“I poveri mangiano sano e bio? Non credo”. Il presidente di Italia Bio replica al Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida

Un commento intelligente da parte del presidente di Italia Bio, Calorero ‘Lillo’ Alaimo Di Loro, alla sparata del Ministro sulla ‘dieta’ dei poveri

Finalmente un commento intelligente alla sparata del Ministro delle Politiche agricole e alimentari, Francesco Lollobrigida, secondo il quale i poveri mangiano meglio dei ricchi. A parlare è il presidente di dell’associazione Italia Bio, Calogero ‘Lillo’ Alaimo Di Loro (foto sopra): “I poveri mangiano sano e bio? Non credo possano permetterselo. Ma soprattutto si è persa la cultura del cibo. Un tempo sì, mangiavano meglio dei ricchi. La questione della sana alimentazione, tra più o meno abbienti, è un caso italiano molto antico. Già Plinio il Vecchio sottolineava che ‘mentre i ricchi si curavano con medicamenti costosi, i farmaci davvero efficaci se li masticavano ogni giorno a cena i poveri’, ma a parte ciò, non sempre un basso reddito consente un regime alimentare adeguato e soprattutto bio. Pertanto, complessivamente, non è vero che i poveri mangiano meglio dei ricchi, come afferma il ministro Lollobrigida”. Il presidente di Italia Bio lancia anche un altro allarme: “È in atto – aggiunge – un’aggressione al cibo e alla civiltà della terra che mette in crisi i territori e il sistema rurale. È necessario e urgente ridare dignità all’agricoltura. In questo senso il biologico può indicarci la strada”. (qui un approfondimento su https://bit.ly/3Ef13FQQ)

Finalmente c’è qualcuno che si sofferma sul problema centrale dell’agricoltura italiana di oggi: il prezzo dei prodotti agricoli che oggi, mediamente, è inferiore ai costi di produzione

Il presidente di Italia Bio entra nel merito dei problemi dell’agricoltura italiana nel tempo della globalizzazione dell’economia: “Il sistema rurale nazionale, in cui oltre 5mila degli 8mila Comuni italiani ha già una popolazione inferiore a 5mila abitanti, è a rischio ‘desertificazione sociale’ -. Da Siracusa ad Aosta le comunità locali sono vittime del nuovo ‘esodo rurale 4.0’ e sono esposte alle diseconomie del settore agricolo in cui il prezzo dei prodotti è mediamente inferiore ai costi sostenuti per ottenerli”. C’è una crescita dei costi di produzione, sia per l’agricoltura biologica, sia per l’agricoltura convenzionale. Ma c’è anche un arrembaggio di prodotti agricoli – spesso coltivati Iddio solo sa come! – a prezzi stracciati che ‘ammazzano’ le produzioni locali. Esempio classico: l’olio extra vergine di oliva. Come può una bottiglia di olio extra vergine di oliva costare 5 euro, 4 euro e, talvolta, con le ‘offertissime’ anche 3 euro? Un litro di olio extra vergine di oliva non dovrebbe costare meno di 8 euro, eppure… Eppure sono in pochi ad affrontare questo problema!

La ricetta di Italia Bio per fronteggiare la crisi

Insomma, in agricoltura, oggi, si vive un’emergenza. Che fare? Italia Bio propone ha una ricetta, “che consiste – dice sempre Alaimo Di Loro – nel riconoscimento del ruolo strategico funzionale del produttore agricolo nei sistemi rurali e nella restituzione di attrattività ai territori ad economia agricola prevalente. Il tutto mediante consistenti aiuti diretti e indiretti e comunque finalizzati alla vera e concreta attuazione del principio di sovranità alimentare biologica. La politica – precisa il presidente di Italia Bio – deve proteggere il valore autentico e culturale del cibo da ogni ‘aggressione palese o occulta’ che vorrebbe ridurlo a semplice ‘nutrimento per il corpo’ e privarlo della sua anima. Il cibo è invece la sintesi straordinaria della terra che lo genera attraverso il lavoro dell’uomo e tale deve rimanere per dare vita alle comunità”.  L’agricoltura biologica italiana – questo il ragionamento dei protagonisti di Italia Bio – con i suoi numeri, la sua storia e la sua rete offre il modello culturale e gestionale più collaudato e sicuro per traghettare il sistema rurale italiano nella direzione delle comunità del cibo e dei distretti bio e slow, per concretizzare il concetto di sovranità alimentare e di diritto al cibo sano biologico e giusto. È la strada obbligata per migliorare la salute dei consumatori, ridurre i costi sociali legati al dilagare delle malattie cronico degenerative causate dalla cattiva alimentazione e ridurre i costi ambientali propri delle filiere lunghe convenzionali.

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