Il grande scrittore russo Dostoevskij nel 1877 conosceva perfettamente i crimini culturali (e di altro tipo) che i Savoia avevano commesso nell’ex Regno delle Due Sicilie

Quello che è considerato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi era innamorato del Sud e della Sicilia e mal sopportava il fatto che luoghi così incantevoli e ricchi di cultura erano finiti nelle mani dei piemontesi

Alcune considerazioni di Fëdor Michajlovic’ Dostoevskij, scrittore russo considerato uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi, ci portano, dritti dritti, al cuore di uno dei grandi problemi del Sud Italia di oggi: l‘alienazione culturale. Dostoevskij, che era un grande estimatore del Regno delle Due Sicilie, è morto all’età di sessant’anni nel 1888 a San Pietroburgo. Allora non c’era Internet, non c’era la televisione (questa era una grande fortuna) e le informazioni – soprattutto sulla vita nei Paesi lontani – erano molto limitate. Tuttavia, in tanti Paesi del mondo – e la Russia era uno di questi – erano note le stragi che l’Inghilterra aveva promosso nel Regno delle Due Sicilie. Gli inglesi si erano scontrati con Ferdinando II di Borbone nel 1838, quando avevano deciso di impadronirsi delle miniere di zolfo della Sicilia. Il Re delle Due Sicilie si oppose e gli inglesi se la legarono al dito. Può sembrare strano, ma il Borbone difendeva la Sicilia molto di più e molto meglio di tanti politici siciliani, compresi i politici siciliani di oggi. Così, nove anni prima dell’apertura del Canale di Suez, che avverrà nel 1869, gli inglesi organizzarono, in palese violazione del diritto internazionale, l’invasione della Sicilia. L’impresa dei mille in Sicilia capeggiata da ladro di cavalli e scafista Giuseppe Garibaldi (Garibandi, quando viveva in Sudamerica, trasportava via nave nelle miniere di questo Continente i cinesi resi schiavi) non ha nulla di eroico: è stato l’avvio dell’attacco inglese – ribadiamo: in violazione del diritto internazionale – per distruggere il Regno delle Due Sicilie che, in virtù della sua grande flotta navale dedita ai commerci e non alle guerre, avrebbe tolto spazio e guadagni agli inglesi. Furono gli stessi inglesi a scegliere i Savoia come re della neonata Italia quei Savoia che, con i loro generali, dal 1860 al 1870 e oltre, scannarono migliaia di meridionali e siciliani, definiti ‘Briganti’, che si ribellavano agli invasori piemontesi. In realtà, i verio ‘Briganti’ erano i Savoia e gli inglesi.

Cavour, passato allo storia come grande statista, era in realtà un grande affarista e, soprattutto, un razzista che odiava i meridionali e i siciliani da lui considerati appartenenti a una razza inferiore che chiamava “Maccherroni”, sinonimo di “Terroni”

Le ‘scannatine’ di migliaia di meridionali e siciliani erano allora note alle tante Cancellerie europee dell’epoca, che tacevano per non inimicarsi gli inglesi. Volendo è quello che è avvenuto quando inglesi e americani accusarono l’Iraq di Saddam Hussein di tenere chissà quale arma segreta per giustificare la sua feroce soppressione. Gli anglosassoni non sono mai cambiati: sono nati prepotenti e colonialisti e tali rimangono. Basti ricordare i ‘casi’ di Enrico Mattei e Aldo Moro. Nei giorni nostri stanno provando a eliminare Vladimir Putin con il ‘coro’ della solita informazione di regime ma stanno trovando qualche difficoltà… Oltre ad aver sponsorizzato Garibaldi, gli inglesi, come già ricordato, imposero alla guida dell’Italia i Savoia rappresentati, in termini politici, dal Conte Camillo Benso Conte di Cavour (foto sopra tratta da Wikipedia). Questo signore, passato alla storia come un grande statista, era in realtà un grande affarista: tant’è vero che quando passò a miglior vita, nel 1861, si scoprì che mentre il Piemonte per conquistare il Regno delle Due Sicilie si era indebitato fino al collo, lui Cavour, era diventato uno degli uomini più ricchi del suo Paese. Cavour era anche profondamente razzista: considerava i meridionali infreriori e li chiamava “Maccherroni”, sinonimo di “Terroni”, parola utilizzata ancora oggi nel Nord Italia dai leghisti ma non soltanto dai leghisti per indicare i meridionali. Dostoevskij era a conoscenza di questo e di altro e siccome, da grande uomo di cultura, era immamorato del Sud Italia e della Sicilia nel Diario di uno scrittore, anno 1877, annota:

