Lo ‘scoop’ di Report: perché non parlare anche degli anni della prima Commissione Antimafia con i nomi dell’alta borghesia citati nella relazione del Pci di Pio la Torre e Terranova?

Le polemiche sollevate contro l’attuale assessore regionale Nuccia Albano ci riportano indietro di sessant’anni. A questo punto parliamo dei grandi protagonisti di una certa borghesia, soprattutto di Palermo. Avranno anche loro eredi, magari di un certo peso politico, no?

Assistiamo un po’ sbigottiti e un po’ divertiti a una polemica surreale sul maldestro tentativo di mettere in discussione l’onorabilità di una persona – in questo caso l’attuale assessore regionale alla Famiglia e al Lavoro, Nuccia Albano – per una storia giudiziaria di sessant’anni fa, quando la citata Nuccia Albano era una bambina di dieci anni. C’è perfino chi, forse preso dall’estasi del momento, ha chiesto anche le dimissioni dell’assessore. Su questa storia ‘scoop’ che vede come protagonisti Report, la trasmissione televisiva d’inchiesta di Rai 3, e il parlamentare regionale deluchiano’ (da Cateno De Luca), Ismaele La Vardera, ha scritto bene ieri per questo blog Andrea Piazza. Noi, oggi, ci limitiamo ad alcune, come dire?, considerazioni inattuali che Report e La Vardera, con il loro ‘scoop’, hanno reso attuali. Perché tirando in ballo una storia siciliana di sessant’anni fa, Report e La Vardera hanno reso attuali gli atti della prima Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia, ovvero la Commissione Antimafia che si insediò nel 1962, completando i lavori nel 1976 con ben tre relazioni conclusive: la prima scritta da chi era al Governo dell’Italia di quegli anni (democristiani, socialisti e partiti laici); la seconda relazione scritta dai parlamentari comunisti, con in testa i siciliani Pio La Torre (foto sopra tratta da Ministero degli Interni) e Cesare Terranova (nella foto sotto con Lenin Mancuso tratta da coisp); la terza scritta dagli esponenti del Movimento Sociale Italiano, con in testa Giorgio Pisanò e Beppe Niccolai. Ebbene, leggendo solo queste tre relazioni ci si avventura in un terreno estremamente ‘scivoloso’: si possono scoprire, tra le altre cose, tanti nomi di personaggi di spicco, per esempio esponenti dell’alta borghesia di Palermo, protagonisti di storie non esattamente esaltanti. Parliamo, insomma, di nonni, padri, madri, zii, figli: sì, figli, proprio come lo ‘scoop’ di Report e La Vardera sull’attuale assessore Nuccia Albano.

Chissà se gli autori dello ‘scoop’, alla fine, su una bambina di dieci anni, avranno il tempo e la voglia di fare altri ‘scoop’, magari leggendo le relazioni di minoranza della prima Commissione Antimafia del Pci e del Movimento Sociale Italiano

Così, tanto per fare un esempio, leggiamo un passo della relazione di minoranza scritta dai parlamentari del Pci tra i quali spiccano i nomi dei siciliani Pio La Torre e Cesare Terranova. In questo passo della relazione si riprende una polemica che aveva coinvolto l’avvocato Vito Guarrasi, un personaggio al centro di tante storie siciliane di quegli anni: “Diverso il caso Guarrasi – si legge nella relazione dei parlamentari comunisti – che è il tipico professionista abituato a rendere i suoi servizi ad alto livello tecnico e professionale. Ma come lui ci sono decine di uomini in Sicilia. La differenza fra Guarrasi e gli altri consiste nel fatto che Guarrasi ha reso servizi anche alle sinistre. Ecco perché si infierisce contro di lui e non contro gli altri che più organicamente e stabilmente hanno espresso il sistema di potere mafioso: il notaio Angilella, il notaio Margiotta, l’avvocato Orlando Cascio, il professor Chiazzese, il professor Scaduto, l’avvocato Noto Sardegna, l’avvocato Cacopardo, eccetera”. Solo in questo passo della relazione conclusiva di minoranza del Pci c’è già tanto materiale per i giornalisti d’inchiesta di Report e per il giovane deputato regionale La Vardera. Si sa che l’appetito vien mangiando: se poi, infatti, chi è in vena di rileggere il passato andrà a spulciare la relazione scritta dai missini Pisanò e Niccolai troverà tanti altri nomi e, chissà, magari qualche sorpresa. E non parliamo di quello che succederebbe se fosse possibile leggere l’indice dei nomi, con relativi approfondimenti, delle migliaia e migliaia di persone, in grande maggioranza siciliani, citati in tutti gli atti contenuti nei tanti volumi relativi ai lavori della prima Commissione Antimafia. E’ garantito che non si tratta solo di filantropi e santi.

Ma il vero ‘scoop’ lo potrebbe fare il centrodestra che oggi governa l’Italia, aprendo gli archivi del Viminale dove, dalla nascita della repubblica italiana ad oggi, sono ancora sepolti, per citare un esempio, gli atti relativi alla storia del bandito Salvatore Giuliano e della strage di Portella della Ginestra

Ma lo ‘scoop’ di Report e La Vardera è ‘scivoloso’ anche per una seconda questione fino ad oggi rimasta sepolta. E’ noto che cinquant’anni dopo la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno aperto i propri archivi nei quali erano stati conservati gli atti relativi alla presenza degli americani in Sicilia dal 1943 fino, grosso modo, agli anni ’50 e ’60 del secolo passato. Cosa che, stranamente, non è avvenuta in Italia, dove, per citare solo un esempio, gli atti relativi a quella che il giornalista Pietro Zullino, nel suo celebre libro Guida ai misteri e ai piaceri di Palermo, ha definito “L’intrigo fondamentale” sono ancora secretati (cioè nascosti) nei polverosi archivi del Viminale, sede del Ministero degli Interni. Per la cronaca, per “Intrigo fondamentale” si intende la storia del bandito Salvatore Giuliano, che non si conclude il 5 Luglio del 1950 con la morte, vera o presunta, dello stesso Giuliano; la storia prosegue con una lunga scia di delitti e di morti ‘naturali’ un po’ strane, soprattutto per la tempistica. Si dice che in questi atti secretati, tra le tante ‘carte’, ci siano anche una copia originale del memoriale scritto da Salvatore Giuliano e i nomi dei veri protagonisti della strage di Portella della Ginestra, compreso il nome dell’uomo politico che incontrò Giuliano a Ponte di Sagana poco prima della citata strage di Portella. Chissà, magari gli esponenti del centrodestra che oggi governano l’Italia, presi dalla stessa estasi di chi ha chiesto le dimissioni dell’attuale assessore regionale della Sicilia, potrebbero decidere di aprire questi benedetti archivi. Ci sarebbe da divertirsi conoscendo nuove storie, o storie vecchie con spunti fino ad oggi mai venuti alla luce.

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