Chi l’ha detto che gli agricoltori siciliani sono in crisi? Grazie a Dio Sicindustria e Unioncamere ci presentano la vera agricoltura sicula tutta export e ricca

Finalmente c’è chi dice la verità sulla ricchezza nascosta dell’agricoltura della nostra Isola

Evidentemente ci sono due Sicilie. Evidentemente, in Sicilia, ci sono due agricolture. Due mondi separati. C’è il mondo siciliano dorato di Sicindustria (ma non si dovrebbe chiamare Confindustria Sicilia?) dove tutto funziona e dove la brillante agricoltura siciliana esporta all’estero prodotti agricoli freschi e trasformati. E poi c’è la Sicilia che conosciamo noi, giorno dopo giorno, con le arance che arrivano dal Nord Africa, i limoni che arrivano dall’Argentina, i pomodori e le passate di pomodoro che arrivano dalla Cina, i carciofi che arrivano dall’Egitto, l’olio d’oliva ‘extra vergine’ che arriva dalla Tunisia, gli agricoltori che producono uva da vino ridotti alla fame causa prezzi bassissimi, la frutta estiva immangiabile arrivata da chissà dove e trattata chissà con quali pesticidi. E, naturalmente, gli agricoltori siciliani che producono grano duro perplessi, perché con 30-32 euro al quintale, anche con l’integrazione comunitaria, alla luce dei costi di produzione cresciuti a dismisura, producono in perdita.

Se non conoscete la lingua inglese prendete un vocabolario e seguiteci in questo meraviglioso viaggio di Sicindustria e Unioncamere nell’agricoltura siciliana delle meraviglie

Questa, in estrema sintesi, è l’agricoltura siciliana che conosciamo noi. Per fortuna c’è un’altra Sicilia agricola, o forse sarebbe meglio dire un’altra Sicilia raccontata in un comunicato da Sicindustria: “Sono arrivati da Francia, Irlanda, Svezia, Svizzera, Lituania, Olanda, Polonia, Stati Uniti, Vietnam e Cina alla ricerca di prodotti d’eccellenza dell’agroalimentare made in Sicily: vini e liquori, panettoni e dolci di ogni tipo, prodotti gourmet, pasta, cioccolati, olio d’oliva, carne e prodotti a base di carne, caffè, prodotti bio e senza glutine. E i produttori siciliani hanno risposto subito all’appello. Si è chiusa con un bilancio più che positivo la seconda edizione di Food&Drinks Mission2Sicily 2023, la missione incoming di buyer esteri per il settore agroalimentare organizzata da Sicindustria, partner di Enterprise Europe Network, insieme con Unioncamere Sicilia e con la collaborazione dei partner di EEN e dell’Agrifood Sector Group del Network. Oltre 250 gli incontri b2b programmati e tanti altri che si sono svolti fuori agenda tra i 18 buyer esteri e le 84 imprese siciliane accreditate; visite aziendali in tutta la Sicilia; workshop e degustazioni per una manifestazione che si conferma un appuntamento imprescindibile per il mondo del food&beverage siciliano”.

La Sicilia esporta meno prodotti petroliferi raffinati e primeggia nell’agroalimentare

“Sicindustria/Enterprise Europe Network – afferma il delegato di Sicindustria per l’internazionalizzazione, Nino Salerno – lavora da anni proprio per facilitare e supportare le imprese che vogliono aprirsi ai mercati esteri. Il made in Sicily rappresenta un’eccellenza in tutto il mondo e, in particolar modo, il comparto dell’agroalimentare è un fiore all’occhiello della nostra economia. Conferma ne è l’interesse manifestato, anche in questa occasione, da parte dei buyer stranieri. Oggi più che mai l’export e l’internazionalizzazione sono la chiave di volta per il successo delle imprese”. Ancora il comunicato di Sicindustria: “E questo è ancora più evidente in un momento in cui, secondo l’elaborazione dell’Osservatorio economico di Unioncamere Sicilia su dati Istat riferiti al secondo trimestre 2023, la Sicilia ha registrato a fronte di un forte calo dei flussi di prodotti petroliferi raffinati, fortissimi segnali di ripresa delle vendite all’estero di vari settori con particolare rilievo proprio dei prodotti dell’agroalimentare”. Guarda un po’ che situazione: e noi – ingenui! – pensavamo agli agricoltori siciliani alle prese con la crisi. Invece, quasi quasi, se la passano benissimo.

