Il vino nelle bottiglie di carta al posto del vetro. Per inquinare meno (e per risparmiare). Viva l’eleganza…

Foto tratta da Wine Meridian
Quanto l’ecologismo radicale incontra il liberismo-globalista

Anche il mondo del vino si interroga su come inquinare meno l’ambiente. Come? Magari eliminando le classiche bottiglie di vetro per puntare sulla carta riciclata. Bottiglie di vino dub carta? Insomma, è difficile capire dove si andrà a parare tra liberismo economico ed ecologismo radicale. Che ci sia un problema di vetro da riciclare, non ci sono dubbi: ma da qui ad eliminare il vetro delle bottiglie di vino, beh, un po’ di distanza ‘poetica’ c’è. Immaginate di sedervi in tavola e vedere il vino nelle bottiglie di carta… Eppure in Francia ci credono e puntano su questa nuova avventura all’insegna della sostenibilità. Così si riduce l’impatto di carbonio, dicono. Ovviamente, il vino in carta ha un tempo di conservazione limitato: 12 mesi per i vini bianchi e 18 mesi per i rossi. Spiegano gli sponsor del vino ‘incartato’ che il peso della bottiglia risulta inferiore di cinque volte rispetto a una bottiglia di vetro. Quindi lo fanno per i tavoli, così non sopporteranno più il ‘peso’ delle bottiglie di vetro?

Certo, a tavola sarà una ‘poesia’ bere il vino delle bottiglie di carta…

Alla fine, scava scava, ci accorgiamo che, come si usa dire in Sicilia, ‘a sciarra è pa ‘a crutra! Ovvero è fatto tutto per il denaro: perché la carta, alla fine, costa meno del vetro e le imprese riducono i costi di produzione. Insomma, la solita trovata liberista con una spruzzatina di ecologia. Addirittura, le aziende che producono vino non hanno più bisogno di acquistare bottiglie di vetro e possono produrre le bottiglie di carta direttamente in azienda. Più economico di così… Inutile ricordare che il vino con la carta ha già fatto, come dire?, confidenza. Non dobbiamo dimenticare che esiste il vino venduto nei brick di cartone. La differenza è che, dal cartone, si passerebbe alla carta, con un ulteriore risparmio. Poi, però, se ci riflettiamo, ci ricordiamo che nei brick non abbiamo mai visto grandi vini, ma solo vini nazionalpopolari. Nulla contro il nazionalpopolare, s’intende: ma il vino in brick non si associa alla poesia del vino da bere in una cena al ristorante. O no? A quanto pare l’idea non è solo francese, ma c’è anche un po’ di Inghilterra. In ogni caso, auguri alle aziende vinicole che opteranno per le bottiglie di carta. A proposito: finiranno nella carta anche i vini spumanti?

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