La tragedia di Altavilla Milicia: meglio evitare evocazioni dell’onirico intrecciato al diabolico appiglio nei più fragili e suggestionabili

di Frate Domenico Spatola

Nel caso in questione pare la conclusiva evoluzione di qualcosa già percepito

La tragedia di Altavilla Milicia ci ha lasciato basiti. Notizia di follia schizzata all’interno di una famiglia, che si diceva “normale”, almeno fino a non molte ore fa. Oggi quella “normalità” spaventa nella forma belluina e oltre il pensabile. Uccidere moglie e due figli, innocenti, è estremo gesto non isolato e di un momento. Per carità, anche quello potrebbe accadere in un raptus di pazzia, ma nel caso in questione pare la conclusiva evoluzione di qualcosa già percepito. Toccherà agli inquirenti vagliare dinamiche e fatti. Vale tuttavia la pena dichiarare che, a furia di convincere di presenze del male esterne all’uomo, il passaggio dalla voglia del “malicidio” all’omicidio diventa fatale, motivato da convinzione pelosa nell’interesse della vittima. “Non uccido te, ma il diavolo che c’ è in te!” (sic!). Restiamo addolorati, perché non è bypassabile in maniera indifferente un eccidio d’altri tempi oscurantistici per ragioni che andrebbero lette nei libri impolverati di Storia del più bieco Medioevo. Tutti gli educatori, religiosi in primis, evitino evocazioni nell’onirico intrecciato al diabolico, per il facile appiglio nei più fragili e suggestionabili. Parlare d’amore ritengo sia più educativo e senza confronti.

Foto tratta da Nuovo Sud

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