Cosa insegna la vicenda delle sorelle Napoli e l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” delle persone finite sotto processo. Un ricordo personale

Ricordate le pesanti accuse lanciate in televisione dalle sorelle Napoli di Mezzojuso? Ebbene, tutto è finito in un bicchiere d’acqua

di Andrea Piazza

Apprendiamo dagli organi di informazione che non è stato proposto appello avverso la sentenza di assoluzione degli imputati Simone e Giuseppe La Barbera, Liborio Tavolacci e Antonio Tantillo, i quali erano stati rinviati a giudizio per tentata estorsione in danno delle sorelle Napoli. Si tratta delle sorelle Irene, Marianna e Gioacchina Napoli di Mezzojuso (nella foto sopra tratta da Libero Quotidiano) fino a qualche anno fa agli onori delle cronache grazie alla televisione. la Magistratura ha stabilito che Simone e Giuseppe La Barbera, Liborio Tavolacci e Antonio Tantillo non hanno commesso reati ai danni delle sorelle Napoli. Sono stati assolti perché il fatto non sussiste e, come già accennato, la Procura del Tribunale di Termini Imerese non ha presentato ricorso in appello. Così la sentenza di assoluzione passa in giudicato. Ho avuto il piacere di conoscere Mezzojuso attraverso gli occhi di un amico originario di questa cittadina, il dottor Carmelo Piscitello ( oggi non più tra noi a causa dell’ondata COVID ). Grazie a lui, cofondatore dell’Associazione Memoria dei Caduti nella lotta contro la Mafia, unitamente a Carmine Mancuso, abbiamo avuto la possibilità di conoscere la comunità dall’interno, la storia, lo sviluppo culturale ( la scuola iconografica, le attività connesse al restauro conservativo dei libri antichi, il Carnevale del maestro di campo ), la pacifica convivenza delle due comunità cattoliche latina e bizantina. Grazie a Carmelo abbiamo conosciuto tanti amici, apprezzando il senso di ospitalità dei mezzojusari come il maestro Salvatore Di Grigoli e Francesco Barcia. Abbiamo avuto anche la possibilità di conoscere l’allora Sindaco in carica Salvatore Giardina.

Per questa storia, che non ha retto in sede processuale, il Comune di Mezzojuso, come si usa dire in questi casi, è stato sciolto per mafia

A seguito del lancio televisivo con la formula servizio + intervista in diretta delle sorelle Napoli, inaspettatamente si è montata una polemica come la panna di Domenica in Domenica sera sul canale La 7, registrando un picco massimo di share che si replicava ad ogni puntata che ritornasse a tema sulla vicenda delle sorelle Napoli. È presumibile che l’esposizione mediatica – che ha dato all’albero il frutto del processo penale che, come già ricordato, si è concluso con l’assoluzione – sia stata provocata anche in conseguenza del coinvolgimento televisivo dell’allora Ministro dell’Interno. Da qui il successivo invio di ispettori ministeriali che, al termine dell’istruttoria, determineranno lo scioglimento ‘politico’ dell’amministrazione del Comune di Mezzojuso per infiltrazioni mafiose. Lo scioglimento delle amministrazioni comunali per mafia nel nostro ordinamento è disposto del Ministero dell’Interno. Tengo a ribadire che, in quel particolare periodo di esposizione mediatica, unitamente a Carmine e Carmelo, avevamo avviato un confronto con il Sindaco Salvatore Giardina ( sempre disponibile ) unitamente alla sua giovane Giunta, la comunità religiosa delle suore Basiliane del convento Santa Macrina Raparelli ed il confronto sui temi della legalità con il comandante della stazione dei Carabinieri. Avevamo pensato di realizzare, all’interno della cittadina, precisamente in via Palermo sul muro perimetrale in pietra del convento, le targhe per commemorare le vittime uccise per mano mafiosa. Lo scioglimento dell’amministrazione comunale determinò il venir meno del nostro progetto per la legalità.

Una testimonianza importante

A dover di cronaca, mi ritrovavo indirettamente come uno spettatore privilegiato del grande fratello e ritengo opportuno condividere una circostanza che si scontra con la narrazione televisiva. Nonostante il Sindaco Salvatore Giardina avesse lapalissianamente smentito la sua presenza al funerale di un soggetto appartenente alla mafia locale, la trasmissione televisiva reiterava ed ipotizzava il contrario. Ebbi conferma delle ragioni del Giardina, assistendo ( partecipando ) ad una conversazione telefonica per l’invito alla presentazione di un libro tra Carmine ed il precedente Sindaco Antonino Schillizzi che, tra l’altro, confermò la non presenza all’evento funerario dell’allora Sindaco in carica Giardina. Tirando le fila di questa tormentata e dolorosa vicenda che, indubbiamente, ha mortificato la comunità mezzojusara ed indirettamente ha rinverdito lo stereotipo della Sicilia mafiosa ( diversamente da Renzino Barbera che la raccontava tutta fico d’India ), va detto che se non si fosse generata l’esposizione mediatica negativa su Mezzojuso è altamente probabile che la vita amministrativa e sociale della cittadina conosciuta anche per i suoi castagneti non sarebbe stata stravolta.

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