L’amarezza di Gesù: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”

di Frate Domenico Spatola

1 Maggio 2024. San Giuseppe lavoratore: Matteo 13, 54-58

Pio XII volle consacrare il primo Maggio dei lavoratori, dedicandolo a San Giuseppe falegname. La liturgia attinge al Vangelo che ne ricorda la professione, anche se di passaggio e in contesto polemico. Gesù era tornato dal battesimo di Giovanni, dove aveva dal Padre ricevuto l’investitura da “messia sofferente e misericordioso con i peccatori”. Contravveniva ai canoni di attesa dei Nazaretani, che sognavano il “messia davidico, guerriero e vittorioso”. Nella sinagoga aveva esposto il programma, lo stesso anticipato, secoli prima, dal profeta Isaia, ma suscitò scandalo. I caporioni fecero baraonda perché si sentirono irrisi da colui che conoscevano dall’infanzia come “il figlio del falegname”. E il loro stupore si fece odio e acredine, da sollecitare la reazione in Gesù, che, con amarezza, finì con il constatare che “un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. Da tale incredulità condizionato, operò pochi prodigi.

Foto tratta da PIETRE VIVE

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