza religiosa dei farisei. Gesù volle quindi fare una verifica ai suoi discepoli su quello che la gente, da essi evangelizzata, diceva di lui. Da alcuni era ritenuto l’Elia risuscitato, da altri Geremia o un antico profeta. Le risposte erano strampalate e perciò deludenti. Volle da loro sapere cosa essi pensassero di lui. Simon Pietro fu il più pronto: “Tu sei il Cristo – gli disse -, il Figlio del Dio vivente!”.  Piacque al Signore la risposta perché lo collegava col “Dio datore della vita”. “Beato!”, gli disse. “Non è stata la carne né il sangue a suggerirtelo, ma il Padre che è nei Cieli”. Lo promosse a suo maggiordomo, affidandogli le somme chiavi. Ne motivò la scelta: “Tu sei la pietra, con cui io costruirò la mia Chiesa”, aggiungendo che nulla avrebbe potuto prevalere contro di essa, nemmeno “le porte degli inferi”. Con la consegna delle chiavi a Pietro, Cristo affidava il potere di “aprire e chiudere le porte del Regno dei Cieli”, per largheggiare nel perdono e comunicare a tutti la salvezza.

Foto tratta da Pregaudio

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