La vita tra ombre e luci di Henry Kissinger l’ebreo tedesco prestato agli Stati Uniti d’America morto a 100 anni mentre USA e Germania sono alla frutta

di Economicus

La nascita in Baviera e gli anni da bambino ebreo nella Germania nazista. La fuga in Inghilterra e poi in America

“Non può esserci pace senza equilibrio di forze“. Questa è una delle tante formule di geopolitica di Henry Kissinger (foto sopra tratta da Il Giornale) che ieri ha lasciato questo mondo a 100 anni. Amato e odiato, piaccia o no, Kissinger, nato in Germania da una famiglia di origini ebraiche il 27 Maggio del 1923, ha lasciato una profonda impronta negli Stati Uniti d’America e nel mondo. Era nato a Furth, in Baviera. Il padre era un insegnante e la madre casalinga. Nel 1933 aveva dieci anni. E da bambino ha vissuto i primi anni del Nazismo di Hitler. Nel 1938, quando erano già in corso le persecuzioni antisemite, la sua famiglia riuscì a trasferirsi prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti d’America. Non è stata una vita semplice, quella dei Kissinger in America. A scuola il giovane Heinz – questo era il suo vero nome – si mise subito in luce come uno studente brillante. Cambiò nome e da allora si chiamò Henry. La famiglia riuscì ad iscriverlo alla High School George Washington. Ma in famiglia, per tirare avanti, servivano soldi e il giovane alternava la scuola con il lavoro di operaio. Terminato il liceo si iscrisse al City College per studiare economia e ragioneria. Studiava e lavorava: prima in una fabbrica di spazzole, poi in una fabbrica che produceva pennelli da barba per poi trovare lavoro stabile presso un ufficio postale. Lì avrebbe fatto carriere se gli Stati Uniti d’America non fossero entrati in guerra. Nel 1943 Kissinger arruolò nell’esercito americano, acquisendo la cittadinanza statunitense. Già parlava correntemente l’inglese, anche se non perderà mai l’accento tedesco.

Studente modello e lavoratore in America. E poi in guerra contro il nazismo da soldato americano impegnato nel controspionaggio

Conoscendo la lingua tedesca – che alla fine era la sua lingua – venne arruolato nel controspionaggio. Quando cadde il regime nazista rientrò in Germania e siccome conosceva l’ambiente tedesco e la lingua tedesca diventò il traduttore ufficiale degli alti militari americani. Finita la guerra l’esercito gli offrì un posto di lavoro molto prestigioso. Ma Kissinger rifiutò. Voleva completare gli studi e si iscrisse ad Harvard. “Nel 1950 – leggiamo su Wikipedia – ottenne summa cum laude il B.A. all’Harvard College; nel 1952 il M.A. e nel 1954 il Ph.D., entrambi presso la Harvard University, con una tesi di dottorato su Peace, Legitimacy, and the Equilibrium (A Study of the Statesmanship of Castlereagh and Metternich)[3]; nel 1957 pubblicò Nuclear Weapons and Foreign Policy. Kissinger incominciò a lavorare a Harvard a programmi speciali, anche se non come membro di diritto dell’università. Gli venne offerta una cattedra all’Università di Chicago, ma la rifiutò perché la considerava troppo lontana dalla scena politica di Washington. Preferì restare a Harvard, anche se con impieghi temporanei”

Protetto dal miliardario Nelson Rockfeller e poi folgorato dal visionario JFK, il presidente americano della “Nuova Frontiera”

