La pesca in Sicilia: come la Ue penalizza i pescatori dell’Europa mediterranea favorendo le marinerie di altri Paesi che si affacciano nel Mediterraneo

Riprendiamo un’interessante video-intervista di Nicola Cristaldi a Giuseppe ‘Peppe’ Messina. Sono due personaggi che conoscono molto bene i problemi della pesca in Sicilia e della marineria di Mazara del Vallo

Sono pochi i mezzi d’informazione che raccontano il settore della pesca in Sicilia. Eppure si tratta di un comparto economico importante per la nostra Isola. Basti pensare alle marinerie di Mazara del Vallo, Sciacca, Licata, Catania, Palermo, Porticello, più altre piccole marinerie, più la pesca artigianale e gli impianti di acquacoltura. Va detto che in Italia si consuma tanto pesce importato, perché il pesce pescato nel nostro Paese non basta per soddisfare la domanda di pesce. In Italia si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce; a questi si aggiungono oltre 140 milioni di kg di pesce prodotti in acquacoltura (dati forniti da Coldiretti Impresapesca). Mentre le importazioni italiane di pesce hanno superato il miliardo di kg. La situazione è complicata. E a complicarla, da almeno un ventennio e forse più, è l’Unione europea. Lo sottolinea in una video-intervista Giuseppe ‘Peppe’ Messina, che proprio in questi giorni ha lasciato la guida dell’Ugl Sicilia. A intervistare Messina sulla condizione della pesca in Sicilia e, in particolare, nella marineria di Mazara del Vallo è Nicola Cristaldi (foto sotto tratta da Prima pagina Trapani) già presidente dell’Assemblea regionale siciliana, già parlamentare nazionale, già Sindaco di Mazara del Vallo. Cristaldi, esponente storico della destra siciliana, personaggio eclettico (è anche un bravissimo ceramista), si diletta anche di giornalismo. Mentre Messina è un esperto in materia di pesca. (sopra foto del Comune di Mazara del Vallo)

Sulla pesca nel Mediterraneo da oltre un ventennio vanno in scena gli ‘strani’, ridicoli e spesso dannosi interventi dell’Unione europea

QUI TROVATE LA VIDEO-INTERVISTA DI CRISTALDI A MESSINA. Noi ci limitiamo ad aggiungere qualche battuta. Segnalando la presunzione mista ad apparente dabbenaggine politica di un’Unione europea che, da anni, legifera sulla pesca nel Mediterraneo. Il problema è che nel Mediterraneo non si affacciano solo Paesi che fanno parte dell’Unione europea ma anche Paesi con non hanno nulla a che spartire con la stessa Unione europea. In parole semplici, vietare pratiche e attrezzi di pesca ai Paesi che fanno parte dell’Unione europea quando poi tali pratiche di pesca e tali attrezzi da pesca vengono regolarmente utilizzati da altri Paesi che esercitano le attività di pesca nello stesso Mediterraneo è un atto politico apparentemente stupido. Perché scriviamo che l’atteggiamento dell’Unione europea sulla pesca nel Mediterraneo si configura come apparente dabbenaggine politica e perché legiferare su tale settore, da parte della Ue, è un atto politico apparentemente stupido? La risposta è di una semplicità disarmante: perché solo un cretino ‘rotondo’ o, se preferite, ‘sferico’ – cioè un cretino che rimane tale da qualunque parte lo si guardi – può ignorare il fatto che il pesce pescato nel Mediterraneo da Paesi che non fanno parte dell’Unione europeo finisca per essere importato dagli stessi Paesi dell’Unione europea. Così si arriva al paradosso: il pesce che la Ue impedisce di pescare – per citare un esempio – alle marinerie siciliane e calabresi viene pescato da altri Paesi europei e venduto magari in Sicilia e in Calabria! Dobbiamo pensare veramente che nessuno ‘bagna il becco’ in queste strane triangolazioni? Per non parlare dei grandi affari che si celano dietro la pesca del Tonno Rosso del Mediterraneo, le cui carni sono considerate tra le migliori del mondo, soprattutto dal mercato giapponese, il più importante del mondo per ciò che riguarda il tonno (qui un articolo). Ma questa è un’altra storia. Intanto diamo la parola a Nicola Cristaldi e a Giuseppe ‘Peppe’ Messina (foto sotto).

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