Troppi buchi neri sull’inquinamento provocato dall’incendio della discarica di Bellolampo a Palermo

Le domande che poniamo all’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente

Ricordate l’incendio della discarica di Bellolampo, a Palermo, di qualche mese fa? Ebbene, come era prevedibile non se ne parla più. E di tutte le sostanze inquinanti diffuse nell’ambiente, diossina e non soltanto diossina? Silenzio quasi totale. Scriviamo quasi perché qualcosa – ma appena qualcosa – è venuta fuori, sempre all’insegna dell’informazione ‘tranquillizzante’. Veramente possiamo stare tranquilli? E il riferimento – attenzione – non è soltanto ai cittadini del Comune di Palermo ma anche agli abitanti dei Comuni del Palermitano. Per quello che ci è dato sapere, del controllo di questo inquinamento dovrebbero essere intervenuti i tecnici dell’ARPA (l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, finanziata, non si capisce a che titolo, con i fondi della sanità pubblica siciliana: e questo è assurdo, perché l’ARPA, sotto il profilo amministrativo, fa capo all’assessorato al Territorio e Ambiente: non sarebbe opportuno un intervento della Corte dei Conti?) e i tecnici dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Palermo. Noi non siamo tecnici ma giornalisti. E vorremmo porre alcune domande da giornalisti.

Com’è stato effettuato il campionamento dei terreni? Oltre alla diossina, è stata analizzata l’eventuale presenza di altri inquinanti persistenti e cancerogeni come gli IPA, idrocarburi policiclici aromatici (tipo, benzopirene) e i PCB e i policlorobifenili?

Cominciamo con il campionamento dei terreni. Come sono stati raccolti questi campioni? Poniamo tale domanda perché se nel campionamento del terreno i pochi millimetri o i pochi milligrammi di ceneri depositati vengono inglobati nei 5 o 10 centimetri sottostanti che, di solito, si prelevano per l’analisi il risultato finale potrebbe essere sottostimato. L’ARPA non dovrebbe rendere pubblica la metodologia utilizzata nella realizzazione di tali analisi? Non sarebbe il caso di precisare – nell’interesse dei cittadini – quanti centimetri di terreno sono stati prelevati per effettuare le analisi? Altra domanda: visto che sono state effettuate le analisi, sono stati analizzati gli altri inquinanti persistenti e cancerogeni come gli IPA, idrocarburi policiclici aromatici (tipo, benzopirene) e i PCB e i policlorobifenili? Noi riteniamo che l’ARPA dovrebbe rispondere a queste domande. Se non sarà così ci auguriamo che tali domande vengano poste dalle autorità, magari anche dalla Magistratura, perché riteniamo non si tratti di elementi secondari.

Come mai non sono ancora stati resi noti i risultati delle analisi sui campioni alimentari effettuate dall’Istituto Zooprofilattico?

Da quanto abbiamo letto qua e là il Comune di Palermo dovrebbe avere prorogato al 10 Settembre l’ordinanza dello scorso 29 Luglio. Se non riordiamo male, la citata ordinanza del 19 Luglio aveva un’efficacia di 15 giorni. Quando è stata effettuata la proroga dell’ordinanza al 10 Settembre? Noi non siamo particolarmente bravi nel rintracciare le notizie sui siti istituzionali. Leggendo il sito del Comune di Palermo non riusciamo a decifrare con esattezza la data della proroga dell’ordinanza. Con molta probabilità, è un nostro limite, anche perché non possiamo certo pensare che i limiti che riguardavano alimenti e foraggi siano venuti meno prima dei risultati delle analisi. Riteniamo che il Comune di Palermo dovrebbe fare chiarezza con un comunicato comprensibile a tutti. Un’ultima domanda: perché il Comune di Palermo non ha reso noti i risultati dei campioni alimentari frutto delle analisi effettuate dall’Istituto Zooprofilattico? Anche in questo caso riteniamo che l’amministrazione pubblica siciliana dovrebbe rendere noti i risultati delle analisi effettuate dall’Istituto Zooprofilattico della Sicilia. E’ chiedere troppo?

Foto tratta da la Repubblica Palermo

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