Kissinger è passato alla storia come uno stratega e diplomatico legato al Partito Repubblicano americano. Questo è vero solo in parte. E’ vero che è entrato ai vertici della politica americana grazie ai Repubblicani americani e, in particolare, grazie a fu Nelson Rockefeller, miliardario, uomo di grande potere e di grande prestigio, repubblicano e collaboratore del presidente Eisenhower. Ma etichettare Kissinger tra i Repubblicani americani è un po’ riduttivo. Kissinger fu testimone delle strane elezioni presidenziali americane del 1960 dove a contrapporsi erano il rampollo di una famiglia americana già allora molto importante che faceva capo a Joseph Kennedy, personaggio molto potente e altrettanto discusso. Joseph Kennedy lanciò in politica il figlio John Fitzgerald Kennedy (foto sotto tratta da Wikipedia) nel Partito Democratico, in contrapposizione al Repubblicano Richard Nixon. Kissinger allora sosteneva Kennedy. Le elezioni del 1960 le aveva vinte Nixon. Ma grazie a una ‘rilettura’ molto controversa delle elezioni e del numero dei grandi elettori John Fitzgerald Kennedy – passato alla storia con l’acronimo JFK – venne eletto presidente. L’elezione un po’ forzata di Kennedy non fu un buon affare sia per chi lo aveva voluto alla Casa Bianca, sia per lo stesso Kennedy. Appena eletto presidente degli Stati Uniti, JFK procurò un grande dispiacere al padre nominando il fratello Robert Kennedy Ministro della Giustizia, già allora noto per la sua ostilità verso Cosa Nostra americana. Per il papà dei Kennedy, amico di Sam Giancana, grande boss di Cosa nostra americana di origini siciliane, per la precisione di Partanna, provincia di Trapani, vedere i due figli schierati contro la mafia statunitense non era esattamente quello che aveva immaginato. I mafiosi avrebbero voluto riprendersi Cuba ma JFK non li accontentò; i titolari delle grandi industrie di armi avrebbero voluto la guerra in Vietnam ma JFK non li accontentò; i grandi petrolieri americani avrebbero voluto una politica dura contro i Paesi arabi produttori di petrolio ma JFK non li accontentò. Sappiamo tutti com’è finita: JFK venne ucciso il 26 Novembre a Dallas, in Texas, nel ‘regno’ dei grandi petrolieri.

Benché non avesse mai appoggiato Nixon, il presidente americano appena eletto volle Kissinger accanto a sé

Due anni prima dell’elezione di JFK alla Casa Bianca, Kissinger era diventato famoso per aver pubblicato un volume che andò a ruba: Nuclear Weapons and Foreign Policy (Armi nucleari e politica estera). Di lui si era accordo Arthur Schlesinger Jr., uno dei consiglieri più stretti di JFK e poi biografo del presidente assassinato. Schlesinger offrì a Kissinger una collaborazione. Kissinger accettò di buon grado perché apprezzava la linea politica di JFK della cosiddetta ‘Nuova Frontiera’. Anche Kennedy apprezzava Kissinger, tant’è vero che, nel nome della già citata teoria dell’equilibrio delle forze, il presidente americano aveva triplicato i fondi per la costruzione di armi nucleari. La collaborazione, però, non durò a lungo. Forse non era un problema tra i due. Era il gruppo ristretto di lavoro di Kennedy che non riusciva a ‘digerire’ Kissinger. Nel frattempo gli americani si erano impelagati nella guerra del Vietnam. I grandi elettori del Partito Democratico – i fabbricanti di armi, che sono i grandi sostenitori dei Democratici Barack Obama e dell’attuale presidente Joe Biden – avevano avuto la loro guerra in Vietnam. Ma nel 1968 – anno cruciale nel mondo con le rivolte giovanili in America e in Europa e con gli omicidi di Martin Luther KingRobert Kennedy (probabile candidato per i Democratici che no lo volevano alla presidenza degli Stati Uniti) – si celebrano le elezioni presidenziali e questa volta Nixon viene eletto. Contrariamente alle aspettative, Nixon vuole accanto a sé Kissinger. Non era una nomina scontata, perché Kissinger fino a quel momento non aveva mai appoggiato Nixon. Il presidente appena eletto si era impegnato a chiudere la guerra in Vietnam voluta dai Democratici: e ci riuscirà. O meglio, ci riuscirà Kissinger al quale i soliti svedesi consegneranno il Premio Nobel per la pace: lo consegneranno al Segretario di Stato americano Kissinger e al leader vietnamita Lê Đức Thọ. Premio un po’ precoce, perché la guerra, in realtà, si concluderà nel 1975, con gli svedesi che rimedieranno una brutta figura dal momento che né il premier vietnamita, né Kissinger ritireranno il Nobel.

