Il dollaro sempre più forte e la questione del grano ucraino. E in Italia? Meglio non mangiare pasta e pane prodotti dalle industrie e puntare sui grani locali

Cinque Paesi dell’Est Europa, con molta probabilità, continueranno a non importare il grano ucraino

“Un super dollaro ha penalizzato i prezzi dei cereali statunitensi, nel mentre un euro debole li ha fatto salire in tutta Europa… Ma quanto durerà e, soprattutto, cosa comporterà in termini di export?”. Così l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, presenta il suo report di ieri, 15 Settembre. Il dollaro americano, ci dice Puglisi, è sempre più forte. Da qui una nostra sommessa domanda: non è che l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE), più che per combattere l’inflazione, è stato messo in campo per impedire all’euro di ‘scivolare’ troppo rispetto alla divisa americana? L’euro è crollato lo stesso. sarà interessante capire cosa succederà la prossima settimana. Intanto c’è la questione del grano ucraino. “L’Ungheria -scrive Puglisi – ha concordato con Romania e Slovacchia di imporre divieti sulle importazioni di cereali ucraini per proteggere i loro mercati”. Anche se l’Unione europea dovesse decidere che i cinque Paesi dell’Est Europa dovranno rimangiarsi il “No” all’importazione di grano ucraino, gli stessi Paesi dell’Est Europa tireranno dritto: niente grano ucraino dalle loro parti. Oggi si dovrebbe sapere qualcosa, dal momento che il blocco all’importazione di grano ucraino da parte di questi cinque Paesi è scaduto ieri. Dubitiamo che la Commissione europea si metterà contro i cinque Paesi dell’est che stanno difendendo i loro produttori di grano. Anche perché la Polonia – che è uno di questi cinque Paesi – come scrive Puglisi, “spinge per estendere il più a lungo possibile l’embargo sull’importazione di cereali ucraini”. E allora?

Il consiglio ai consumatori italiani: valorizzate i prodotti a base di grano italiano

E allora bisognerà trovare altri Paesi europei che si accolleranno di prendersi il grano ucraino. L’Unione europea, scrive sempre Puglisi, “sta studiando la possibilità di coinvolgere Italia e Grecia nelle cosiddette ‘corsie di solidarietà’ per l’esportazione dei cereali ucraini. Lo ha detto la portavoce della Commissione europea per l’Agricoltura ed il Commercio, Miriam García Ferrer. L’UE punta a trasbordare fino a 4 milioni di tonnellate attraverso queste ‘corsie di solidarietà’ entro la fine dell’anno”. Che consigli dare ai cittadini italiani in questo clima di grande confusione? Di portare in tavola pasta e pane prodotti con grano locale. Spiace scriverlo, ma forse è il momento di evitare i derivati del grano prodotti dalle industrie. Nei mesi scorsi l’Italia ha importato grandi quantitativi di grano ucraino; in queste settimane sta importando grandi quantitativi di grano dalla Turchia e dalla Russia. Abbiamo notizia che il Governo ucraino ha dato ordine di non coltivare il grano e altri prodotti nei terreni inquinati dalle bombe. Un fatto positivo, anche se, visto che la guerra continua e i bombardamenti russi in Ucraina non si fermano, c’è anche da considerare l’effetto deriva. Le contaminazioni del grano e di altri prodotti agricoli potrebbero materializzarsi nelle fasi di conservazione e spostamento delle merci, se è vero che i russi bombardano anche i terminal dei porti sul Mar Nero e sul Danubio. Altre contaminazioni potrebbero verificarsi nei mezzi di trasporto – navi e camion – che caricano di tutto. Va anche considerato il fatto che, spesso, i prodotti che arrivano dall’Ucraina destinati all’alimentazione umana transitano da altri Paesi e vengono ‘ritargati’: questo vale non per il grano duro ma per il grano tenero, per il mais e per altri prodotti. In questo scenario – lo ribadiamo – meglio evitare pasta e pane industriali e acquistare prodotti a base di grani locali. Se proprio è difficile, meglio acquistare la farina di grani locali e preparare in casa pane e pasta, come si faceva un tempo o prendere esempio da chi si è già organizzato (qui un articolo).

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