Dipinto come “cattivo”, Netanyahu non ha calcato la mano a Gaza e non ha mai chiuso con Cina e Russia. Lo snodo della raffineria di Priolo in Sicilia

di Ammiano Marcellino II

I due scenari
Foto tratta da Israeli Missions Around The World

La guerra che si è scatenata in Medio Oriente, oltre al rischio di un conflitto tra mondo Arabo e Occidente, presenta due scenari da non sottovalutare. Il primo scenario è la posizione assunta dal capo del Governo israeliano, Benjamin ‘Bibi’ Netanyahu, il secondo scenario è legato agli effetti in corso tra la popolazione dei Paesi occidentali. Cominciamo dall’attuale Governo di Israele.

Chi si sta impegnando per la pace in Medio Oriente sono Cina e Russia, non certo gli Stati Uniti d’America. O meglio, non certo I Democratici americani

Dopo l’attacco di Hamas a Israele, che ha preso in contropiede non soltanto Netanyahu ma anche Cina e Russia, il capo del Governo israeliano ha dovuto reagire. L’ha fatto con determinazione ma non ha calcato la mano. Dipinto dai media occidentali come un esponente politico di estrema destra, Netanyahu, in realtà, ormai da qualche anno ha avviato un dialogo con la Cina di Xi Jinping e con la Russia di Vladimir Putin. L’attuale capo del Governo israeliano non ha tra i suoi sostenitori gli oltranzisti di Israele che vogliono l’annientamento della Palestina: al contrario, Netanyahu ha avviato soprattutto con Xi Jinping una linea politica di apertura ai palestinesi. L’obiettivo è porre fine a una guerra che dura da circa settant’anni. Gli americani, dal secondo dopoguerra ad oggi, hanno sì sostenuto Israele, ma lo hanno fatto con le guerre. Chi si sta impegnando per la pace in Medio Oriente sono Cina e Russia. Per arrivare finalmente alla creazione di due Stati – uno ebraico e il secondo arabo – in pacifica convivenza, nello spirito del Piano adottato dall’ONU nel 1947, provando anche a trovare una soluzione per Gerusalemme. Purtroppo, in Occidente, la disinformazione voluta e guidata dagli Stati Uniti d’America – che in Italia ha salde radici, soprattutto in certi organi di informazione sempre meno seguiti – ci racconta un’altra realtà: una realtà di guerra eterna tra israeliani e palestinesi. Una ‘lettura’ distorta che in questo momento fa il gioco degli americani intenti a seminare zizzania e caos nel tentativo di difendere il tramonto dell’area del dollaro.

Chi ha armato la mano di Hamas non vuole la pace

E’ evidente che chi ha armato la mano di Hamas non vuole la pace in Medio Oriente. E fino ad ora l’obiettivo è riuscito. Il completamento dell’operazione – visto ovviamente dalla parte di chi vuole la guerra – è l’invasione di Gaza da parte di Israele. E’ quello che si aspettavano gli americani e la citata ala oltranzista ebraica. Ma, come dicono i fatti di queste ore, Netanyahu sta provando a frenare. La disonestà intellettuale dell’informazione occidentale, da circa 48 ore, si tocca con mano. Ieri, nel corso di una trasmissione radiofonica, il conduttore, correttamente, ha chiesto all’ospite che era lì per fare gli interessi degli americani: “Ma se, come si racconta da giorni, Netanyahu vuole l’annientamento di Gaza perché non attacca?“. Non sapendo cosa rispondere il ‘leccaculo’ americanofilo ha risposto: “Via, Netanyahu è un brutto personaggio”. “Sì – ha controreplicato il conduttore – ma non sta attaccando Gaza. Come se lo spiega?”. Ovviamente, il ‘leccaculo’ avrebbe dovuto rispondere: “Ce lo chiediamo anche noi. ‘Sto stronzo di Netanyahu avrebbe dovuto attaccare Gaza e noi avremmo dovuto sputtanarlo nel mondo. Abbiamo già organizzato un sacco di manifestazioni in Europa pro-Palestina. Eravamo certi che l’avrebbero costretto ad invadere Gaza. Invece…”.

