Le eterne grandi opere pubbliche siciliane servono al Nord Italia

Foto tratta da Lavori pubblici
Due sceneggiate ferroviarie: la Circumetnea di Catania e il Passante ferroviario di Palermo

Negli ultimi venti anni in Sicilia non è stata completata nemmeno una grande opera pubblica. Zero. La segretaria del PD, Elly Schlein, si preoccupa che il Pnrr non finanzierà due lotti dell’autostrada Palermo-Catania. Intanto l’autostrada Palermo-Catania è stata completata negli anni ’70 del secolo passato. In questa disgraziata autostrada da un decennio, forse da un quindicennio, forse da sempre perché è un’autostrada nata male, sono in corso lavori di manutenzione. Sono lavori eterni, che non finiscono mai. Nell’autostrada Palermo-Catania i lavori di manutenzione, invece di ridursi con il passare del tempo, aumentano. In parole più semplici, i cantieri per i lavori di manutenzione, con il passare degli anni, invece di diminuire crescono di numero. Vorremmo tranquillizzare la segretaria del PD: cara signora Schlein, non si preoccupi dei fondi per gli eterni lavori dell’autostrada Palermo-Catania: lì i soldi non mancheranno mai! In parola semplici, anche i lavori di manutenzione dell’autostrada Palermo-Catania seguono i ‘ritmi’ truffaldini delle grandi opere pubbliche siciliane. I lavori della Circumetnea iniziarono nella notte dei tempi e ancora non sono finiti. Nessuno oggi è in grado di dire quanto è costata fino ad oggi la Circumetnea di Catania. Sempre per restare alle opere ferroviarie, nessuno sa quando verrà completato il Passante ferroviario di Palermo, opera che dovrebbe collegare l’aeroporto Falcone-Borsellino, già Punta Raisi, con il capoluogo siciliano, per proseguire fino a Cefalù. Da almeno un decennio “manca solo un piccolo tratto”; il tutto ‘condito’ con la vena d’acqua pescata durante i lavori dalle parti del Palazzo Reale di Palermo… Il tempo intanto scorre, scorre, scorre… Da quello che si sa fino ad ora il Passante ferroviario di Palermo è costato oltre un miliardo di euro. Nessuno sa quando verrà completata un’altra opera ferroviaria: la ‘chiusura’ dell’Anello ferroviario di Palermo. Nove mesi fa il completamento dei lavori di tale opera era previsto per il primo semestre del 2024. Ora hanno ‘acchiappato’ altri 140 milioni di euro del Pnrr e i lavori si allungheranno per altri quattro anni! A questo servono in Sicilia i fondi del Pnrr: non per completare i lavori delle grandi opere pubbliche, ma per ‘allungare il sugo’. E che dire dei raddoppi ferroviari? Se ne parla dagli anni ’50 del secolo passato. Da allora ad oggi saranno stati raddoppiati, sì e no, un centinaio di chilometri di rete ferroviaria sparsi qua e là. Non c’è il raddoppio ferroviario tra Palermo e Messina, non c’è il raddoppio ferroviario tra Palermo e Catania. Solo chiacchiere e montagne di denaro pubblico andato in fumo. Mancanza di investimenti? Assolutamente no. I lavori per i raddoppi ferroviari siciliani vanno avanti a singhiozzo dagli anni ’80. Soldi pubblici a bizzeffe per lavori che non finiscono mai!   

