Le legittime proteste degli agricoltori: patto tra produttori e consumatori per eliminare l’intermediazione parassitaria dei commercianti. No ai pannelli fotovoltaici che penalizzano l’agricoltura

di Andrea Piazza

Sicilia doppiamente penalizzata dalle basi militari americane e dall’Unione europea che vuole togliere i terreni agli agricoltori per realizzare impianti fotovoltaici

Nel mio intervento la premessa è: che cosa è la Sicilia? Sotto il profilo militare apparteniamo agli USA e non all’Italia. Lo ricorda – in un articolo sulla Sicilia pubblicato da LimesDario Fabbri con il titolo “Se solo la Sicilia fosse italiana”. Il nostro credito geostrategico viene capitalizzato esclusivamente a Roma. Sul piano sostanziale la nostra è una terra che non perde l’occasione di essere assoggettata alla conquista di altri. È come se restassimo schiacciati dalla logica delle servitù (di romana istituzione) e precisamente il peso gravante sul proprietario di un terreno denominato fondo servente in favore del proprietario di un fondo vicino denominato fondo dominante. Per l’Unione europea, anche in relazione al business della produzione di energia da fonte rinnovabile, NOI siamo il territorio necessario. La nostra posizione genera appetiti speciali, a differenza della penalizzazione degli agricoltori di altre Regioni del Nord o di altri Stati comunitari, la scelta per sviluppare il modello di business non è soltanto di impoverire, ovvero di sottrarre disponibilità finanziarie MA accessoriamente di prendere possesso delle nostre terre. Quindi la Sicilia si trova in una posizione doppiamente penalizzata. Viviamo una fase di stravolgimenti sociali, dove i patrizi del capitalismo finanziario sono autorevolmente rappresentati nel Senato Europeo. La protesta degli agricoltori di tutta l’Europa ci fa riscoprire il valore di essere comunità per prevalere sul male. Questo particolare momento, nella dinamica ciclica dei corsi e ricorsi, ci proietta a ricordare il ruolo sociale dei tribuni della plebe, in particolare Tiberio Gracco, ispiratore della riforma agraria. Una riforma che, dopo la sua atroce fine, sarà completata dal fratello Gaio Gracco con la lex Sempronia agraria.

Basta con le speculazioni commerciali a danno degli agricoltori

La protesta sociale di questi giorni, con gli agricoltori che si battono contro le mille ingiustizie che sono costretti a subire dall’Unione europea e dalla globalizzazione dell’economia, deve riportarci ad unire i due anelli deboli della catena: da una parte gli agricoltori e, dall’altra parte, noi tutti soggetti finali della catena alimentare in senso lato, cioè NOI consumatori. La proposta a questo punto per dare un senso a tutto ed eliminare il segmento predatorio in filiera, che agisce sul medesimo schema del capitalismo finanziario, sarebbe di agevolare il rapporto tra le parti danneggiate. Sotto il profilo normativo sarebbe auspicabile che il legislatore, per fermare la speculazione del libero mercato, imponesse il diritto alla conoscenza da parte del consumatore, obbligando il venditore finale ad indicare il costo di acquisto dal soggetto produttore. Se scoprissimo che 1 kg di mele è stato acquistato dal produttore ad esempio a 0,20 euro e al supermercato lo trovassimo in vendita ad 1,50 euro, agevolmente scopriremmo – IVA inclusa – che in filiera è stato caricato l’importo di 1,30 euro per ogni kg di mele. La consapevolezza ci renderebbe coscienti, sarebbe possibile comprendere quale logica ha elevato il prezzo di tutti i beni acquisiti dal produttore: farina, frutta, carne, pesce e via continuando. Per poi sviluppare una riflessione sul Ponte di Messina. Serve veramente tale opera in una Sicilia che lamenta l’assenza di infrastrutture che non ci permettono di crescere o e sviluppare la nostra economia?

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *