Gesù ci dice che, giunta la sera della nostra vita, verremo giudicati sulla base del criterio dell’amore

di Frate Domenico Spatola

19 Febbraio 2024, Lunedì della prima settimana di Quaresima: Matteo 25,31-46

Era una parabola ebraica del Talmud. Vi si rappresentavano gli Ebrei che, alla fine della storia, con Iahvè avrebbero giudicato i popoli pagani (etnes). Su quali basi? Sulla Legge mosaica, che Dio, seduto in trono, avrebbe tenuto sulle gambe, mentre avrebbe verificato chi erano stati gli inadempienti. Praticamente tutti i pagani che non avevano conosciuto quella Legge. Gesù della parabola cambiò il criterio del giudizio. Giudice sarà egli stesso, da “Figlio dell’uomo”. Radunati dinanzi a lui saranno tutti i popoli. Verranno separati in due cori: a destra e sinistra, sul modello del pastore che, a sera, separa le pecore dalle capre. Il criterio del giudizio sarà l’amore per il prossimo. A quelli di destra verrà volto l’invito ad entrare nel Regno, eredità del Padre. Le ragioni saranno le stesse per cui, quelli dell’altro coro e per motivo opposto, verranno esclusi. Li chiama “benedetti del Padre mio”, perché nella vita avevano intercettato e soddisfatto le sue primarie necessità, in termini di fame, nudità, immigrazione, malattia e carcere. Si meraviglieranno, quelli perché mai avevano conosciuto Gesù. La risposta sarà sentenza negativa per gli altri che non lo avevano visto e aiutato nei poveri, dove egli ama velarsi. Morale della parabola? Il giudizio, a sera della vita, sarà condotto sulla base dell’amore.

Foto tratta da Chiesa di Matera-Irsina

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