Il valzer della Palermo-Agrigento

Non va meglio nelle autostrade e nelle strade. Abbiamo già accennato agli eterni lavori di manutenzione della Palermo-Catania, con i cantieri che, invece di diminuire, aumentano con il passare del tempo. Considerato che debbono rifare alcuni tratti di tale autostrada, è stato calcolato che i “lavori di manutenzione lungo l’autostrada Palermo-Catania” si protrarranno fino al 2045, poi si vedrà. Della nuova strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento si parla dalla seconda metà degli anni ’80. Dopo quasi trent’anni di ‘riflessione’ – per la precisione, una quindicina di anni fa – sono ‘finalmente’ iniziati i lavori. Non hanno cominciato a lavorare da Palermo o da Agrigento ma dal centro: e da quando hanno iniziato non sono mai andati avanti. Cinque anni da Alfio Di Costa, ingegnere, ha descritto così i lavori della nuova autostrada Palermo-Agrigento in un’inchiesta pubblicata da I Nuovi Vespri: “Palermo-Agrigento. Probabilmente qualcuno voleva progettare, nei primi anni ’50 del secolo passato, l’autostrada Agrigento-Palermo che, riprendendo il percorso delle Strade Statali 121 ‘Catanese’ da Villabate al Bivio Manganaro e S.S. 189 ‘Valle dei Platani’ da bivio Manganaro fino ad Agrigento, collegava i due capoluoghi. Spesso, ahimè, in Sicilia si inizia con il progettare una chiesa e si finisce per realizzare una sagrestia: credo proprio che, con la Palermo-Agrigento, sia accaduto questo. Il percorso lungo circa 120 km è fra i più trafficati di Sicilia e spesso definita ‘la scorrimento veloce della morte’. Risente, a mio modo di vedere, oltre che di una progettazione vecchia e non adeguata nemmeno al tempo della stessa progettazione, di grandi problemi di sicurezza e di svincoli progettati e realizzati in modo assurdo; di ‘trazzere’ e di strade provinciali che si immettono direttamente nel percorso. Quest’opera ha visto impegni di spesa spropositati con risultati scadenti. Basti pensare che solo per il rifacimento del tratto che va da Lercara Friddi a Bolognetta – è storia di questi anni – è stato speso oltre un miliardo di euro! Templi biblici, sprechi e anche errori. Un esempio fra tutti: la realizzazione del viadotto Scorciavacche, inaugurato prima del Natale del 2013 e crollato parzialmente dopo sette giorni per problemi strutturali. Tutt’ora in questa strada ci sono lavori in corso. La nuova strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento doveva essere completata entro il 2016. Non credo che ad oggi qualcuno ne possa prevedere la data del suo completamento e se sarà veramente una superstrada o uno scorrimento veloce sicuro e moderno; se pensiamo che chi la percorre deve preventivare oltre due ore per arrivare da Agrigento a Palermo e viceversa, ebbene, abbiamo detto tutto!”. Ci sono novità dopo cinque anni? Dal punto di vista economico sì, nel senso che, al miliardo di euro speso cinque anni fa, si è aggiunta un’altra montagna di soldi. Nessuna novità, invece, sul piano concreto: i lavori ‘proseguono’ ma nessuno sa quando verranno completati. Tempo e soldi pubblici scorrono.

Il buco nero della Caltanissetta-Agrigento

Andiamo all’autostrada Agrigento-Caltanissetta. Ancora Alfio di Costa cinque anni fa: “Fra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70 viene progettata la Strada Statale 640 che da Porto Empedocle attraversa la Valle dei Templi a sud della città di Agrigento e percorre i territori di numerosi Comuni delle due provincie, fino a Caltanissetta. La strada è lunga circa 70 km e per molto tempo è stata chiamata ‘scorrimento veloce’. Oltre a collegare Porto Empedocle a Caltanissetta, si incrociavano i bivi per Favara, Racalmuto, Canicattì, Serradifalco, Delia, San Cataldo. La strada costituisce la principale via di comunicazione tra Agrigento e Caltanissetta ed il collegamento all’autostrada A19 Catania-Palermo. La vecchia Strada Statale 640 era a carreggiata unica con una corsia per senso di marcia e incrociava lungo il suo percorso la Strada Statale 189 Agrigento-Palermo, la Strada Statale Canicatti-Licata e la Strada Statale 626 Caltanissetta-Gela. La superstrada risentiva di una vecchia progettazione con accessi diretti sia di trazzere, sia di stradelle interpoderali. Agli inizi anni duemila si pensa ad una riqualificazione trasformandola in strada extraurbana principale con importanti lavori di ammodernamenti finalizzati, oltre che al notevole miglioramento della viabilità e della sicurezza, al sostegno dello sviluppo economico del territorio. La fine dei lavori era prevista entro il 2018. Non vado lontano dal vero se stimo in oltre due miliardi di euro le somme per ammodernare questi 70 km che prevedono due carreggiate con due corsie oltre la corsia d’emergenza. A mio parere i costi finali sono eccessivi per il risultato che sarà ottenuto, non credo prima della fine del 2019”. Pensate un po’, cinque anni – cioè nel 2018 – l’ingegnere Di Costa pensava che la nuova autostrada strada Agrigento-Caltanissetta sarebbe stata completata l’anno successivo, nel 2019 con una spesa di 2 miliardi di euro. Siamo nel 2023 e la nuova autostrada Agrigento-Caltanissetta non è stata ancora completata. Quanti altri soldi sono stati spesi? Non si sa. Si sa che, nel 2025, Agrigento sarà la Capitale della Cultura italiana e, di conseguenza, le cricche che gestiscono le grandi opere pubbliche siciliane senza fine dovranno ‘mollare l’osso’. Considerato che del completamento della nuova autostrada Palermo-Agrigento non se ne deve nemmeno parlare, dovranno per forza di cose aprire l’autostrada Agrigento-Caltanissetta. Lo faranno a fine 2024, all’italiana: la apriranno quanto basterà per la durata di Agrigento Capitale italiana della Cultura; poi inizieranno i lavori di ‘manutenzione’ modello autostrada Palermo-Catania…

