La strage di Capaci e la pista russa che arriva sempre, tanto per cambiare, negli Stati Uniti d’America

Giovanni Falcone, Giulio Andreotti e l’ambasciatore russo Adamiscin

Nel giorno in cui ricordiamo Giovanni Falcone vogliamo provare ad analizzare un aspetto un po’ trascurato della vita professionale del grande magistrato: le indagini in Russia sulle ruberie che andavano in scena nel 1992 in questo Paese. Il nostro amico Andrea Piazza sostiene che la strage di Capaci – con la morte di Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta – sia legata a un contesto internazionale. E’ una tesi che condividiamo. La pista russa è uno degli aspetti del contesto internazionale nel quale si inquadra la strage di capaci. Cominciamo riprendendo alcuni passi un articolo di Cesare Sacchetti pubblicato da La Cruna dell’Ago. Partiamo dalla dissoluzione dell’Impero comunista Sovietico. Che è stato ‘pilotato’ dagli Stati Uniti d’America. Gli USA erano ormai i protagonisti assoluti della storia. Non c’erano più contropoteri, seppur apparenti. “A Mosca, in quei concitati mesi del’92 – scrive Sacchetti – hanno luogo tutta una serie di ruberie del patrimonio pubblico consentite dal presidente fantoccio Eltsin (Boris Eltsin ndr) che altro non era che un referente dell’anglosfera e della CIA che aveva rimesso la sovranità della nuova Russia nelle mani dell’anglosfera e della onnipresente finanza askenazita”. Sacchetti racconta che qualcuno, a Mosca, chiede aiuto all’Italia: all’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, e all’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Giulio Andreotti. Questo ‘qualcuno’, racconta sempre Sacchetti, è l’ambasciatore russo, Adamiscin. E’ Andreotti che chiama accanto a sé Falcone. E, in effetti, è così, perché è con il Governo Andreotti – con il socialista Claudio Martelli Ministro di Grazia e Giustizia – che Falcone diventa direttore generale degli Affari Penali presso il Ministero della Giustizia, ostracizzato dalla sinistra comunista. (Sopra, foto tratta da Il Giornale)

Il mancato viaggio di Falcone a Mosca

Fin qui nulla di nuovo, perché sono noti gli attacchi di esponenti della sinistra comunista a Falcone. Nell’articolo de La Cruna dell’Ago si racconta di una “fitta collaborazione” tra Falcone e il Procuratore della Russia, Valentin Stepankov, che indagava sui fondi nei del PCUS che finivano all’estero, Italia compresa. “Non si sta parlando di pochi spiccioli – scrive Sacchetti -. Si sta parlando di una enorme quantità di denaro pari a 985 miliardi di lire”. Giovanni Falcone sarebbe dovuto andare a Mosca i primi giorni di Giugno. Non fece purtroppo in tempo perché esplosero le bombe di Capaci sulla sua strada”. Ricordiamo cosa amava ripetere Giovanni Falcone: segui i soldi e troverai la mafia.

Il copione del ‘Nuovo Ordine Mondiale’

“A via delle Botteghe Oscure, sede del PDS – leggiamo sempre nell’articolo de La Cruna dell’Ago –  la notte della strage di Capaci, ci fu un via-vai di camion che portavano via materiale dalla sede del partito come raccontano Valerio Riva e Francesco Bigazzi nel loro libro “Oro da Mosca” che ricostruisce nel dettaglio questa storia dimenticata e soprattutto oscurata… Giovanni Falcone rimase schiacciato da un enorme ingranaggio internazionale molto più grande di lui. Rimase schiacciato in una macchina che aveva decretato che l’Italia andava deindustrializzata e rinchiusa nella prigione di Maastricht… Se Falcone fosse andato avanti, la storia d’Italia oggi sarebbe probabilmente molto diversa. Gli eredi del PCI, gli ipocriti alfieri della ‘questione morale’ che ovviamente per loro non si sollevava quando ricevevano fondi neri dall’URSS, probabilmente sarebbero stati spazzati via assieme agli altri partiti travolti dal golpe giudiziario di Milano. Non era questo però il copione designato per l’Italia da quel potere chiamato dai suoi stessi adepti ‘Nuovo Ordine Mondiale’. Il copione era quello di far saltare il viadotto di Capaci prima e di far saltare in aria poi Paolo Borsellino che aveva ereditato quella inchiesta che nessuno, specialmente a Washington, voleva che andasse avanti” (qui trovate per esteso l’articolo de La Cruna dell’Ago).

L’articolo di Panorama

La pista russa non è nuova. Ne ha scritto due anni da Panorama con un articolo di Andrea Soglio ben documentato. Tra le tante interessanti notizie che si leggono in questo articolo c’è anche il mancato viaggio a Mosca di Falcone: “Tre giorni dopo la morte di Falcone – di legge nell’articolo di Panorama – il quotidiano moscovita La Nuova Isvestia pubblicò una notizia che in Italia passò inosservata. Il 26 Maggio del 1992 il giornale rivelò che tra la fine di Maggio e i primi di Giugno di quell’anno Falcone darebbe dovuto tornare a Mosca per coordinare le indagini sul trasferimento all’estero dei soldi del Pcus”. Nell’articolo di Panorana sono interessanti le dichiarazioni dell’ex Ministro Claudio Martelli, dell’ex Ministro Paolo Cirino Pomicino, dellex presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, e dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. Anche l’articolo di Panorama è da leggere (lo trovate qui).

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