Una riflessione sul futuro di Palermo con un’analisi economica e demografica della città. E sette possibili proposte per affrontare i problemi strutturali

di Antonio Piraino

Con l’insediamento del Sindaco Roberto Lagalla il trend negativo della città è stato invertito

Ad un anno dell’insediamento della Giunta comunale di Palermo di Roberto Lagalla è corretto riconoscere che il trend drammaticamente negativo della gestione del Comune è stato invertito. Lo confermano piccoli ma significativi risultati: la fine della scandalosa emergenza cimiteriale, la sistemazione del sottopassaggio di Piazza XIII vittime e del bastione di via Marchese Ugo, la riapertura, seppure “raffazzonata”, del Ponte Corleone, la piantumazione di miglia di alberi in parte, ahimè, già seccati, un miglioramento della gestione rifiuti. Certo, la gestione Lagalla è ancora all’anno zero per quanto riguarda la pavimentazione stradale e pedonale, la qualificazione dei quartieri, il risanamento della costa Sud ect. Tutto ciò mentre si è registrato un importante evento non riconducibile alla gestione comunale ma di forte impatto cittadino (l’inaugurazione del foro trapezoidale) e si annunziano nuove iniziative per la qualificazione della Favorita e il recupero di tutti gli impianti sportivi abbandonati da decenni.

Ma vanno affrontati altri problemi: a cominciare dall’invecchiamento della popolazione e dallo spopolamento

Questa migliorata condizione cittadina non può tuttavia illuderci sul futuro di Palermo. Anzi deve darci la serenità per affrontare il cuore dei problemi di Palermo: la morte della Città. Lungi da me tendenze lugubre! Una Città muore quando la sua base demografica comincia a diminuire in modo significativo e permanente oltre che ad invecchiare. Proprio quello che si sta verificando a Palermo dal 1980 ai nostri giorni con una popolazione diminuita da 701mila a 628mila (-73mila). E ciò senza considerare gli immigrati e gli emigrati che mantengono la residenza in Città. Guai a sottovalutare il fenomeno o ad attribuirlo prevalentemente al degrado della Città.

Perché tanti cittadini di Palermo emigrano

Una Città ( che altro non è che un insieme integrato di funzioni produttive e di servizio) muore quando la sua base produttiva viene meno. Proprio quello che è successo a Palermo negli ultimi 40 per effetto della scomparsa di vitali segmenti quali il sistema bancario, i cantieri navali, il sistema industriale rappresentato dalle tre aree industriali, l’università, la sanità, il settore calzaturiero e dell’argento, la distribuzione all’ingrosso e al dettaglio “locale”. In poche parole Palermo ha progressivamente consumato sempre di più di quanto producesse distruggendo la sua base monetaria. E quando succede ciò un sistema economico (quale è una città) ritrova il suo “equilibrio” reale “costringendo le persone ad emigrare.

Sette proposte per rilanciare la città

Dunque deve essere chiaro che il futuro di Palermo passa non solo da una corretta gestione cittadina ma anche, e soprattutto, da una riconquista delle funzioni di produzione e servizio al fine di produrre più di quanto consumiamo per ritornare ad espandere la base monetaria della città. Alla luce di quanto sta accadendo nel mondo cosa significa ciò in termini esemplificativi?

1) una iniziativa apparentemente lontana ma a mio avviso dirimente per il futuro della Città: cavalcare l’onda lunga dello Smart working che vede un numero crescente di risorse umane lavorare a distanza ed ad un tempo non rende più necessarie le concentrazioni produttive.

In Città cominciano ad essere presenti giovani/e professionisti/e che lavorano a distanza ma in assoluto anonimato quando invece questa realtà va esaltata ed agevolata come avverrebbe con l’offerta di spazi pubblici. Parallelamente andrebbe avviata una interlocuzione con le grandi imprese del Paese per “negoziare” decentramenti di funzioni produttive. E poi:

2) progettare e realizzare una volta per tutte un Centro Congressi di dimensioni internazionali per acquisire il segmento del turismo congressuale;

3) lanciare l’università del Mediterraneo con l’obiettivo di attrarre almeno 10.000 studenti africani;

4) creare un grande Centro fieristico per l’Africa ed i segmenti di nicchia;

5) realizzare un piano di globale copertura fotovoltaica degli edifici pubblici;

6) progettare non il recupero ma l’integrale valorizzazione della “costa Sud” per trasformarla; con il consenso dei suoi abitanti attraverso un grande processo partecipativo, nella più grande area turistica della Città;

7) trasformare l’emergenza sanitaria nel più grande progetto di creazione di una offerta pubblico/privata capace di competere non solo a livello italiano e anche nel settore estetico.

No alla rassegnazione

Siamo una Città bellissima. Siamo la capitale di una regione centrale per gli equilibri del mondo. Siamo una Città conosciuta in tutto il mondo come se fossimo una grande nazione. Siamo una Città ancora umana, nonostante tutti i nostri limiti. Non possiamo rassegnarci ad un futuro miserevole di figli lontani e vecchi rincoglioniti!

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