Il Don Giovanni di Mozart “eroe illuminista” pieno del proprio edonismo con tanta voglia di piacere e di piacersi. Narcisista e seduttore

di Fra Domenico Spatola

Mistero è la donna, e don Giovanni l’esplora, mai sazio di ciascuna

È un mito, come Don Chichotte, Faust, tra i più recenti, senza scomodare quelli greco-romani. Mito del male? E chi lo dice? Invidiosi cui è impedito di fare come lui. Uomo libero! Libertino, puoi dire. Bella differenza. Bulimico di sesso o un impotente che vuol vincere il suo dramma? Il campo si fa minato. Ma don Giovanni ha amato? Bella domanda. Lo scenario si allarga, per provocazioni molteplici, che vietano una risposta. Avrà amato. Per la durata del suo orgasmo, in cerca sempre di nuove emozioni per sentirsi vivo. Quanto attuale! “Tombeur des femmes!”. Egli seduttore e le altre ai suoi piedi. Sedotte. Mistero è la donna, e don Giovanni l’esplora, mai sazio di ciascuna. Coglie aspetto monotematico, in monotonia snervante. Tediosa sarebbe la trama senza le note di Mozart. Altro capitolo. Qua ti bei, senz’annoiarti per vivacizzato ardore che mai soddisfa e sempre inquieta. Ma ho capito? Da mito, morirà tra le fiamme dell’inferno, senza redenzione che non accettò facile. Disse no a Dio e a chi gli parlava. Bacchettone il pregiudizio, cui non si piega, pervicace fino alla fine. Predomina l’io a pieno gusto e ognuna cede. Ma egli sa che non deve a nessuna, non fa mistero e, sfidando con sue scelte, pagherà il fio. Il Convitato è di pietra e tale resterà. Don Giovanni è di carne, né cambierà.

Narcisista e seduttore, Mozart lo volle così per essere lui stesso

Tirso da Molina ne aveva fatto un personaggio, deterrente a monito per i peccatori. Ma un secolo dopo, nel 1789, Mozart e il suo librettista Da Ponte ce lo restituiscono “eroe illuminista”, debitore soltanto al proprio edonismo, con tanta voglia di piacere e di piacersi. Narcisista e seduttore, Mozart lo volle così per essere lui stesso, a tributo che non gli negherà il mondo futuro, perché avrà capito il suo dilemma e vi si è intravisto. Perciò don Giovanni piace. Nuota in fiumi di note, mai scontate, pur in chiuse formali settecentesche del bel canto, che infervorava dame e cavalieri. Mozart tuttavia trascende, senza smarrire il piglio terreno che gli appartiene e ci riguarda. Tragedia è negli accordi dell’Ouverture. Opera giocosa diventa in finale, ormai don Giovanni assente. Fuori posto gioire. Il dramma rimane nell’uomo di sempre. L’avrei preferito, con Mozart, tragedia per la libertà gridata ancora invano, e da lui custodita in un eloquio musicale irresistibile e irraggiungibile, e soprattutto mai meritato abbastanza.

Foto tratta da SassiLive

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