La Nord-Sud e la seconda puntata del serial “Il Ponte sullo Stretto di Messina”

Non vi tediamo troppo con la strada a scorrimento veloce Nord-Sud: semplificando, diciamo che è una strada che dovrebbe collegare Mistretta, provincia di Messina, con Gela. Dovrebbe essere la strada dei due mari, per collegare la riviera tirrenica con la riviera mediterranea. Il condizionale è d’obbligo, perché questa strada è ‘in corso di realizzazione’ da oltre 70 anni. Quest’opera è importante sotto il profilo della ‘sociologia appaltizia italica’. Ci spieghiamo meglio. Mentre tutte le altre grandi opere pubbliche siciliane sono affidare a gruppi economici e imprenditoriali nazionali che dalla fine degli anni ’80 fino ai nostri giorni si sono fatti i classici ‘bagni’, ‘inghiottendo’ montagne di denaro pubblico, la strada Nord-Sud è stata assegnata al ‘sistema Sicilia’ (prima, quando c’era la lira, montagne di miliardi di lire di fondi nazionali e regionali; dal 2002 in poi, da quando c’è l’euro, soprattutto fondi europei e un po’ di fondi nazionali. La cosa viene fatta con discrezione: ogni tanto, senza clamore, si finanzia un tratto di questa strada, nella serena e solare convinzione che non verrà mai completata. E così è stato per oltre 70 anni. Una ‘mammella’ eterna riservata agli ‘amici’ siciliani. Le altre grandi opere pubbliche sono, invece, appannaggio’ di imprese del Nord che coinvolgono, a basso prezzo, le imprese locali. Il tutto con la connivenza delle organizzazioni sindacali siciliane che reggono il gioco alle grandi imprese del Nord. Di mezzo ci sono fallimenti, licenziamenti, riprese dei lavori, concordati e tanto altro lavoro per i ‘cultori’ del Diritto amministrativo alla siciliana. Il Diritto amministrativo alla siciliana è una forma di applicazione delle norme in materia di opere pubbliche che ora funziona come ‘Diritto’ e ora funziona come ‘Rovescio’, a seconda della convenienza. Nei casi in cui sono coinvolte le imprese nel Nord funziona a tutela delle imprese del Nord, che trattano la Sicilia come una colonia. Quando leggete o sentite dire che “in Sicilia mancano gli investimenti pubblici” sappiate che vi stanno raccontando grandi minchiate. A partire dal 2001, in Sicilia, per la finta realizzazione di grandi opere pubbliche, sono arrivati più fondi pubblici dei fondi arrivati in Lombardia e Veneto messi insieme. La parola “finta” indica che tutti – grandi imprese del Nord, imprese locali, politici italiani e siciliani e sindacalisti in salsa sicula – sanno che sono opere che, in buona parte, non verranno mai completate; e se qualcuna verrà completata si scopriranno problemi dopo un paio di anni e inizieranno le opere di manutenzione…  Direte: e il Nord leghista non si lamenta? No, perché il ‘manico’ di queste grandi opere pubbliche eterne, come sottolineato, lo tiene il Nord Italia, cioè i grandi gruppi economici e imprenditoriali nel Nord. Insomma, il silenzio sulla cosiddetta ‘appaltopoli’ siciliana conviene al Nord Italia, soprattutto ora che la Lega di Matteo Salvini sta ‘pilotando’ la seconda puntata del serial “Il Ponte sullo Stretto di Messina”. La prima puntata – chi ha un po’ di memoria lo ricorderà – andò in scena con il Governo Berlusconi 2001-2006, quando alcune imprese del Nord Italia gestirono gli ingenti fondi per la progettazione. L’operazione, allora, prevedeva il progetto del Ponte di Messina a beneficio delle imprese  del Nord: e così fu. I lavori non iniziarono mai con la scusa che nel 2006 il centrodestra di Berlusconi perse le elezioni. Nel 2008 tornò il Governo Berlusconi ma i lavori per il Ponte di Messina non iniziarono lo stesso. Ora la sceneggiata si sta ripetendo.        

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