Il 5 Dicembre del 1791 moriva a soli 35 anni Wolfang Amedeus Mozart un “figlio d’uomo” con luci e ombre, dissidi e tensioni

di Frate Domenico Spatola

Al suo arrivo in cielo gli Angeli gli avranno eseguito sue musiche, perché ormai immancabili nel loro Repertorio

A Parigi imperversava il furore della Rivoluzione e, a Vienna, si spegnava, a soli 35 anni, il massimo genio musicale, colui che della Musica incarnò il “classicismo”, inteso “ordine”, “misura”, “equilibrio” ma soprattutto “bellezza”. Ci lasciava Wolfang Amedeus Mozart e, al suo arrivo in cielo, gli Angeli gli avranno eseguito sue musiche, perché ormai immancabili nel loro Repertorio. Come pensare diversamente, dinanzi al Genio di tutti i tempi? Trasferì in musica il linguaggio di Dio all’Umanità che sa capire. Spinse verso vette ineguagliabili, con sensibilità fino allora mai appieno esplorata, il desiderio dell’ardire. Discorre al cuore, nella intimità dei suoi “Adagi”, abissi imperscrutabili di bellezza e, non senza paradosso, di paura per la introspezione di scavo nell’onirico eppur a contrappeso nell’ideale più ardito, intuito e da lui mostrato. In qualunque “genere” o “forma musicale” , risplendette di arcano e di umano, il più nobile e mai bastante, con insaziabili sempre desideri di ascolto. Un angelo? Forse, ma soprattutto un “figlio d’uomo” con luci e ombre, dissidi e tensioni, senza il tempo o forse la volontà di soluzioni. Cercatore d’assoluto nell’effimero. Nostro dunque! Promesso e nascosto insieme, per ricerca sua e nostra inquietante e mai appagante a trovare pace. La stessa che ei non trovò, ma intravvide per noi.

Foto tratta da Operateatro

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