L’acciaieria super-inquinante di Taranto sta chiudendo i battenti. Ora bisogna sbaraccare industrie chimiche e raffinerie che inquinano la Piana di Siracusa

Finalmente il ‘mostro’ industriale che da decenni inquina Taranto e il circondario verrà chiuso, con grande sollievo della popolazione. Il colpo di grazie è arrivato dall’inquinamento provocato dal benzene

L’acciaieria di Taranto (foto sopra tratta da Il Fatto Quotidiano) che da decenni avvelena questa bellissima città pugliese ha i giorni contati. Arcelor Mittal, il gruppo imprenditoriale indiano che fino ad oggi ha gestito lo stabilimento industriale ex ILVA si sta chiamando fuori. Il Governo nazionale di Giorgia Meloni ha provato a convincere gli indiani a ‘cacciare’ 320 milioni di euro per aumentare il capitale. Ma è arrivato un “No” grande quanto una casa. Perché sta succedendo tutto questo? Per due semplicissimi motivi. In primo luogo va detto che quando gli indiani hanno messo piede a Taranto hanno chiedo il cosiddetto ‘scudo penale’ che gli è stato negato. In secondo luogo perché da qualche mese la Magistratura ha aperto una nuova inchiesta sull’inquinamento. I magistrati vogliono capire qual è il livello di inquinamento provocato dal benzene. Il problema è serio perché il benzene altamente inquinante che può portare alla morte. Leggiamo su Wikipedia: “L’inalazione di un tasso molto elevato di benzene può portare al decesso; un’esposizione da cinque a dieci minuti a un tasso di benzene nell’aria al 2% (ovvero 20 000 ppm) è sufficiente a condurre un uomo alla morte.[48] Dei tassi più bassi possono generare sonnolenzavertiginitachicardiamal di testatremoristato confusionale o perdita di coscienza. La dose letale per ingestione è di circa 50÷500  mg/kg (milligrammo di sostanza ingerita rispetto al peso dell’individuo espresso in chilogrammi). L’ingestione di cibi o bevande contenenti tassi elevati di benzene possono scatenare  vomitoirritazione gastrica, vertigini, sonnolenza, convulsioni, tachicardia, e nei casi più gravi provocare la morte. Il principale effetto di un’esposizione cronica al benzene è il danneggiamento dei tessuti ossei e la diminuzione delle cellule del midollo osseo, che può causare una diminuzione del tasso di globuli rossi nel sangue e un’anemia aplastica o una leucemia. Può anche dare origine a coaguli, difficoltà di coagulazione del sangue e indebolimenti del sistema immunitario. Il benzene è stato classificato dall’IARC come agente carcinogeno del gruppo 1.[55] La sua cancerogenicità è legata al suo comportamento da agente intercalante: esso infatti “scivola” tra i nucleotidi di un acido nucleico (come il DNA) provocando errori di lettura o scrittura del codice genetico; ciò danneggia la sintesi proteica e rende incontrollata la riproduzione cellulare (portando al cancro). Danneggia soprattutto le cellule germinali”.

L’unico soggetto che ha tutelato e continua a tutelare i cittadini di Taranto è la Magistratura

La situazione è diventata complicata. Ricordiamo che a Taranto questa industria inquinante è in attività dal 1965. Quanto aprì i battenti si chiamava Italsider ed era il quarto centro siderurgico d’Italia. Le polemiche sull’inquinamento di questa grande industria sono cominciate alla fine degli anni ’60 e non si sono mai placate. Stando a un Rapporto di valutazione di impatto sanitario dell’acciaieria di Taranto, condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) su richiesta della Regione Puglia, le morti premature, tra il 2012 e il 2022, sono state calcolate tra 270 e 430. Ci sono state negli anni altre vittime dell’inquinamento e tantissimi malati. Ne sanno qualcosa gli abitanti del quartiere Tamburi di Taranto, diventato famoso per l’inquinamento provocato dai fumi dell’acciaieria. Oggi la Magistratura si sta muovendo sul fronte dell’inquinamento da benzene, anche grazie ai dati forniti dalle autorità sanitarie pugliesi e dall’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Puglia. Detto in parole semplici, non si può più produrre acciaio inquinando Taranto e il circondario. E’ andata così dalla fine degli anni ’60 ad oggi ma ora non si può fare più. Morale: Invitalia – società che fa capo al Ministero dell’Economia – cerca di trovare soluzioni impossibili. La verità è che l’unico soggetto che ha tutelato e continua a tutelare i cittadini di Taranto è la Magistratura. La politica tarantina e pugliese – con riferimento a politici della Prima Repubblica e centrodestra e centrosinistra nella Seconda Repubblica – ha sempre retto il gioco agli industriali. L’acciaieria di Taranto chiuderà, perché nessun privato produrrà acciaio senza uno scudo penale e anche perché la crisi economica italiana provocata dalla guerra in Ucraina non consentirà al Governo di tenere in vita il polo siderurgico pugliese.

L’unico soggetto che ha tutelato e continua a tutelare i cittadini della Piana di Siracusa è la Magistratura

Non ci resta che sperare che anche in Sicilia vengano sbaraccati gli stabilimenti industriali che insistono nella Piana di Siracusa (foto sopra tratta da Wikipedia). Si sa, ad esempio, che il depuratore consortile di Priolo ha creato sempre problemi di inquinamento. L’impianto è stato sequestrato dalla Magistratura. Quello che è successo dopo non l’abbiamo capito. Ci auguriamo che i magistrati facciano chiarezza: se tale impianto continua a inquinare va chiuso. E andrebbero messe sotto controllo anche le raffinerie di petrolio, a cominciare dalla raffineria di Priolo che, lo ricordiamo, è ancora aperta grazie a un accordo tra la Russia di Putin e Israele di Netanyahu. A noi la storia che la raffineria di Priolo, soprattutto dopo la nuova guerra in Medio Oriente, si trovi in una botte di ferro non ci convince. Sappiamo tutti come stanno le cose a Priolo: i russi della Lukoil – che hanno rilevato negli anni scorsi la raffineria di Priolo – dovevano andare via dalla Sicilia dopo le sanzioni dell’Occidente alla Russia causa guerra in Ucraina. Invece Putin – che è in ottimi rapporti con Netanyahu – ha chiesto aiuto a Israele che, sulla carta, con un proprio gruppo, ha rilevato la raffineria di Priolo (qui i retroscena dell’accordo Russia-Israele per la gestione della raffineria di Priolo). Il dubbio è che i russi siano rimasti in Sicilia con la copertura di Israele che non può essere attaccata dagli Stati Uniti; mentre, grazie alla presenza dei russi, gli arabi non avrebbero motivo di creare problemi alla raffineria di Priolo. Queste certezze ‘granitiche’ a noi non convincono affatto. E’ noto che tra Priolo, Melilli e Augusta, a causa dell’inquinamento, i morti e i malati non si contano più, come ben sa Padre Palmiro Prisutto, il sacerdote di queste contrade che, da anni, denuncia gli effetti nefasti dell’inquinamento sulla salute pubblica. Per tanti motivi, questo è il momento di assestare un colpo alle fonti di inquinamento della Piana di Siracusa, magari facendo coincidere la liberazione di questa parte della Sicilia con la liberazione di Taranto dall’acciaieria. Com’è successo e come succede a Taranto, anche nella Piana di Catania solo la Magistratura ha difeso l’ambiente e gli abitanti. Sapete perché non è mai iniziato il risanamento del porto di Augusta? Perché sotto la sabbia c’è tanto di quel mercurio che nessuno sa dove andare a stipare. E sapete chi ha bloccato lo sversamento di mercurio nel mare di Augusta? Un giovane magistrato. Se fosse dipeso dalla politica ‘ascara’ lo sversamento di mercurio in mare sarebbe ancora in corso.

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