La storia di San Michele che con il suo esercitò fronteggiò Lucifero piegandolo per essere poi promosso “capo di tutte le milizie celesti” e anche “terrestri”

di Frate Domenico Spatola

“Lucifero e la combriccola si saranno rivelati un osso duro, a vedere i danni successivi”

Storie di Angeli ne appresi fin da bambino, ma quella di Michele mi affascinava. Me ne parlò un devoto suo omonimo. Il racconto che anche in cielo si guerreggiasse, come nei films facevano gli indiani e i cowboys, mi intrigava. Anche certi angeli poi non dovevano essere “stinchi di santo”, se fecero comunella con quello più bello e si ribellarono a Dio. Fu occasione ghiotta per Michele, che poté emergere in tutta bravura e fedeltà. Corazza d’oro, come l’elmetto ornato dalle variopinte piume a pennacchio e la spada scintillante in acciaio inox. Senza tentennamenti, col suo esercito fronteggiò l’avversario, dal nome vanamente promettente: Lucifero, “portatore di luce”. Sulla durata di quella battaglia, non mi disse nulla, né io gli chiesi. Immagino che non si fosse esaurita in poco tempo perché, anche se Michele aveva dalla sua Dio e la folta schiera di Angeli buoni, Lucifero e la combriccola si saranno rivelati un osso duro, a vedere i danni successivi. E poi si sa quando le guerre iniziano e non si capisce quando finiscono. Per farla breve, Michele conseguì, con soddisfazione, la vittoria e, in corteo trionfale, tra ali di angeli sul cocchio dorato fino a Dio, fu promosso a “capo di tutte le milizie celesti” e, per imitazione, anche “terrestri”.

“L’arcangelo Michele, per la sua missione, rimane icona della ‘unicità di Dio’ e nessuno si può sostituire a lui”

Qualche tempo fa mi capitò tra le mani un opuscolo di profezie di un anonimo del IV secolo, dal titolo enigmatico: “I segreti di Enoch“. Raccontava stessa storia, ma con la morale che neanche in Paradiso si poteva stare in pace. Si trattava di una favoletta, plagiata sulla duplice profezia di Isaia e di Ezechiele. Un buon tempone, forse a corto di ispirazione, elaborò le invettive che i due profeti avevano fatto contro i despoti e i tiranni del loro tempo, e ne elaborò una parodia in dramma. Il contenuto del libretto ebbe fortuna, e purtroppo continua ad averne, per la credulità di tanta gente, anche ai nostri giorni. L’arcangelo Michele, per la sua missione, rimane icona della “unicità di Dio” e nessuno si può sostituire a lui. Il suo motto è nel nome che porta. In ebraico vuol dire: “Chi è come Dio?”. Senza risposta.

Foto tratta da Famiglia Cristiana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *