Nel meraviglioso mondo degli agrumi siciliani. Senza intermediari le arance si vengono a 2,5-3 euro al chilo, 4 euro le arance bio. Parla Mario Pagliaro

Il Governo siciliano dovrebbe aiutare i piccoli produttori che non hanno ancora intrapreso il commercio diretto dal produttore al consumatore – sia esso online o fisicamente nei Mercati del Contadino – e quindi si ritrovano spesso a dover svendere il proprio prodotto a poche decine di centesimi al chilo

Il mese di Dicembre e il Natale portano sulla tavola di tutti gli italiani le arance, che in Italia sono coltivate quasi interamente in Sicilia, Calabria e Puglia. I benefici per la salute legati al consumo di agrumi sono ormai largamente acclarati. Meno chiari sono i benefici economici della coltura degli agrumi. E’ redditizio o no coltivare arance o limoni in Sicilia nel 2023? Per fare il punto della situazione abbiamo deciso di sentire Mario Pagliaro (foto sotto), il cui team al Cnr ha appena pubblicato uno studio aggiornato sull’economia degli agrumi in Sicilia. Pagliaro sostiene da tempo che l’agricoltura, il turismo, e l’energia solare siano i tre assi del nuovo sviluppo della Sicilia. 

Noi ricordiamo bene il tempo in cui le arance “in eccesso” venivano inviate al macero, con l’allora Comunità economica europea (Cee) che retribuiva gli agricoltori per distruggere il frutto del loro lavoro. Da allora la situazione è cambiata. Ma gli agrumicoltori continuano a lamentarsi: una volta dell’acqua che non arriva negli agrumeti della Piana di Catania, un’altra volta dei prezzi. Quindi partiamo da qui: i prezzi. A quanto vendono le arance e i limoni i produttori siciliani?

“Il mercato è ormai diviso in tre parti. Da un lato, i piccoli imprenditori che vendono tutta la loro produzione online direttamente a clienti di tutta Italia a prezzi largamente remunerativi per loro – e ancora accessibili ai clienti che pagano 2,5 oppure 3 euro al chilo le arance spedite in cassette: ad esempio, le squisite arance di Ribera. E ne pagano anche 4, di euro al chilo, per le arance coltivate in biologico. Dall’altra parte, i grandi produttori che vendono il loro prodotto direttamente alle società della grande distribuzione e alle aziende agrumarie senza intermediari. In mezzo, i piccoli produttori che non hanno ancora intrapreso il commercio diretto dal produttore al consumatore – sia esso online o fisicamente nei Mercati del Contadino – e quindi si ritrovano spesso a dover svendere il loro prodotto a poche decine di centesimi al chilo. E’ una situazione articolata e dinamica, in cui è evidente il conflitto di classe fra la classe agiata – fatta in questo caso di commercianti, e dai proprietari delle aziende della trasformazione o della grande distribuzione – e la piccola borghesia agricola. Così come è evidente ed oltremodo positivo che molte aziende abbiano trovato nel commercio elettronico diretto dal produttore al consumatore la soluzione al problema dei prezzi bassi che rendevano antieconomica l’attività agricola. Peraltro, i guadagni realizzati in anni di ottime vendite gli hanno consentito di convertire in biologico le produzioni, con un forte aumento del prezzo di vendita e dunque dei ricavi”.

IN AUMENTO I PREZZI DELLE ARANCE SICILIANE. LA CARENZA DI PRODOTTO CAUSATA DAI CAMBIAMENTI CLIMATICI

E sulle varie piazze nazionali a che prezzo vendono le arance siciliane?