Le parole di fuoco di Dostoevskij su Cavour

“Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: L’IDEA DELL’UNIONE DI TUTTO IL MONDO, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. LA SCIENZA, L’ARTE, TUTTO SI RIVESTIVA E PENETRAVA DI QUESTO SIGNIFICATO MONDIALE. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del Conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, […] UN REGNO SODDISFATTO DELLA SUA UNITA’, CHE NON SIGNIFICA LETTERALMENTE NULLA, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) E PER DI PIU’ PIENO DI DEBITI NON PAGATI e soprattutto soddisfatto del suo essere un Regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del Conte di Cavour!”.

L’alienazione culturale: ancora oggi nel Sud Italia e in Sicilia si dedicano vie, piazze, scuole, teatri e perfino qualche museo a Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele…

Questa lettera che descrive in modo perfetto cos’era l’Italia del 1870 – che è molto diversa dall’Italia post unificazione ancora oggi descritta nei libri di storia italiani – noi l’abbiamo letta su un sito che ormai non esiste più:  Regno delle Due Sicilie.eu e da lì siamo risaliti al volume di Dostoevskij che, l’ammettiamo, non conoscevamo. Non tutto cade nell’oblio, insomma. Anche perché i libri scritti dai romanzieri fanno spesso piazza pulita dei volumi di certi storici di regime che diventano testi scolastici. La letteratura, in questo, ha un passo in più rispetto alla storia, soprattutto se è storia di regime. Ovviamente, non tutti gli storici scrivono la storia a uso e consumo dei vincitori: ma sarebbe da stupidi negare la presenza di libri di storia scritti per conto dei vincitori. Vinti e vincitori: questo ci riporta all’inizio di questo articolo: l’alienazione culturale che, in certe particolari condizioni, porta gli uomini a tenere comportamenti in contrasto con la propria natura e con la propria condizione culturale (ammesso che l’idea di una condizione culturale legata alle proprie radici faccia parte della vita di tutte le persone: sentimento in verità, non sempre presente anche tra le persone che passano per ‘colte’). In materia di alienazione culturale la Sicilia fa scuola. A Napoli, già da anni, è in corso un dibattito su come liberare la città dai nomi dei figuri del cosiddetto Risorgimento che ancora oggi occupano vie, piazze, scuole, teatri. Eh sì, ancora oggi nel Sud Italia e in Sicilia si dedicano vie, piazze, scuole, teatri e qualche museo a Garibaldi (foto sopra tratta da Wikipedia), Cavour, Vittorio Emanuele. A Palermo c’è anche un museo che, di fatto, racconta le bugie e gli orrori del Risorgimento nel capoluogo siciliano! Ma, come già accennato, mentre a Napoli e in altre città del Sud comincia piano piano ad affiorare la ribellione verso questi carnefici e delinquenti, in Sicilia, tranne poche eccezioni, i ‘banditi’ del Risorgimento occupano con i propri nomi scuole, via, piazze, teatri. Il Teatro Politeama di Palermo è dedicato a Garibaldi, il Teatro Massimo di Palermo, simbolo della massoneria, è dedicato a Vittorio Emanuele, una delle più importanti vie di Palermo è dedicata a Cavour…

Foto di Dostoevskij tratta da Avvenire

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *