La ‘matrigna’ Unione europea che oggi massacra gli agricoltori si ricordi che i fratelli Gracchi sono passati alla storia per aver tutelato il popolo con la riforma agraria

di Andrea Piazza

Per rendere giustizia agli agricoltori ci vuole una legge per obbligare il venditore finale ad indicare prima del prezzo di vendita l’importo riconosciuto al produttore

In data 17 Gennaio 2024, il mondo agricolo siciliano si è incontrato e confrontato sulle problematiche che penalizzano le attività produttive. Ci sono stati numerosi interventi e nelle battute finali, per non alleviare gli astanti, anche quello mio. Nella mia conclusione ho sollevato la necessità, affinché il legislatore nazionale intervenga per obbligare il venditore finale ad indicare prima del prezzo di vendita l’importo riconosciuto al produttore. Il fine è quello di tutelare attraverso la corretta informazione i contraenti deboli, ovvero i produttori agricoli ed i consumatori. L’esempio del latte è emblematico: all’allevatore viene pagato, se va bene, 0,40 centesimi di euro per essere rivenduto a 2 euro. Gli allevatori vengono vessati, i commercianti si arricchiscono. L’auspicio di un intervento normativo sarebbe finalizzato, per mezzo del sacrosanto diritto alla corretta informazione, a contrastare la speculazione nei passaggi di transito in filiera tra l’agricoltore ed il consumatore finale. In aderenza allo Stato di diritto, un’adeguata informazione del consumatore gli consentirebbe, attraverso il meccanismo della legge della domanda e dell’offerta, di decidere ed influire incidentalmente sulla filiera. Peraltro, quando parliamo di cibo, ovvero di ortaggi, frutta, carne, pesce, derivati dal frumento come il pane, la pasta e via continuando, l’informazione agevolerebbe noi tutti a decidere consapevolmente come e dove acquistare. (sopra i fratelli Gracchi, foto Wikipedia)

L’obbligo informativo introdotto per legge ‘sgamerebbe’ le condotte penalmente rilevanti per frode in commercio

Sarebbe indubbio che, qualora venisse riconosciuto il diritto all’obbligo informativo, ove non fosse rispondente, si tipizzerebbe una condotta penalmente rilevante legata alla frode in commercio. È un paradosso del meccanismo della filiera che, il soggetto produttore ovverosia colui che genera il prodotto assuma tutti i rischi “avversità atmosferiche, costo variabile mezzi, gasolio, concime etc.” in buona sostanza consegnandolo “senza necessità di finire innanzi il giudice rumeno” al guinzaglio degli operatori in filiera. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, lo schema di funzionamento, sotto taluni aspetti, si presenta similare alle leve del capitalismo finanziario. Ovviamente sotto l’aspetto produttivo tra l’agricoltore e le banche di emissione c’è una differenza abissale, il produttore della terra produce attraverso la propria fatica i frutti in sintonia a madre natura, il banchiere diversamente raccoglie i frutti derivanti da pezzi di carta che, a differenza del gioco del Monopoli, hanno valore legale. L’utilità del frutto naturale appaga un nostro bisogno fisiologico, diversamente il frutto finanziario soddisfa a pochi di appagare un desiderio mentale, con la differenza che lo scambio naturale “il baratto” è sempre possibile anche in tempi di guerra, crollo finanziario etc.

La classe politica italiana, a parte qualche eccezione, ha optato per l’impopolarità pur di non contestare l’illogico e farlocco “green deal”. La lezione dimenticata dei fratelli Gracchi

Nell’ultimo trentennio, da Maastricht ’92 ad oggi, si è invertito il rapporto prevalendo la finanza sui diritti alla persona. Prima erano i partiti ideologici a dettare il ritmo finanziario-sociale, ma dopo l’unificazione delle due Germanie sono state le istituzioni finanziarie attraverso le multinazionali a dettare la linea ai partiti post ideologici. Sforzandosi, lor Signori sono riusciti a concepire anche una linea etica, la nuova eldorado che dovrebbe salvare tutti i cittadini comunitari, non solo i buoni ma anche i cattivi, il nuovo verbo della sbandierata crociata progressista, il “green deal”. Guai a metterlo in discussione, il sacro verbo, gli eretici come “i grilli umani ovvero gli agricoltori” rischierebbero, qualora violassero la nuova legge integralista, il collo come accade al povero Galileo Galilei che la sacra istituzione obbligò ad abiurare per salvarsi dal rogo. Passano i secoli ma al dunque i meccanismi di pressioni restano classici. Al momento, la nostra classe politica nazionale, a parte qualche eccezione, non è da meno, se è vero che ha optato per l’impopolarità pur di non contestare l’illogico e farlocco “green deal” . Infatti tutti sono pronti ad agire come quando il caro bollette ha bruciato le carni vive di famiglie e imprese, ipotizzando un intervento traslativo per onerare pantalone (lo Stato) a sobbarcarsi i costi, invece di intervenire per fermare le deliberazioni scellerate. In conclusione il reale portatore dell’interesse, in stretta connessione persona-natura, è il bistrattato agricoltore che, per sopravvivere, è costretto a contestare la ‘matrigna’ Unione europea che, deliberatamente, ha scelto di stare dalla parte dei patrizi contro i tribuni della plebe Ma la storia ci ricorda che, anche se fu persa la battaglia a prezzo della vita, alla fine i fratelli Gracchi passarono alla storia per avere introdotto la riforma agraria per tutelare il popolo dagli abusi.

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