“A prezzi in forte aumento su tutte le piazze. A Bologna, il 18 Dicembre le arance “navel” siciliane di maggior calibro erano vendute all’ingrosso a 2,5 euro al chilogrammo, in crescita del 40% rispetto allo scorso anno. Le squisite arance Tarocco di calibro intermedio a si vendono 2,3 euro al chilo, in crescita di quasi 60% rispetto allo scorso anno. A Padova, la crescita del prezzo per le stesse arance dal calibro piccolo a quello grande varia da +40% a + 79%. Aumenti analoghi in tutte le piazze, monitorate dalla società pubblica Bmti, incluse Torino, Bergamo, Verona e a Roma. I prezzi sono pubblici e pubblicati online (https://www.freshpointmagazine.it/wp-content/uploads/sites/37/2023/12/2023-12-18_ortofrutta.pdf)”. (sotto foto arance Washington Navel di Ribera)

Ma è vero che c’è una carenza di arance?

“Sì. Come c’è stata di quasi tutti i prodotti agricoli: dal pomodoro alle olive all’uva e a molte altre produzioni. Una carenza di prodotti agricoli che ha portato ad un drastico aumento dei prezzi: dal pomodoro da salsa all’olio di oliva, che ormai ha superato i 10 euro al litro praticamente ovunque. Le sembrerà paradossale, ma per leggere in italiano della grande carenza di arance sul mercato europeo troverà i bravi produttori turchi che spiegano come, a causa della carenza di arance, si è creato una forte domanda sul mercato europeo che rappresenta per loro – come per tutti i produttori – una grande opportunità (https://www.freshplaza.it/article/9587204/la-carenza-di-arance-in-europa-rappresenta-un-opportunita-per-gli-esportatori-turchi/)”.

E la carenza di arance a cosa è dovuta?

“Alla stessa origine climatica che ha determinato quella dell’olio di oliva. La produzione agricola europea è in forte calo in tutti i comparti. Il gelo prolungato e poi le piogge continue durate quest’anno fino alle soglie dell’Estate a fine Giugno hanno determinato un forte calo di quasi tutte le produzioni, nonché il loro ritardo sulla normale stagionalità. L’unica derrata che è stato possibile importare in Europa in enormi quantità a basso prezzo è stato il grano dalle ex Repubbliche sovietiche. Grano russo che, da due anni, è esportato non più solo in Nord Africa e in Asia, ma innanzitutto nei Paesi dell’Europa occidentale, a causa della guerra in corso fra Russia e Ucraina”.

L’INDUSTRIA AGRUMARIA IN SICILIA: IL LIMONENE

Il settore agrumario in Sicilia non si limita alla sola produzione dei frutti, ma anche alla loro trasformazione in succo. Come vanno qui le cose in Sicilia?

“Non solo del succo di arancia o di limone. Ma da sempre, prima della spremitura, dei preziosi oli essenziali, estratti prima della spremitura del frutto rompendo meccanicamente le ghiandole oleifere contenute nella buccia. Oppure anche della preziosa pectina, un polisaccaride oltremodo richiesto dalle industrie alimentari e farmaceutiche, che ancora oggi in Sicilia viene prodotta dalla buccia di limone in un impianto sulla costa tirrenica. Il settore agrumicolo è, con quello del vino, l’unico per cui in Sicilia si possa parlare di una vera e propria agroindustria. E presto anche di bioeconomia”.

E i prodotti dell’industria agrumaria siciliana a chi sono venduti?

“In gran parte all’industria alimentarie a quella cosmetica, ma adesso anche alle industrie dei biopesticidi, a quella nutraceutica e persino all’industria petrolifera che ha necessità del limonene come solvente del petrolio. I clienti, come avviene dagli albori di questa industria, sono in tutto il mondo: non solo in Italia. E i risultati economici sono formidabili. Solo per restare al mercato degli oli essenziali, il loro prezzo di vendita all’ingrosso nel corso degli ultimi 15 anni è aumentato drasticamente. Il limonene, ad esempio, principale componente dell’olio di arancia, nel 2007 veniva venduto sui mercati internazionali a quasi 1 dollaro e mezzo al chilogrammo. Nel 2017, il prezzo aveva superato i 7 dollari al chilo”. 