Le due magie

“Nonostante i cambiamenti climatici e gli incendi abbiano fortemente limitato la disponibilità di risorse agricole per l’industria della trasformazione – spiega Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia – le vendite di prodotti agricoli fra Luglio e Settembre, rispetto allo stesso periodo del 2022, sono passate da 309 a 333 milioni in Europa e da 515mila euro a 2,2 milioni in Medio Oriente”. Cambiamenti climatici e incendi limitano “la disponibilità di risorse agricole per l’industria della trasformazione” e l’export aumenta: questa è la prima magia. “Analogamente – prosegue il comunicato – il fatturato estero dei prodotti agroalimentari, sempre nel secondo trimestre, è cresciuto da 2,4 a 4,2 milioni in Africa centromeridionale e da 9,7 a 10 milioni in Oceania”. Fateci capire: la Sicilia è piena di prodotti agricoli freschi e trasformati che arrivano dall’universo mondo e, contemporaneamente, la Sicilia esporta i propri prodotti agricoli freschi e trasformati in Africa e in Oceania? Non sarebbe più logico – ammesso che la produzione ci sia – fare mangiare ai siciliani i prodotti agricoli siciliani invece di fargli portare in tavola Iddio sa che cosa? “Occorre quindi – continua Pace – mettere in campo qualsiasi iniziativa per evitare che si interrompa questo trend positivo e Unioncamere Sicilia, con questa missione commerciale di incoming, ha proprio voluto sostenere l’export delle nostre pmi. Gli incontri b2b che organizziamo cercano anche di compensare, con la promozione di nuovi mercati come il Vietnam e il supporto a mercati più maturi come Usa e Cina, le flessioni che si sono registrate su altri Paesi a causa della perdita di competitività dei nostri prodotti dovuta all’aumento esponenziale del costo dei noli di container, dei trasporti marittimi e del cargo aereo”. Seconda magia: aumentano in modo “esponenziale” costi dei noli di container, dei trasporti marittimi e del cargo aereo ed esportare è conveniente.

Gli agricoltori siciliani che producono grano duro, mandorle, nocciole, uva da vino e carciofi sono tutti miliardari

Ovviamente, noi non possiamo certo paragonarci agli analisti di Confindustria Sicilia, pardon, Sicindustria, che sono i protagonisti del grande e impetuoso sviluppo economico della nostra Isola. Infatti, in Sicilia, dove ti giri giri, trovi imprese con utili a nove zeri e non c’è nemmeno l’ombra della disoccupazione. Quanto agli agricoltori siciliani, beh, in questi anni siamo stati presi in giro. La crisi del grano duro siciliano è un’invenzione e i produttori di grano duro siculi, forse perché si vergognano a dirlo, sono tutti miliardari. E forse sono miliardari anche i produttori di mandorle e nocciole che piangono crisi p’ammucciarisi, come si dice dalle nostre parti. E, via!, siamo stati presi in giro anche dai produttori di uva da vino: per depistare mettono in giro la voce che il prezzo è bassissimo e poi vendono l’uva a tutti i prezzi alle cantine sociali siciliane, altri ricconi che non sanno a chi vendere prima il loro vino e, per sviare, fanno sapere, al contrario, che non sanno a chi vendere il loro vino. Anche i carciofari di Cerda e di Ramacca ci hanno preso per i fondelli: non è vero che i loro carciofi vengono deprezzati dal diluvio di carciofi che arriva dall’Africa: mentono! Meno male che a rimettere le cose a posto pensano Confindustria Sicilia, no, volevamo dire Sicilindustria, Unioncamere con le parolone estere che fanno effetto & tendenza: Food&Drinks Mission2Sicily 2023, incoming, buyer, Agrifood Sector Group, Agrifood Sector Group del Network, workshop, food&beverage: questi quanto meno conoscono la lingua inglese. Volete mettere?

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