Palermo e gli incendi: non sarebbe il caso di eliminare le sterpaglie dal Parco della Favorita e nelle pinete dello ZEN?

Palermo e gli incendi
Siamo in una pineta dello ZEN di Palermo. Come si può notare, ci sono almeno 4-5 centimetri di aghi di pino secchi. Non sarebbe logico toglierli per eliminare possibili fonti di incendi?
Ieri ci siamo fatti un giro tra il verde del quartiere ZEN e il Parco della Favorita. E ne abbiamo dedotto -come si può notare con le foto che pubblichiamo – che non si può certo parlare di prevenzione degli incendi… Gli incendi del Canada non insegnano nulla?

Non è che in certe aree di Palermo, ovviamente in piccolo, finirà come in Canada? A giudicare da quello che abbiamo visto ieri passeggiano in due aree verdi della città – il quartiere ZEN e il Parco della Favorita – qualche brutto retro-pensiero ha conquistato di prepotenza la nostra mente. Ma andiamo per ordine. Vediamo che succede e che cosa potrebbe succedere. In Canada un Governo di dilettanti allo sbaraglio ha di fatto sottovalutato la setta di criminali invasati che da alcuni anni danno fuoco ai boschi. Il risultato è che gli incendi non danno tregua dalla fine di Maggio. In questo Paese le grandi distese di aree verdi sono importanti, se è vero che sfiorano i 150 milioni di ettari. Ebbene, a distanza di oltre tre mesi dall’esplosione dei primi incendi, la situazione, in Canada, invece di normalizzarsi, si aggrava. In alcune città gli abitanti sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni. Insomma, centinaia di migliaia di cittadini canadesi, in questo momento, sono senza casa. Questo succede nelle cittadine che si trovano a ridosso delle foreste dove il fuoco avanza senza che nessuno lo riesca a fermare. Ed è così, lo ribadiamo, da oltre tre mesi. Non parliamo di quello che sta succedendo nel mondo animale: da mesi, in Canada, bisonti, orsi, castori, lupi, istrici e un numero impressionante di uccelli scappano dalle zone avvolte dalle fiamme. Si racconta di milioni e milioni di animali morti. Il Canada è noto per l’esiguo numero di operai forestali che impiega e per il sistema di monitoraggio degli incendi boschivi, che venivano individuati in tempi reali e spenti grazie soprattutto agli aerei anfibi, i noti Canadair. Ebbene, questo sistema è andato in tilt. La prevenzione è fallita ed è fallito anche il sistema dei Canadair, perché i criminali invasati, con molta probabilità, hanno appiccato e continuano ad appiccare il fuoco in tanti boschi canadesi: boschi che, lo ricordiamo ancora una volta, bruciano ininterrottamente da oltre tre mesi.

Attenzione perché la setta di criminali e invasati che sta dando fuoco a mezzo mondo dal 2021 ha preso di mira la Sicilia

Direte: che centra Palermo con quanto sta avvenendo in Canada? Intanto va detto che la setta di invasati che dà fuoco alle aree verdi in tante parti del mondo – dall’Alaska alla Siberia, dalla Grecia alle isole Canarie (per la precisione a Tenerife), dalle isole Hawaii alla Siberia, dalla California al citato Canada e la lista potrebbe continuare – da qualche anno a questa parte ha preso di mira la Sicilia. In realtà, questa banda di criminali, nel 2021, in Italia, ha attaccato soprattutto tre Regioni: oltre alla nostra Isola ha appiccato grandi incendi in Calabria (come potete leggere qui) e in Sardegna (come potete leggere qui). Dallo scorso anno si stanno concentrando in Sicilia, sfruttando un sistema di prevenzione degli incendi boschivi quasi del tutto inesistente (i possibili perché i criminali invasati che seminano distruzione con il fuoco si stanno concentrando sulla nostra Isola lo illustreremo in un altro articolo). Lo scorso fine Luglio, in occasione di una sciroccata che ha fatto salire la temperatura a quasi 50 gradi, abbiamo visto tutti cosa hanno combinato questi criminali invasati, con incendi in tulle le province della nostra Isola. Dopo i grandi e spaventosi incendi di fine Luglio, come dire?, gli invasati si ‘tengono in allenamento’ con piccoli incendi disseminati in tutta l’Isola: grosso modo circa una quindicina, in questo mese di Agosto, a cominciare dall’incendio sul Monte Pellegrino, a Palermo.

Il vero problema è che ancora non si conosce che tecnologia utilizzano questi invasati per appiccare gli incendi
Qui siamo sempre in una pineta dello ZEN: altri aghi di pino secchi a profusione

Come scriviamo da quando siamo in rete, la tesi che si tratta di incendi dolosi è ormai accettata da tutti. Resta da capire come i componenti di questa setta agiscono, ovvero che tecnologie utilizzano. Nel caso dell’incendio di Monte Pellegrino abbiamo letto di abitanti di Mondello che avrebbero avvertito la presenza di razzi. Se si fosse trattato di razzi si sarebbero dovuti trovare i resti degli stessi razzi. Il fatto che – almeno fino a questo momento – non si parla di resti di tali razzi significa che le modalità con le quali questi criminali appiccano il fuoco sono ancora sconosciute . Tuttavia, questa storia dei razzi è importante, perché finalmente c’è un indizio che ci dà una versione alternativa alla tesi delle persone che si recano di presenza nei boschi (e anche nelle aree verdi comunali e private) ad appiccare il fuoco. Ciò posto, ieri, come accennato all’inizio di questo articolo, ci siamo fatti un giro in due luoghi di Palermo: il quartiere ZEN, che è molto ricco di verde, e il Parco della Favorita. La situazione che abbiamo trovato è preoccupante e l’abbiamo documentata una alcune fotografie. Sia nelle aree verdi dello ZEN, sia nel Parco della Favorita la presenza di sterpaglie e rami secchi è impressionante (allo ZEN, per essere precisi, predominano gli aghi di pino secchi). Così ci siamo posti una domanda: quanto tempo impiegherebbero gli invasati criminali ad appiccare il fuoco nel verde dello ZEN e nel Parco della Favorita? Non sarebbe il caso di eliminare sterpaglie, erbe secche e aghi di pino secchi? Qual è la situazione nelle altre aree verdi di Palermo?

Qui ci troviamo nel Parco della Favorita. Non è un po’ rischioso, con i tempi che corrono, non eliminare sterpaglie, erbe secche e anche un albero morto?
Siamo sempre allo ZEN: alberi secchi
Parco della Favorita: come si può vedere, non mancano le erbe secche
Ancora una pineta dello ZEN: erbe secche e aghi di pino secchi

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