E il succo di arancia o quello di limone?

“E’ anch’esso cresciuto drasticamente. Quest’anno le aziende agrumarie di tutto il mondo beneficiano del prezzo del succo di arancia concentrato che pochi giorni fa ha raggiunto il record storico (https://investire.biz/news/materie-prime/succo-arancia-prezzi-massimi-storici-vediamo-perche-cause). Una situazione che non cambierà a breve perché i produttori, esattamente come accade con l’olio di oliva, operano con scorte praticamente nulle”. 

I ‘GENI’ DELL’UNIONE EUROPEA E DELL’ITALIA CHE HANNO APERTO IL MERCATO AI LIMONI ARGENTINI E TURCHI

Una curiosità. In Sicilia si coltivavano ovunque i limoni. Poi, i geni dell’Unione europea e i politici italiani hanno aperto il mercato ai limoni argentini e turchi, e ora facciamo fatica a trovare dei limoni siciliani. Perché prima conveniva coltivare il limone e ora no?

“Il limone (sopra foto di limoni siciliani tratta da Sicilia Bio Natura) ha due pregi unici per chi lo produce e voglia esportarlo in tutto il mondo. Deperisce molto lentamente, così che era possibile esportarlo via nave in Nord Europa o in America già nel XIX secolo. Ed ha una concentrazione altissima di preziosi acido citrico e di vitamina C. L’assunzione del succo di limone, ad esempio, era necessaria ai marinai di tutto il mondo per evitare lo scorbuto. Fino alla scoperta del processi di fermentazione dello zucchero sui ceppi di Aspergillus niger, quasi tutto l’acido citrico europeo era prodotto in Sicilia. Nella famosa ‘Inchiesta in Sicilia’ condotta dai toscani Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, nel 1876, Sonnino restò sconcertato nello scoprire che i terreni agrumetati siciliani erano i più redditizi di Europa: come scriverà l’anno dopo, la rendita di un agrumeto siciliano era di 2500 lire per ettaro, contro una media di 40 lire degli altri terreni. Ecco perché a Palermo o a Catania persino i giardini domestici venivano coltivati a limone. E fu proprio con il grande capitale accumulato da quelle rendite che nacque l’industria agrumaria siciliana ma anche quella calabrese: cioè quella della trasformazione dei frutti. Prima in acido citrico e oli essenziali e, in tempi più recenti, in succo di agrume poi concentrato e congelato prodotti in quantità industriali. E’ anche interessante notare che proprio in Sicilia nascerà anche l’industria metalmeccanica che ha contribuito ad inventare – e continua ancora oggi ad innovare – le moderne macchine elettromeccaniche utilizzate per la trasformazione degli agrumi in processi continui ad altissima produttività”.

LA SCOMMESSA SULL’ESPERIDINA

Ed oggi, cosa fa l’industria agrumaria siciliana divenuta così florida?

“Vede la nascita di nuove aziende, attratte dalla grande redditività del comparto. Oppure utilizza parte del nuovo ciclo di accumulazione del capitale reso possibile dai prezzi di vendita elevati che durano da anni per sviluppare nuovi processi che le consentano di commercializzare altri preziosi prodotti contenuti negli agrumi, che normalmente finivano fra gli scarti di lavorazione. Un’azienda del Messinese, ad esempio, ha sviluppato il processo con cui estrae dalla buccia delle arance la preziosa esperidina, un flavonoide con molteplici proprietà benefiche per la salute dell’uomo e degli animali. In breve, l’economia degli agrumi in Sicilia è un comparto agroindustriale di grande rilievo che merita di essere conosciuto molto più diffusamente. Pochissimi sanno, ad esempio, che in alcune delle aziende agrumaria siciliane sono impiegati processi produttivi di economia circolare ‘a zero rifiuti’ sviluppati proprio da queste imprese”. 

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