La speranza del dialogo non è morta

Insomma, che succede? Proviamo a illustrarlo noi. Netanyahu non ha voglia di umiliare i palestinesi. Perché, come già accennato, con la copertura di Cina e Russia sta cercando di far finire una guerra tra israeliani e arabi che dura da settant’anni. In queste ore sembra che potrebbe essere stato intavolato un minimo di dialogo. Il fatto che Hamas abbia liberato alcuni ostaggi è importante. In questo momento in Medio Oriente sono al lavoro le diplomazie. Non quelle americane e dell’Unione europea. Gli USA non hanno interesse alla pace. O meglio, sono i Democratici americani che hanno interesse a seminare discordia e guerre per consentire al presidente uscente, Joe Biden, di presentarsi alle elezioni presidenziali dello Dicembre del prossimo anno come il salvatore del mondo. Quanto alla diplomazia dell’Unione europea, non conta nulla, perché la Ue deve obbedire agli Stati Uniti. E’ soprattutto la diplomazia cinese che sta provando a far trionfare il dialogo sulle armi.

Sicilia strategica per l’accordo tra Cina, Russia e Israele

Un fatto che spiega bene il legame che si è stabilito tra Cina, Russia e il Governo israeliano di Netanyahu si è materializzato tra la fine del 2022 le prime settimane del 2023 in Sicilia. Ricordate le sanzioni contro la Russia in materia di petrolio? Ebbene, queste sanzioni sono state volute dagli americani anche per cacciare dalla nostra Isola i russi della Lukoil. Agli Stati Uniti non è andato mai giù l’acquisto della raffineria di Priolo da parte della Lukoil. Con le sanzioni gli americani hanno costretto i russi a vendere la raffineria di Priolo. L’alternativa sarebbe stata la chiusura della raffineria con problemi enormi per l’Italia, che avrebbe perso almeno un terzo di petrolio raffinato. Un disastro. A questo punto è arrivata la levata di genio del presidente russo Putin, con la ‘benedizione’ della Cina. Nelle ultime settimane del 2022 si era vociferato dell’interessamento di ENI, che ormai parla americano. Insomma, l’ENI avrebbe dovuto rilevare la raffineria di Priolo. Ma alla fine i russi della Lukoil hanno ceduto la raffineria siciliana a un gruppo che passa per Cipro e Israele: si tratta della G.o.i. Energy (ramo del settore energetico di Argus, un fondo di private equity e asset management leader a Cipro). Guarda caso, l’amministratore delegato di G.o.i. Energy, Michael Bobrov, è anche amministratore delegato e azionista di maggioranza della Green Oil Energy. Quest’ultima società è azionista di maggioranza di Bazan group, società che in Israele gestisce il più grande impianto di raffinazione di petrolio. Non ci vuole molto a capire che Netanyahu ha dato una mano alla Russia di Putin, che non ha perso l’aggancio con la Sicilia. Con gli americani che hanno dovuto ingoiare il più classico dei rospi, perché non si possono mettere Israele.

Quello che non sta venendo fuori nell’informazione occidentale è che Netanyahu, nonostante l’attacco che ha subito Israele, non ha mai chiuso con Cina e Russia

Il secondo aspetto è legato al primo. In Occidente – Europa in testa ma non soltanto in Europa – le ragioni dei palestinesi sono molto presenti. Da qui tante manifestazioni pro-Palestina. Queste manifestazioni avrebbero dovuto dividere l’Occidente tra pro-Israele e pro-Palestina ed essere strumentalizzate dai Democratici americani di fatto contro Israele. Perché quello che non sta venendo fuori nell’informazione occidentale è che Netanyahu, nonostante l’attacco che ha subito Israele, non ha mai chiuso con Cina e Russia. Lo scenario è molto delicato. Ciò che appare non sempre è quello che è. Soprattutto in Occidente dove la disinformazione, soprattutto dal Dicembre 2020 ad oggi, regna sovrana. Cina e Russia si sono subito schierate con i palestinesi e non potrebbero fare altro. Ma non hanno chiuso a Israele. Netanyahu non vuole la guerra con il mondo arabo, se è vero che sta trattando con Cina e Russia un accordo con i palestinesi. L’equilibrio è precario. Bisognerà vedere se, soprattutto la Cina, riuscirà ad evitare l’acuirsi del conflitto tra mondo arabo e Israele che servirebbe solo agli USA. E bisognerà vedere se Netanyahu oggi controlla tutte le anime’ di Israele, alcune molto inquiete. Il problema è isolare i Democratici americani che, dopo avere fallito su tutta la linea con i tre disastrosi anni di presidenza Biden, dalla sostanziale sconfitta in Ucraina alla crisi economica, non ne vogliono sapere di gettare la spugna. Biden si è già ricandidato, nonostante i fallimenti. Non ha molte speranze e rischia anche di perdere le primarie nel Partito Democratico, dove se la vedrà con Robert Kennedy junior che ha tutti i numeri per batterlo.

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