Ricordando il grande regista Federico Fellini osservatore divertito e rassegnato della vita a trent’anni dalla morte

Un visionario. È l’attributo più confacente

di Frate Domenico Spatola

Ricordando Federico Fellini. Regista unanimemente acclarato. Vidi suoi films in età matura. Erano lo spaccato del mio mondo, tra onirico e realtà. Visionario. È l’attributo più confacente. Rivedo la “Gradisca”, e “la famelica tabaccaia”. Suoi ricordi ora anche miei, coinvolto in suoi spazi da sogno. “La nave” parte ma non parte mai, come da “mito dell’eterno ritorno”, stigmatizzato anche dal Qoelet, libro sacro. Ma la vita si sciorina come circo, con campionario buffo di personaggi, fatali e mai ridicoli. Pirandelliani nel “gioco delle parti”, e grotteschi per l’arte assurda del vivere illusorio eppure fatale. Suo, è il mondo della luna. Buffi i personaggi artatamente goffi in “Roma” l’altro capolavoro, con sfilata dissacrante di vesti da preti e da suore con “cappelloni alati, per ambienti poco ventilati” (sic!). Eppure indulge bonariamente, senza rimproveri, da osservatore divertito e rassegnato. Accoglie la vita, vuol comprenderla ma impotente a cambiarla. Per pigrizia o perché sa di non volere. E il miracolo? Nei suoi occhi arguti e da fanciullo curioso a partecipare emozioni, le sue allo spettatore.

Un film di Fellini accelera la crescita, perché coacervo del cuore da genio interpretato per noi

Non c’è confronto. Federico è nazionale, anzi mondiale. Cinque gli Oscar, meritatamente a suo attivo. Da pendant Nino Rota con le colonne sonore uniche e riconoscibili. Lo ha compreso e interpretato in note inconfondibili, con marcette scanzonate e ironiche, o con passione romantica. Un film di Fellini accelera la crescita, perché coacervo del cuore da genio interpretato per noi. Federico manca oggi da trent’anni, e per il grande uomo, grande fu la donna che ne interpretò sentimenti e ideali: Giulietta Masina, per cinquanta anni fedele compagna e moglie, fino alla morte. Fellini come Pirandello ed Eduardo hanno avuto una missione: scavare nella psiche, e indagare oltre il “così è se ti pare” o “il così fan tutte”, alla ricerca dell’uomo come Diogene per ricordare responsabilità. Di Fellini è arte “d’essai”, da meditare per meritarla.

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