La guerra di Israele nella Striscia di Gaza: la lettera di un uomo di Chiesa al presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden

“Cosa n’è del sangue di tuo fratello?”, così Dio chiese di Abele a Caino

di Frate Domenico Spatola

Inguardabili i video che arrivano da Gazza senza provocare ira. Vi si sta consumando un genocidio. Caro mister Biden, io ce l’ho ancora con lei da quando ha abbandonato, in Afghanistan, alle perversioni dei Talebani, le vittime (non solo al femminile) che per venti anni avevano creduto nei valori occidentali di umanità e di libertà, ossia nella loro rivoluzione. Così li ha dato in pasto ai lupi, facendo poi calare, pretestuosamente per discolparsi, sulla vicenda, che costituisce un ferita non rimarginabile per la collettività, come coltre, la “normalizzazione”. Ora stesso errore a Gazza, dove due milioni di disperati cittadini sono privati del necessario per la sopravvivenza. Penso che condivida che ci distinguiamo umani, non se fomentiamo, con la vendetta e il terrore, l’odio belluino di Hamas, in cui non tutti i Palestinesi si identificano. “Piange così il giusto per il peccatore?” come recita il proverbio insensato anch’esso. Perché non dare agli innocenti che annoverano mamme, bambini e padri onesti il diritto di dignitosa sopravvivenza? Lì manca tutto: cibo, luce, acqua, medicinali. Terra messa” a guerra e fuoco”, come si usava per le antiche città destinate alla totale distruzione. Gli ospedali soni privi del necessario per curare.

Convinca Netanyahu e il suo governo ad allentare la morsa e favorire i beni di prima necessità

Caro presidente, non mancherà alle sue capacità di essere persuasivo con Israele, anche se non è riuscito con Putin. Convinca Netanyahu e il suo governo ad allentare la morsa e favorire i beni di prima necessità. Non dimentichino che non molti lustri or sono anche essi sono stati vittime del più atroce antisemitismo, e ancora piangiamo con loro. Lei, signor presidente, subentrato all’eccentrico e inquietante Trump, è stato salutato come il difensore dei diritti umani, negati dal suo predecessore, rappresenti l’Occidente evoluto, ferito ma dignitoso, per il suo cammino di civile e illuminato in temi di giustizia e di libertà. Il movimento illuminista nel ‘700 ci ha educati all’idea che ogni uomo e ogni popolo hanno diritto ad essere felici. Questo fu ragione dei cambiamenti di cui la Storia successiva ci ha gratificato. Anziché armi, la invito a esportare benessere e ideali di libertà e di giustizia per la pace, ideale che ci onora. Saremo faro che illuminerà altri popoli soggiogati dalle dittature e assuefatti alla violenza e sopraffazione. Mi dichiarerà ingenuo, perché utopica la mia idea. Da duemila anni viene annunciata, e solo se disattesa (quasi sempre, purtroppo!), ha prodotto catastrofi. Fermi perciò le ire funeste di Israele, che anche qualche esame di coscienza, è tenuto a farlo. Il terrorismo di Hamas, sa bene, che ha radici altrove dalla Palestina, e i Palestinesi sono solo disperati che offrono pretesti a quelli per intervenire e affermarsi. Per destabilizzarli, conviene riconosere a ciascun Palestinese quel che non ha in termini di dignità comprensiva della libertà, così, ne convenga, il terrorista non avrà terreno fertile.

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