Le ombre sui crimini di Pinochet in Cile e dei militari in Argentina

La pace nel mondo durerà poco. Lo scandalo Watergate costringerà Nixos alle dimissioni. Gli succederà Gerald Ford, anche lui Repubblicano. Nel frattempo in Cile va in scena il colpo di Stato militare dell’11 settembre 1973, operato da Augusto Pinochet. Kissinger verrà accusato di averlo patrocinato. Era vero. Ma le accuse di connivenza con Pinochet e i suoi crimini Kissinger le ha sempre respinte e non sono mai state provate. Idem per i disordini in Argentina. Ancora oggi – lo abbiamo letto ieri sulla rete – ci sono tante persone che considerano Kissinger colluso con i protagonisti dei crimini perpetrati in Cile e in Argentina. Guarda caso, spesso, i critici feroci verso Kissinger sono le stesse persone che hanno fatto finta di non vedere il golpe americano in Ucraina nel 2014 e le persecuzioni dei nuovi nazisti contro le comunità russe in Ucraina. Tutte cose patrocinate dai Democratici americani. Se oggi il mondo è travolto dalle guerre, tra Ucraina e Medio Oriente, il ‘merito’ è dei Democratici americani, che con le guerre hanno sempre pensato di risolvere tutto. Solo che oggi stanno andando a sbattere. L’Unica cosa positiva è che si stanno trascinando nel caos l’Unione europea a ‘trazione’ tedesca che, dagli anni della signora Merkel, è sempre stata alleata – e lo è tutt’ora sottobanco – di Russia e Cina. Ma non anticipiamo.

La guerra del Kippur e la fine del Gold Exchange Standard

Kissinger è stato anche l’indiscusso protagonista non della guerra del Kippur (attacco di Egitto e Siria e Israele nel 1973), ma della reazione USA a questa guerra. I leader dei Paesi arabi, grandi produttori di petrolio, grazie al legame tra dollaro americano e oro, pensavano che, aumentando il prezzo del petrolio, avrebbero introitato una buona parte dell’oro occidentale. Kissinger – che era anche un economista – fece una mossa i cui effetti sono ancora oggi in atto. Nel 1971 Kissinger consigliò al presidente Nixon di porre fine al cosiddetto Gold Exchange Standard. In pratica, l’amministrazione Nixon chiuse la stagione della convertibilità tra il dollaro e l’oro, così che non c’era più oro a copertura della valuta stampata. Gli arabi grandi esportatori di petrolio si dovevano accontentare del dollaro americano imposto con le armi. “Le armi nucleari – dichiarava Nixon (foto sotto tratta da Wikipedia) – hanno imposto una sorta di trattato universale di non aggressione […] il compito della nostra dottrina strategica dev’essere quello di indicare alternative meno catastrofiche di un olocausto nucleare”. Gli faceva eco lo stesso Kissinger: “Quello che è importante è che la strategia militare sia accompagnata da una permanente attività diplomatica, poiché il controllo degli armamenti non è meno essenziale della costruzione delle armi.

L’ultima missione diplomatica nella Cina di Xi Jinping a 100 anni compiuti

Kissinger è stato anche il protagonista del ‘disgelo’ tra Stati Uniti d’America e Cina e benché apparentemente uscito di scena alla fine degli anni ’70, è rimasto, nei fatti, un protagonista della vita politica e diplomatica americana, ora con missioni segrete, ora alla luce del sole. Kissinger è stato critico verso la guerra in Ucraina, sia per le motivazioni, sia per le implicazioni. Far entrare l’Ucraina nella NATO lo considerava un errore: da qui i sui dubbi sulle motivazioni di questa guerra. Ma anche sulle implicazioni Kissinger, con i suoi 100 anni compiuti, ha visto giusto. Kissinger, che è stato tra gli inventori del dollaro post guerra del Kippur come moneta speculativa da imporre con le armi, aveva anche capito che questa lunga stagione, con l’avvento della Cina, era al tramonto. Lo scontro frontale degli Stati Uniti d’America contro la Cina per frenare la crisi del dollaro non ha mai convinto Kissinger. tant’è vero che la sua ultima missione a 100 anni già compiuti è stata nella Cina di Xi Jinping. Ma è stato un mezzo flop. E’ riuscito, sì, a far incontrare il presidente americano Biden con Xi Jinping. Ma… Ma gli effetti positivi, almeno fino ad ora, non si vedono. Forse perché i danni provocati dai Democratici – prima da Obama, poi da Biden – sono enormi e forse irreversibili. Forse perché, da grande lettore de Il Tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, Kissinger metteva nel conto anche la sconfitta della sua ultima missione diplomatica. Con molta probabilità, nella suo ultimo viaggio in Cina, Kissinger ha anche cercato di tutelare la sua prima patria, la Germania, oggi sotto scacco da parte degli americani, che conoscono benissimo i legami tra i tedeschi e la Russia di Putin. Ora sia gli americani, sia i tedeschi dovranno fare a meno di Kissinger.

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