Oggi anniversario del crollo del Muro di Berlino. Cosa resta della speranza di quel 9 Novembre 1989?

Tra cronaca e storia

di Frate Domenico Spatola

Cadde il muro di Berlino. Quel crollo parve di rinascita. Le due Germanie ormai una, segnavano la fine della Guerra fredda. Non ci si sarebbe aspettato che, appena un trentennio dopo, si sarebbe riaccesa. La Russia non è più quella di Gorbaciov. Il mondo aveva sperato e gioito per la fine dei due blocchi che dividevano il Mondo e, con la caduta dell’ “impero del male” (Reagan), iniziasse in libertà e autodeterminazione, la primavera degli Stati satelliti dell’ex-Unione Sovietica. Rigurgiti revanscisti in verità non ne mancarono da subito. Il colpo di Stato ci fu e, se durò poco, svelò al mondo quanto fosse fragile la neonata democrazia. Boris Elsin, primo presidente della Russia, si fidò di Putin, che nel 2000 assunse il potere, lo detiene ininterrottamente da dittatore. Uomo del KKB, mal sopportò la tentata democratizzazione della sua Nazione e instaurò un sistema oligarchico, di uomini potenti a lui sottomessi e debitori, anche economicamente. Divise tra loro i beni, precedentemente centralizzati dallo Stato sovietico, e con la Cecenia (1995 e 1999) e con la Georgia (2008) volle riappropriarsi con la guerra dei territori e delle popolazioni che vagheggiavano l’indipendenza indipendenza. L’Europa stette a guardare e la lezione servì a Putin per intimidire ogni tentativo di altre Nazioni di alzare la testa. Da “buon tempone”, Berlusconi lo portò in Italia, come una conquista e restarono i festini di Villa Certosa, in Sardegna, sul “lettone di Putin” e le olgettine di piacere. Con la guerra d’Ucraina definitivamente gettò la maschera. Si era già appropriato della Crimea (2014), e soltanto timide furono le contestazioni dell’Occidente, e si sentì incoraggiato a volere avidamente tutto, e diventare, senza avere sangue reale nelle vene, lo Zar di tutte le Russie, spingendo così le lancette della Storia prepotentemente a ritroso. Si convinse che “l’operazione speciale”, come volle che si chiamasse e non “guerra”, che da più di un anno ha prodotto migliaia di morti d’ambo gli schieramenti, fosse per i suoi carri armati la passeggiata di una settimana, al massimo due. Purtroppo perdura con danni per la” martoriata Ucraina” (Papa Francesco) e per la NATO e i Paesi europei, tra cui l’Italia sempre più esausti e indebitati. Che ne resta della speranza di quel 9 Novembre 1989? La speranza stessa, che all’ottimismo non difetta. Ci ricorda come agli antichi Romani: “Ultima dea Spes”, l’ultima a morire.

Foto tratta da Famiglia Cristiana

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