Per i petrolieri il 2022 è stato un anno positivo. Le previsioni per il 2023

Foto tratta da Africa Rivista
Gli effetti della guerra in Ucraina

Tutto sommato per i petrolieri il 2022 non è andato male. I prezzi del petrolio sono aumentati a Marzo, subito dopo l’esplosione della guerra in Ucraina. Il Brent di riferimento internazionale ha toccato 139,13 dollari al barile, il massimo registrato dal 2008. Come racconta nel suo report di fine 2022 l’analista dei mercato internazionali, Sandro Puglisi, i “futures sul petrolio greggio statunitense hanno registrato un secondo guadagno annuo consecutivo dopo un anno estremamente volatile caratterizzato da scarse forniture a causa della guerra in Ucraina e poi da una domanda in calo dalla Cina”. Il riferimento è a quando la Cina non aveva ancora operato la svolta in materia di gestione del Covid, quando ancora teneva in piedi le restrizioni. Dall’inizio dell’anno lo scenario in Cina è mutato con la riapertura di quasi tutte le attività economiche cinese: cosa, questa, che dovrebbe provocare un aumento della domanda di petrolio e – a parità di offerta – un aumento del prezzo dello stesso petrolio.

L’incognita dei tassi di interesse

Puglisi scrive che “i prezzi del petrolio hanno oscillato selvaggiamente nel 2022”. Dopo il citato aumento di Marzo, l’atmosfera si è ‘raffreddata’, anche grazie all’aumento dei tassi di interesse da parte della FED (la Banca Centrale americana) e della Banca Centrale Europea (BCE). Detto questo, nel 2022 il Brent ha guadagnato circa il 10%, mentre il greggio statunitense è aumentato di quasi il 7%. E il futuro? Le opinioni sono contrastanti. Va da sé che molto dipenderà dalla guerra in Ucraina: se si fermerà – cosa piuttosto improbabile – i prezzi si dovrebbero stabilizzare; se la guerra proseguirà – cosa probabile – lo scenario diventerà imprevedibile. Gli investitori, da parte loro, dice sempre Puglisi, per quest’anno dovrebbero mantenere “un approccio cauto”, in ragione della possibile diffidenza rispetto ad ulteriori aumenti dei tassi di interesse e al un’altrettanto possibile recessione economica.

E il 2023? Previsioni diversa tra Occidente e Russia

Puglisi riporta un sondaggio di 30 economisti e analisti, secondo i quali il Brent, in questo 2023, dovrebbe attestarsi intorno a una media di 89,37 dollari statunitensi al barile, circa il 4,6% in meno rispetto a un sondaggio effettuato nel Novembre dello scorso anno. Al contrario del mondo occidentale, i russi, invece – forse come augurio, visto che sono tra i più importanti produttori di petrolio del mondo – prevedono un aumento del prezzo decisamente maggiore: tra 100 e 150 dollari al barile (sempre che nei prossimi mesi il dollaro americano rimanga il riferimento monetario del mercato petrolifero internazionale, se è vero che i Paesi del cosiddetto BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – lavorano a una nuova divisa internazionale alternativa al dollaro, insieme con altri Paesi del mondo stanchi del dominio della moneta americana).

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