La Russia sta utilizzando la propria grande produzione di grano in chiave geopolitica per entrare a Kiev?

In questo momento storico l’andamento dei mercati agricoli internazionali non è disgiunto da quello che sta succedendo in Ucraina. Intanto la Russia di Putin sta dimostrando che il Continente africano può benissimo fare a meno del grano ucraino (che in buona parte è stato esportato in Europa, Italia in testa)

A partire da oggi cominceremo a seguire l’andamento dei mercati agricoli mondiali. Faremo perno sui report dell’analista dei marcati internazionali, Sandro Puglisi. la notizia che ci sembra più interessante riguarda la Russia che, lo ricordiamo, è il primo produttore di grano nel mondo. Un dato – che leggiamo nel report di Puglisi – salta agli occhi: ad Agosto – mese che si conclude domani – la Russia ha esportato 5,1 milioni di tonnellate di grano. Perché il dato è interessante? Perché la Russia dimostra di essere in grado di soddisfare il fabbisogno di grano dei Paesi in difficoltà, con riferimento, soprattutto, all’Africa e al Medio Oriente, dove la produzione di grano, già di per sé carente, è stata quest’anno falcidiata dalla siccità. Questo passaggio è importante, perché dimostra che l’Africa può fare a meno del grano dell’Ucraina. Ne consegue che il blocco del ‘corridoio umanitario’ nel Mar Nero – che ad oggi impedisce alle navi ucraine cariche di grano di muoversi – non danneggia l’Africa (che è rifornita con il grano russo) ma la stessa Ucraina che non può esportare grano e anche mais, semi di girasole e olio di girasole (prima dello scoppio della guerra l’Ucraina era il primo produttore di olio di girasole nel mondo). Peraltro, quando il ‘corridoio umanitario’ funzionava a pieno ritmo, il grano ucraina veniva esportato in massima parte in Europa e non in Africa! L’Italia, ad esempio, è uno dei Paesi europei pieno di grano ucraino, duro e tenero!

Putin ha fatto funzionare il ‘corridoio umanitario’ nel Mar Nero perché sapeva che il grano ucraino a basso prezzo avrebbe ‘ammazzato’ la granicoltura europea, creando difficoltà a un’Unione europea ostile alla Russia. E così è stato

Non sappiamo se il ‘corridoio umanitario’ nel Mar Nero (che lo ricordiamo è stato voluto dall’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite) verrà riaperto. Puglisi scrive che il prossimo 8 Settembre il presidente della Turchia, Erdogan, sarà in Russia per incontrare il presidente Putin per proporre la riapertura del corridoio umanitario. La Turchia, con il passaggio delle navi ucraina cariche di grano e altri prodotti agricoli, ha lucrato su una sorta di rendita di posizione. Chi non ha guadagnato alcunché da tale accordo è la Russia, che è stata sostanzialmente presa per i fondelli dall’ONU, se è vero che il ‘corridoio’ umanitario nel Mar Nero ha funzionato a senso unico, ovvero per far transitare grano e altri prodotti agricoli ucraini per lo più verso l’Europa; l’accordo prevedeva il via libera alle esportazioni russe verso l’Europa, ma questo non è avvenuto. Allora perché la Russia ha tenuto aperto il ‘corridoio umanitario’ nel Mar Nero? Semplicissimo: perché Putin sapeva che il grano ucraino a prezzi bassi avrebbe massacrato i produttori di grano europei, che si sono ritrovati con un prezzo del grano bassissimo. Insomma, il leader, più che sull’economia, ha giocato sulla geopolitica, mettendo in difficoltà un’Europa ostile verso la Russia (in questo momento l’unico alleato europeo di Russia e Cina è la Germania mediante gli interessi del Partito Socialdemocratico tedesco nella gestione del gas russo (leggere Gazprom).

La possibile strategia di Putin nelle prossime settimane: dettare le condizioni per la riapertura del ‘corridoio umanitario’ nel Mar Nero, seminare zizzania tra Unione europea Stati Uniti d’America e, se la guerra in Ucraina continuerà, entrare a Kiev

E ora che succederà? Putin riaprirà il ‘corridoio umanitario’ nel Mar Nero? La risposta non è semplice. Il Governo russo sapeva benissimo che l’ONU stava agendo scorrettamente. Ma, come già accennato, ha lasciato fare per indebolire i produttori di grano europei, i cui redditi sono stati dimezzati dal fiume di grano ucraino, peraltro di brutta qualità, arrivato a fiumi in Europa (soprattutto in Italia, ‘ventre molle’ dell’Europa sotto il profilo agroalimentare). Oggi, rispetto a un anno fa, lo scenario è cambiato. La Russia ha sostanzialmente vinto la guerra in Ucraina contro l’Occidente e adesso detterà le condizioni. Con molta probabilità, Erdogan sarà incaricato di far conoscere ai vertici della Ue le condizioni dettate da Putin. E non è difficile immaginare quali saranno tali condizioni: basta armi e soldi all’Ucraina e totale apertura dei mercati europei alle merci russe. Anche in questo caso la mossa di Putin non è economica, perché le sanzioni europee non hanno minimamente scalfito l’economia russa. La mossa del leader russo sarà ancora una volta geopolitica. Ai Paesi europei, sia chiaro, converrebbe interrompere gli aiuti all’Ucraina che sono la causa della crisi economica europea. Ma un conto è che a decidere lo stop agli aiuti all’Ucraina autonomamente, magari con il placet degli Stati Uniti d’America, mentre ben diversa cosa, per l’Unione europea, è bloccare gli aiuti all’Ucraina perché così vuole la Russia di Putin. Per la Ue sarebbe una grande umiliazione. Per non parlare della reazione americana, che ha sempre controllato l’Europa e che non potrebbe certo tollerare un Europa che ‘obbedisce’. Insomma, è un ‘gran casino’. Questo ci dice che la guerra in Ucraina potrebbe non essere alle ultime battute; e ci dice soprattutto che il prolungamento della guerra in Ucraina oggi avvantaggia la Russia. I bombardamenti dei russi a tappeto di queste ore si Kiev potrebbe anche significare che i russi puntano ad entrane nella capitale dell’Ucraina, questa volta per restarci.

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