Il ‘caso’ Democrazia Cristiana Nuova-Forza Italia: perché la linea della coppia romana Tajani-Gasparri e dei catanesi è politicamente illogica

di Andrea Piazza

Come ci ricorda Alcide De Gasperi, “La politica o la si fa o la si subisce”

Il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, dimostra di avere fiuto politico ed è arrivato il momento di puntare i piedi perché quanto accaduto contro il Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana Nuova, Totò Cuffaro, è manifestamente illogico. A mio modesto parere ,la posizione espressa dal Segretario Nazionale DC è ispirata al buon senso e alla ricerca di un equilibrio stabile. Il suo messaggio di ricostruire un’area centrista è fedele al pensiero illuminato di Alcide De Gasperi: “La politica o la si fa o la si subisce”. Sbagliato, insomma, restarsene come uno spettatore in tribuna. È un chiaro messaggio ai naviganti. Il modus operandi di parte dei vertici di Forza Italia, esplicitato qualche settimana addietro a Taormina da un lato dalla coppia romana Tajani-Gasparri e, dall’altro, dal gruppo dei catanesi è, ribadisco, manifestamente ILLOGICO. Sono evidenti e non prevedibili le conseguenze in considerazione: 1) il rischio di rompersi la testa dopo la dipartita di Silvio Berlusconi; 2) il pericolo di mettere in crisi il Governo regionale siciliano anche a causa della contestazione interna di leadership in contrapposizione alla mano tesa ed il fiuto politico palesato da Renato Schifani come riconosciuto dallo stesso Totò Cuffaro.

La scelte politiche non possono essere ridotte al raggiungimento del contentino per i ‘cortigiani di palazzo’

Sorvolando sulla capacità e visione politica di taluni rappresentanti politici della Sicilia orientale, che sembrano pronti a tracciare la rotta in direzione della montagna, pur di alterare l’equilibrio politico sul territorio, resta davvero singolare e diversamente comprensibile il modus operandi di coloro che detengono (ndr non posseggono) le chiavi del ‘Palazzo’ a Roma. È implicito intuire che, nel territorio del Lazio, la coppia romana Tajani-Gasparri è nell’orbita di Fratelli d’Italia e, da parte loro, NON avendo personalità e peso politico, ragionando dal loro punto di vista, hanno posto in essere le regole della sopravvivenza personale: da abili ‘cortigiani di palazzo’ hanno cambiato, per così dire, sovrano, dal Cavaliere alla corte di Giorgia Meloni. Magari un giorno scopriremo che, dopo l’improvvisa dipartita del Cavaliere, hanno stretto un accordicchio con la premier Meloni utilizzando la formula “o la va o la spacca”, supportata da idonea garanzia, un paracadute meloniano di protezione per restare incolumi. D’altronde, è indubbio che qualora ripartisse l’alleanza per ricostruire ed allargare l’area centrista di centrodestra la premier Meloni sarebbe la prima destinataria a perdere attrattività e peso politico. In questo particolare momento storico che conferma la sua forza magnetica, se riuscisse ad intervenire sugli “attenti a quei 2” – e non mi riferisco alla coppia del telefilm magistralmente interpretata da Roger Moore e Tony Curtis – senza nessuno sforzo avrebbe il controllo di tutta l’area politica. Mantenere il baricentro del partito a Roma dove tutto è possibile è concettualmente sbagliato. Ricordiamo che nella narrazione giudiziaria il Palazzo di Giustizia di Roma è stato sempre definito non a caso il PORTO DELLE NEBBIE mentre quello di Palermo Il PALAZZO DEI VELENI. Con un piccolo spioncino sembra proprio di assistere al preludio anticipatorio dell’ultimo atto, l’epilogo del rilascio del veleno a Palermo per portare la nebbia su Roma.

Foto tratta da Buttanissima Sicilia

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