In Germania sull’onda delle proteste popolari si va verso le dimissioni del Cancelliere Scholz. Contestate anche Ursula von der Leyen e le politiche dell’Unione europea

I ‘leccaculo’ dell’europeismo cercano di etichettare la protesta popolare come un complotto delle destre. In realtà gli agricoltori tedeschi e anche tanti lavoratori di altri settori economici contestano il Governo Scholz e la Ue. Torna la tensione anche nell’Europa dell’Est contro le importazioni di grano ucraino
Foto tratta da Il Riformista

“La destra dietro le proteste degli agricoltori in Germania”. “La destra dietro le proteste dei camionisti in Germania”. La “destra” di qua, la “destra” di là. E ancora: “Il Governo del Cancelliere Olaf Scholz è saldo”. “La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen completerà il proprio mandato”. Sì, in queste ore convulse i ‘leccaculo’ del potere europeista, con i loro mezzi di informazione privi di credibilità, stanno facendo di tutto per minimizzare le proteste popolari in Germania che, peraltro, si vanno diffondendo in altri Paesi europei, dall’Olanda al Belgio, dall’Austria alla Francia, fino ai Paesi dell’Europa dell’Est che già nell’Agosto dello scorso anno si sono ribellate all’Unione europea bloccando sia il grano, sia i camionisti provenienti dall’Ucraina. In queste ore anche gli agricoltori dei Paesi dell’Europa dell’Est sono in fibrillazione e sono sempre più contrari alle importazioni di grano dall’Ucraina e ai camionisti ucraini. La realtà, insomma, è esattamente opposta a quella raccontata dai mezzi di informazione officiali di quello che resta di un’Unione europea di pagliacci e di propalatori di bugie. Il popolo tedesco – non soltanto agricoltori ma anche camionisti e lavoratori di altri settori – si sono rotti i cabbasisi del Governo Scholz e dell’Unione europea. Chiedono le dimissioni del Cancelliere Scholz e della presidente della Commissione europea von der Leyen. Contestano, contemporaneamente, la politica tedesca e la politica europea. E allora?

In Francia il presidente Emmanuel Macron è letteralmente terrorizzato dal possibile ritorno dei Gilet Gialli. Il ‘tradimento’ politico del Rassemblemen National di Marine Le Pen

Con molta probabilità, le manifestazioni popolari proseguiranno per tutta la prossima settimana con la richiesta di dimissioni del Cancelliere Scholz. Sulla von der Leyen la posizione è meno intransigente perché è ormai alla scadenza del mandato. Ma va da sé che la signora Ursula non potrà ricandidarsi alla guida della presidenza della Commissione. E nel resto d’Europa che aria tira? In Olanda la protesta popolare dovrebbe prendere vigore, anche se in verità il Governo ‘europeista’ di Mark Ruttle è stato sconfitto alle recenti elezioni politiche. In Olanda gli agricoltori hanno dato vita a un partito – il BBB – ed è probabile che si facciamo sentire. Ricordiamo che il passato Governo Ruttle avrebbe voluto chiudere 20 mila stalle circa perché ritenute inquinanti. In realtà, il passato Governo olandese ha provato a eliminare la zootecnia per promuove cibi alternativi innaturali. Ma è stato sconfitto. Anche in Belgio monta la protesta e, questa volta, non sono solo gli agricoltori della Vallonia a protestare ma tutti gli agricoltori del Belgio. Proteste anche in Austria e in Francia. In quest’ultimo Paese il presidente Emmanuel Macron è letteralmente terrorizzato dal possibile ritorno dei Gilet Gialli che, una protesta che è nata nelle campagne francesi dove la situazione resta esplosiva, se è vero che gli agricoltori lamentano un aumento del costo dell’acqua per irrigazione di quasi il 150% e un aumento del 22% della tassa sui prodotti fitosanitari. A cui si somma il costo elevato dei carburanti agricoli. Un aiuto a Macron arriva da tempo dal Movimento della destra di Marine Le Pen che con il suo Rassemblement National, sottobanco, garantisce in Parlamento la sopravvivenza dell’attuale Governo francese. In pratica, un tradimento verso i propri elettori, in cambio, si dice, di un possibile accordo elettorale con Macron alle prossime elezioni politiche. Ma non è detto che i Gilet Gialli non tornino in azione alla faccia del tradimento politico del Rassemblement National. Anzi.

In Italia, dalla Calabria in su, gli agricoltori sono contenti. Soprattutto di tornare a pagare l’IRPEF sui terreni agricoli. L’unica Regione dove monta la protesta è la Sicilia dove la chat del movimento è andate in tilt per l’elevato numero di agricoltori della nostra Isola che vuole dare vita a una rivolta

E in Italia? L’unica Regione dove piano piano monta la protesta è la Sicilia. nel resto d’Italia gli agricoltori sono ricchi e felici. Non si spiega altrimenti il silenzio degli agricoltori italiani – ad esclusione della Sicilia – che non hanno protestato nemmeno davanti a un provvedimento destinato a maggiorare i costi a carico degli stessi agricoltori: la reintroduzione del pagamento dell’IRPEF sui terreni agricoli a partire da quest’anno. Ieri abbiamo citato un esempio: un produttore di uva da vino siciliano, al quale ogni anno scippano il prodotto per pochi spiccioli, dovrà pagare circa 90 euro di IRPEF ad ettaro. Il ritorno dell’IRPEF si va a sommare all’aumento del costo del carburante agricolo, all’aumento del costo dell’acqua per l’irrigazione, all’aumento del costo dell’energia (non c’è solo il carburante agricolo, ci sono anche le bollette elettriche a carico degli agricoltori), all’aumento del costo delle sementi, all’aumento del costo dei fertilizzanti, all’aumento dei costo dei trattoristi, all’aumento del costo delle mietitrebbie. Tutto questo, a quanto pare, non è un problema per gli agricoltori dalla Calabria in su. Buon per loro che sono ricchi. Non è così in Sicilia dove la protesta cresce di giorno in giorno. Il fatto che ci siano per ora solo due presidi – uno a Bolognetta, provincia di Palermo, e uno a Poggioreale, provincia di Trapani, significa poco. Il polso della situazione lo si ha seguendo la chat, dove in pochi giorni il numero di iscritti scoppia, tanto che si parla di una seconda chat, tale è la crescita esponenziale degli agricoltori siciliani che si vogliono unire alla protesta. In queste ore si discute di trovare un luogo al centro della Sicilia dove riunirsi ma si teme che il numero di agricoltori siciliani che interverrebbero potrebbe essere notevole con problemi logistici che non sarebbe facile risolvere. Con il bel tempo non ci sarebbero problemi, mentre in Inverno trovare un locale in grado di ospitare tante persone non è facile.

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