Perché gli USA aumentano i tassi di interesse? Perché in questa fase vogliono un dollaro forte. E la Ue? Si avvia verso il disastro, Italia in testa

di Economicus

Se è vero che l’aumento di tassi di interesse non ‘doma’ a fondo un’inflazione che non è di origine monetaria, è altrettanto vero che un dollaro americano forte diventa automaticamente una moneta-rifugio

Perché gli Stati Uniti d’America e, a ruota, l’Unione Europea aumentano i tassi di interesse se l’inflazione non è di origine monetaria ma è provocata dalla guerra in Ucraina? Una risposta potrebbe risiedere nel fatto che, in questa fase storica, gli americani, alle prese con uno scenario economico assai problematico, stiano giocando la carta della moneta-rifugio. Quanto la FED, la Banca Centrale americana, innalza i tassi di interesse, il dollaro si rafforza (nella foto sopra tratta da Il Fatto Quotidiano il numero uno della FED, Jerome Powell). Questo è un problema se gli Stati Uniti hanno interesse a esportare i propri beni, perché i Paesi esteri che debbono acquistare beni in America debbono pagare di più per acquistare i dollari. Tuttavia, la moneta americana, con i tassi di interesse in rialzo, si rafforza e ciò invoglia chi vuole investire in dollari. Dopo di che va detto che anche se non si tratta di inflazione di origine monetaria l’effetto ‘calmierante’ sull’inflazione c’è sempre: non è un grande effetto ma c’è. Non a caso dopo i ripetuti tassi di interesse da parte della FED l’inflazione americana non è stata ‘domata’.

In Europa l’inflazione è più alta rispetto agli Stati Uniti, perché la Ue, in termini di sostegno all’Ucraina, sta spendendo il doppio di quanto sta spendendo il Governo statunitense
E l’euro? La Banca Centrale Europea è costretta ad andare dietro al dollaro americano. Intanto perché, come per gli Stati Uniti d’America, l’aumento dei tassi di interesse, anche se non contrasta a fondo un’inflazione che non è di origine monetaria, la contiene un po’ comunque. In ogni caso, si tratta di un effetto anti-inflazionistico inferiore a quello ottenuto in America con lo stesso aumento dei tassi di interesse. Questo perché in Europa l’inflazione è più alta rispetto agli Stati Uniti, perché la Ue, in termini di sostegno all’Ucraina, sta spendendo il doppio di quanto sta spendendo il Governo statunitense. L’Unione europea, oggi, non è in grado di opporsi ai voleri americani: al massimo, come fa la Germania, può cercare di frenare gli aiuti europei all’Ucraina, soprattutto in materia di ‘qualità’ degli stessi aiuti, giocando anche con i ritardi nelle forniture a Kiev. Quando il direttore di questo blog scrive che i tedeschi, sottobanco, rimangono alleati della Russia e, indirettamente della Cina, ha perfettamente ragione. Ma anche la Germania deve ‘inghiottire’ gli effetti negativi della guerra in Ucraina, perché la Commissione europea, presieduta dalla tedesca Ursula von der Leyen, non può certo barare sugli aiuti all’Ucraina. E la crisi della Ue travolge anche la Germania.
Crisi economica italiana sempre più grave, con la vera inflazione che viene nascosta. Si profila una secca riduzione degli aiuti ai giornali cartacei

Morale: gli americani, bene o male, affrontano un’inflazione problematica ma nettamente inferiore all’inflazione dell’Unione europea, costretta a nascondere i veri ‘numeri’ dell’aumento generale del livello dei prezzi per evitare le proteste dei cittadini. Il Paese della Ue che si trova nelle peggiori condizioni è l’Italia. In queste ore, sulla rete circola una fotografia che dà la misura della crisi economica italiana. Nel 2008, nel Belpaese, con il petrolio a 140-145 dollari al barile circa, la benzina non arrivava a 1 euro e 40 centesimi/litro. Oggi con il petrolio a poco più di 89 dollari al barile il prezzo della benzina sfiora i 2 euro al litro. Se si passa al carrello della spesa gli aumenti dei prodotti, in Italia, vanno da un minino del 15-20% a un massimo del 30-40%. Ovviamente, la televisione italiana fa sapere che l’inflazione italiana è al 5%, massimo 6%. Ma solo gli ingenui credono a questo dato. In realtà, l’economia italiana sta affondando e il prossimo anno – questa è la mia previsione – ne faranno le spese in tanti, a cominciare dai giornali cartacei, perché le ristrettezze del Bilancio dello Stato italiano non potranno consentire il livello di aiuti che ancora oggi vengono erogati a un folto numero di quotidiani.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *