Il segretario del PD siciliano Barbagallo ha mai letto l’articolo 31 dello Statuto?

Ce lo chiediamo alla luce di una sua dichiarazione nella quale, pur di colpire il Governo siciliano, dimentica cosa prevede lo Statuto

Il Partito Democratico siciliano ha un’idea, anche vaga, di cosa sia l’Autonomia siciliana e che poteri assegna alla nostra Isola? Ce lo chiediamo leggendo un comunicato del segretario regionale di questo partito, Anthony Barbagallo. Dice Barbagallo: “Riteniamo che la delibera su ‘Gravi eventi calamitosi. Istituzione tavolo tecnico’ emessa il 27 Luglio scorso dalla Giunta regionale siciliana, guidata da Renato Schifani, all’indomani dei gravi incendi che hanno devastato l’intera Isola, mostri evidenti profili di incostituzionalità. La delibera infatti prevede l’istituzione di un tavolo tecnico attorno al quale devono riunirsi tutti gli organi dello Stato preposti al controllo del territorio, dal prefetto di Palermo, che ne sarebbe anche il coordinatore, al questore di Palermo anche in rappresentanza degli altri questori dell’Isola, ai comandanti regionali di Guardia di finanza e Carabinieri, ai dirigenti regionali del dipartimenti dei Protezione Civile, 118 e Corpo Forestale. Chiederemo al Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi – prosegue il segretario regionale del PD siciliano – se questa delibera sia il frutto di un accordo preventivo con gli organismi dello Stato, e se così fosse questo accordo noi vorremmo vederlo e leggerlo poiché lo riteniamo palesemente incostituzionale. Oppure, ancora una volta, il presidente della Regione siciliana ha travisato il suo ruolo e non ha compreso, ad un anno dalla sua elezione, che non è tra le prerogative del presidente della Regione siciliana disporre, con delibere di Giunta, degli organismi preposti al controllo del governo centrale”. Barbagallo, che è parlamentare nazionale del PD, intende addirittura presentare un’interrogazione urgente al ministro degli Interni.

Rileggere l’articolo 31 dello Statuto siciliano significa conoscere i poteri della Sicilia

L’onorevole Barbagallo ha mai letto lo Statuto siciliano e, segnatamente, l’articolo 31? Lo facciamo noi per lui: “Al mantenimento dell’ordine pubblico (ovviamente in Sicilia ndr) provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato. Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza. Il Presidente ha anche il diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell’Isola dei funzionari di polizia. Il Governo regionale può organizzare corpi speciali di polizia amministrativa per la tutela di particolari servizi ed interessi”.

Gli articoli dello Statuto siciliano, a differenza di tante leggi italiane, sono scritti in un perfetto italiano comprensibile a tutti

A nostra memoria l’articolo 31 dello Statuto autonomistico siciliano non è mai stato abrogato. Il fatto che i precedenti presidenti della Regione siciliana non si siano avvalsi di questo articolo non significa che tale articolo dello Statuto sia stato “sepolto vivo” (com’è avvenuto per l’Alta Corte per la Sicilia, secondo una definizione del primo presidente della Regione siciliana, Giuseppe Alessi, che lo Statuto siciliano lo voleva applicare per intero e che per questo venne precipitosamente rimosso, soprattutto dai suoi colleghi di partito, cioè dai democristiani, responsabili, insieme con gli altri partiti di tutti i colori politici, di aver bloccato l’applicazione di alcuni articoli dello Statuto, con riferimento non soltanto all’articolo 31 ma anche agli articoli che disciplinano i rapporti finanziari tra Regione siciliana e Stato, all’articolo 15 dello Statuto, tutt’oggi calpestato, per continuare con altri articoli). Qui non si tratta di difendere l’operato del presidente Schifani ma di ribadire un principio fissato nello Statuto che, lo ricordiamo, anticipa di un anno e mezzo la Costituzione italiana e che fa parte della stessa Costituzione, a prescindere dai ‘legulei’ che si sono inventati adempimenti sofistici contrabbandati per ‘giuridici’ per non applicare alcuni articoli dello Statuto: articoli dello Statuto che, a differenza di tante leggi italiane, sono scritti in un perfetto italiano comprensibile a tutti.

Il Partito Democratico si conferma un partito inutile e, soprattutto, nemico dell’Autonomia siciliana

Di fatto, ancora una volta, abbiamo la conferma che il Partito Democratico, soprattutto in Sicilia, è un partito inutile e dannoso. Basti pensare a quello che hanno combinato quando hanno amministrato la Regione siciliana: il riferimento è ai due ‘Patti scellerati’ siglati dal Governo siciliano di centrosinistra guidato allora da Rosario Crocetta e dal Governo nazionale di Matteo Renzi, che allora era anche il segretario nazionale del PD. Con questi due ‘Patti’ il PD, che presiedeva entrambi i Governi, ha mortificato l’Autonomia finanziaria della Regione siciliana, grazie anche a una disinformazione che, di fatto, ha fatto passare in cavalleria porcate finanziarie immani ai danni di 5 milioni di siciliani. In particolare, nel 2016 i due Governi a ‘trazione’ PD – con l’avallo dei Parlamenti nazionali e siciliani a maggioranza di centrosinistra – hanno ‘rivisitato’ le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto, legalizzando gli scippi di IVA e IRPEF ai danni della Regione siciliana operati negli anni passati dallo Stato (in pratica una sanatoria per togliere le castagne dal fuoco alla Corte Costituzionale) e sancendo una ripartizione di IVA e IRPEF tra Stato e Regione che penalizza fortemente la Regione siciliana (superfluo ricordare che, stando allo Statuto siciliano, tutto il gettito di IVA e IRPEF siciliano spetta alla Regione siciliana!). Per non parlare della cancellazione di 6 miliardi di euro di crediti della Regione verso lo Stato eliminati da un voto ‘ascaro’ del Parlamento siciliano sempre a maggioranza di centrosinistra.

Se ci fossero ancora i comunisti si potrebbe ricordare che Pio la Torre, oltre che avversario coraggioso di mafia e americani, è stato un grande difensore dell’Autonomia siciliana

Va detto, per completezza d’informazione, che la tradizione politica siciliana, dall’avvento dell’Autonomia in poi, ha avuto una stragrande maggioranza di esponenti politici indifferenti ma anche politici attenti alle prerogative autonomiste. I democristiani – per citare alcuni esempi – sono stati rappresentati anche da presidenti della Regione che hanno difeso l’Autonomia: basti pensare ad Angelo Bonfiglio, a Piersanti Mattarella e a Rino Nicolosi. La sinistra siciliana socialista e comunista post seconda guerra mondiale non ha mai privilegiato l’Autonomia, a parte alcune eccezioni. Nel caso del Pci va ricordato Pio La Torre, che non è stato solo uno dei grandi e coraggiosi avversari della mafia, degli americani e della NATO: La Torre è stato anche un convinto autonomista, cosa, questa, che nel suo stesso partito non è mai stata vista molto bene. La Torre difendeva l’Autonomia siciliana e sapeva benissimo chi la affossava. Non sappiamo cosa pensasse dell’articolo 31 dello Statuto ma di una cosa siamo certi: quando c’era da difendere la Sicilia e la sua Autonomia La Torre era sempre in prima fila. Non altrettanto possiamo dire del PD che, da quando esiste, ha solo penalizzato la Sicilia.

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