La protesta degli agricoltori in Europa scatenerà un ‘Gran Bordello’ perché la guerra in Ucraina farà saltare l’euro e ogni Paese europeo bloccherà le importazioni da Africa, Asia e Canada

Proviamo a raccontare perché la protesta degli agricoltori europei non si fermerà alla faccia dei venduti al liberismo economico che, con la faccia come il culo, pontificano ancora oggi sulla ‘bontà’ della criminale globalizzazione dell’economia

Le proteste degli agricoltori nell’Unione europea (sopra proteste degli agricoltori a Parigi, foto Byoblu) non hanno mai avuto grande fortuna. Almeno fino allo scorso anno è stato così. Nel 2016 solo gli agricoltori della Vallonia hanno protestato contro il grano canadese. protesta solitaria. Lo scorso anno, in Olanda, c’è stata la fiammata degli allevatori che il passato Governo olandese di Mark Rutte, in combutta con l’Unione europea, avrebbe voluto penalizzare eliminando circa 30 mila allevamenti. E’ successo un ‘casino’ e Rutte ha perso le elezioni politiche. Oggi siamo nel pieno della protesta degli agricoltori in tanti Paesi dell’Unione europea. Proprio in queste ore gli agricoltori tedeschi hanno bloccato le vie di traffico che portano ad alcuni porti della Germania e, tra questi, c’è il porto di Amburgo, uno dei più importanti d’Europa. In Germania lo scontro tra agricoltori e il Governo del Cancelliere Olaf Scholz è frontale. Gli agricoltori contestano la riduzione dei sussidi per l’acquisto del diesel a uso agricolo ma il Governo si è impuntato. Questo è solo un punto di scontro.

Il ‘tradimento’ del Rassemblement National di Marine Le Pen finito fra le ‘braccia’ di Macron

In Francia la situazione è ondivaga. Ci sono momenti in cui la protesta sale di tono e momenti in cui sembra che debba rientrare. Oggi, per esempio, alcuni mezzi d’informazione danno gli agricoltori pronti a trattare con il nuovo Governo francese di Gabriel Attal e altri mezzi d’informazione che raccontano che gli agricoltori francesi potrebbero occupare la sede del Parlamento europeo a Strasburgo. Questi alti e bassi sono dovuti al fatto che un partito che, sulla carta, dovrebbe stare all’opposizione, il Rassemblement National di Marine Le Pen, sottobanco, ora sì e ora no sostiene il presidente Emmanuel Macron e il nuovo capo del Governo Attal. La sensazione è che la Le Pen alla fine inciamperà nelle contraddizioni e la protesta degli agricoltori francesi trionferà comunque perché la Ue non è in grado di dare agli agricoltori risposte sui problemi di fondo.

Ursula von der Leyen si è ‘rimangiata’ il provvedimento sui pesticidi

Protestano anche gli agricoltori del Belgio, gli agricoltori della Spagna, gli agricoltori della Grecia, gli agricoltori della Romania, gli agricoltori della Polonia e gli agricoltori dell’Italia. In queste ore la presidente della Commissione europea, Ursula von derr Leyen, si è rimangiato il provvedimento che dovrebbe ridurre l’uso di pesticidi. Il provvedimento non è sbagliato ma avrebbe dovuto essere accompagnato da alternative. Facciamo un esempio semplice: ammettiamo per ipotesi che eliminando alcuni pesticidi gli agricoltori europei perdano il 25-30% della produzione. La Commissione europea avrebbe dovuto prevedere un ristoro. Invece non solo la Commissione europea vuole ridurre i pesticidi, non solo non prevede ristori per la riduzione di pesticidi ma vorrebbe addirittura ‘infilare’ le mani nelle tasche’ degli agricoltori riducendo gli aiuti.

L’impossibilità delle aziende agricole europee di competere con Paesi dove i lavoratori agricoli sono veri e propri schiavi

La Ue ha deciso di ‘risparmiare’ sugli agricoltori perché, sotto il profilo economico, è con il ‘culo a terra’. In queste ore, su ‘ordine degli USA, la Commissione europea ha erogato 54 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina. Non solo. Deve assistere i profughi arrivati dall’Ucraina che dovrebbero essere da 14 a 16 milioni. Qualcuno questi esborsi li deve pagare. Così la Commissione europea e alcuni Paesi dell’Unione hanno deciso a tavolino di massacrare gli agricoltori, anche per favorire la carne sintetica, gli insetti a tavola e gli impianti fotovoltaici al posto dell’attività agricola. La richiesta più importante degli agricoltori europei è il blocco delle importazioni di prodotti agricoli da Asia, Africa, Canada, Sudamerica e via continuando. Queste importazioni distruggono le aziende agricole europee, che non possono competere con Paesi dove i costi di produzione – a cominciare dal costo del lavoro agricolo – sono in media del 90% in meno rispetto ai costi di produzione dell’agricoltura europea. Questo avviene perché i questi Paesi i lavoratori non hanno diritti ma sono schiavi. La Ue è tra due fuochi: è in grande difficoltà perché non sa più dove trovare i soldi per foraggiare l’Ucraina; e non può bloccare le importazioni di prodotti agricoli dall’universo mondo perché creerebbe problemi alle multinazionali. Queste ultime fanno affari nei Paesi del mondo che, in cambio, esportano i propri prodotti agricoli ‘uccidendo’ le imprese agricole europee. Nelle teste bacate degli ‘europeisti’ e dei ‘capi’ delle multinazionali gli agricoltori europei dovrebbero accettare di soccombere per fare guadagnare una barca di soldi alle stesse multinazionali che si farebbero i ‘bagni’ anche con la carne sintetica, con gli insetti a tavola e con i pannelli fotovoltaici. Ma non sarà così, perché succederà un ‘Gran Bordello’ e, alla fine, i Governi di ogni Paese europeo, con o senza Ue, saranno costretto a bloccare le importazioni di prodotti agricoli dall’universo mondo.

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