A Palermo le rapine in banca, gli assalti ai bancomat e i furti di tutti i tipi crescono a dismisura non per il piacere di rubare ma perché c’è fame

Serve il lavoro che non c’è. Il resto sono chiacchiere. La repressione non servirà a nulla

L’ultimo furto, come dire?, tra il fantasioso e l’acrobatico avvenuto a Palermo è andato in scena in un appartamento al secondo piano. Il ladro acrobata si è arrampicato tra i balconi ed è entrato in casa. Pensava che di essere solo, invece la padrona di casa era sotto la doccia. Quando si è reso conto della situazione il ladro se l’è data a gambe portandosi via denaro contante, un computer e tre hard disk, per la disperazione della padrona di casa, dispiaciuta non tanto e non soltanto per il denaro, quanto per il valore affettivo legato ai ricordi di famiglia contenuti nei tre hard disk. Ormai i furti, a Palermo, sono all’ordine del giorno. Non c’è nemmeno bisogno di illustrare le precauzioni che si debbono adottare per tutelare le biciclette elettriche, molto ‘apprezzate’ dai ladri, o le normali biciclette. In aumento anche i furti di automobili. Non sappiamo molto sui borseggi, invece seguiamo la sfilza di assalti ai bancomat e le rapine nelle banche. Notevoli anche i furti di rame e anche i furti di ottone dai contatori dell’acqua. Insomma, ormai quello che si può arraffare si arraffa.

La cosiddetta “occupabilità” a Palermo è una gran fesseria

Sui ladri che sono in auge si registrano tanti commenti. Notiamo che non mancano le iniziative per reprimerli: per esempio, piazzando telecamere in mezza città. Aumentano le richieste di repressione dei furti con le solite ricette: più uomini delle forze dell’ordine in strada, più controlli e via continuando. Manca del tutto, invece, un’analisi del perché si registra questo aumento di furti. Noi siamo ‘antichi’ e, avendo letto qualche libro di Danilo Dolci degli anni ’50 e ’60 del secolo passato, abbiamo maturato un’ipotesi che si condensa in una domanda: non è che, per caso, a Palermo c’è pitittu, cioè fame? Ce lo chiediamo mettendo assieme alcuni elementi. Il primo elemento è taglio del Reddito di cittadinanza a un bel numero di cittadini palermitani. Vero è che il Governo nazionale dice che coloro i quali sono rimasti senza questa forma di assistenza potrebbero trovare lavoro perché sono “occupabili”, ovvero adulti tra 18 e 59 anni senza figli minori, senza disabili a carico e senza persone di 60 anni e più nel nucleo familiare. Quello che a Roma non possono sapere è che, a Palermo, essere “occupabili”, in termini di possibilità di lavoro, non significa, tanti casi, una ‘beata minchia’… nel senso che, in molti casi, disoccupato sei e disoccupato resti. E poiché anche i disoccupati, come si usa dire dalle nostre parti, hannu a manciari, debbono mangiare, ecco che si industriano: furti di auto, di moto, di biciclette elettriche, di ottone, di rame, rapine in banca e assalti ai bancomat e pure furti negli appartamenti. Certo, potrebbero lavorare. Ma a Palermo il lavoro dov’è?

I grandi appalti ferroviari di Palermo che non finiscono mai hanno massacrato centinaia di attività commerciali e hanno creato e continuano a creare disoccupazione e caos

Già, il lavoro. Questo ci introduce al secondo elemento. Il secondo elemento è che a Palermo l’economia va avanti solo per i politici, che da oltre un decennio ‘nuotano’ nei grandi appalti che non finiscono mai: Anelli più o meno ferroviari e appalti ferroviari in generale e i depuratori. Il problema è che questi appalti eterni, se, da un lato, hanno fatto e fanno la ‘felicità’ di politici, imprese e sindacalisti che tengono bordone a politici e imprese, dall’altra parte hanno distrutto e continuano a distruggere l’economia cittadina legata alle attività commerciali, provocando la perdita di centinaia e centinaia di posti di lavoro. In pratica, questi grandi appalti, pensati per drenare fiumi di denaro pubblico per proseguire all’infinito, hanno provocato e continuano a provocare più danni che altro. E si continua con questa ‘musica’. Basti pensare che una parte dei fondi del ‘mitico’ PNRR destinati a Palermo è stata destinata al pozzo senza fondo degli appalti ferroviari. Se a questi due elementi aggiungiamo il terzo elemento, ovvero il Governo nazionale che continua a penalizzare Sud e Sicilia, facendo in modo che nel Sud e in Sicilia arrivino per lo più fondi per grandi appalti (l’attuale Governo di Giorgia meloni, anche se non ci sono i soldi, dovrebbe aprire la nuova ‘mammella appaltizia’ di quella grande buttanata del Ponte sullo Stretto di Messina), si capisce perché l’economia siciliana, invece di andare avanti va indietro. Da qui la fame diffusa, che a Palermo è particolarmente presente. In chiusura ci sentiamo in dovere di avvertire che così come essere “occupabili”, a Palermo, in materia di ricerca di lavoro, in molti casi, come già accennato, non significa una ‘beata minchia’, anche tutte le ‘spiate’ con i video piazzati nelle vie della città serviranno a poco, perché quannu c’è pitittu c’è pitittu! Ah, dimenticavamo: la mafia. E perché si dovrebbe opporre ai furti? Magari li manda avanti e, chissà, poi spartinu, tantu pi diri, va.

Foto tratta da ilSicilia.it

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