Quanta frutta e quanti ortaggi che si vendono in Sicilia sono siciliani? Ci vuole tanto a capire che in buona parte arrivano da chissà dove?

La frutta estiva che circola in Sicilia, per citare un esempio, è spesso senza sapore

Vogliamo parlare della frutta che si trova in Sicilia? Certo, la frutta siciliana buona c’è. Ma in buona parte arriva dall’estero. Siamo in Inverno, certo. O quasi, considerato che la temperatura ‘viaggia’ tra 15 e 20 grado e a Febbraio è assai anomala. Temperatura a parte, si offende qualcuno se scriviamo che buona parte della frutta estiva che circola in Sicilia è senza sapore? E anche la frutta invernale, agrumi a parte, non è che faccia impazzire. Lo scorso Autunno, a Palermo, circolavano pesche montagnole non esattamente degne di questo nome. Per carità, ci saranno state anche quelle buone ma in buona parte erano da dimenticare. Non erano pesche montagnole siciliane.

Lo sapevate che anche a Pachino vendevano il pomodorino prodotto in Camerun? Avete provato a leggere la provenienze delle lenticchie che trovate nei Centri commerciali?

Lo stesso discorso vale per gli ortaggi. Cinque anni fa, a Pachino, provincia di Siracusa, luogo di produzione del pomodorino di Pachino e del datterino, era in vendita pomodoro datterino arrivato dal Camerun. E che dire delle arance marocchine e, in generale, Nord Africane vendute in Sicilia? E dei limoni esteri, magari pieni di pesticidi, presenti nella Sicilia che era considerata la patria di questo agrume? Non parliamo della frutta secca – mandorle in testa ma non solo – che si vende in Italia, che è in massima parte di produzione estera. E delle lenticchie canadesi presenti ovunque? Avete provato ad entrare in un centro commerciale siciliano e a leggere il luogo di produzione delle lenticchie? Fatelo: vi accorgerete che, in buona parte, arrivano dal Canada. Pensate che nelle aree fredde e umide del Canada il glifosato in pre-raccolta sia utilizzato solo per far maturare artificialmente il grano? Vi sbagliate: anche la lenticchia viene coltivata nelle aree fredde e umide del Canada e anche la lenticchia viene trattata con il glifosato in pre-raccolta per farla ‘seccare’.

L’Unione europea ha innalzato i limiti della presenza di contaminanti nei prodotti agricoli per agevolare l’invasione di prodotti esteri. Pensate veramente che la Ue faccia gli interessi dei cittadini europei e degli agricoltori europei?

Questi sono i fatti. Come scriviamo spesso, quello che non è stato detto in televisione è che in tanti Paesi del mondo si utilizzano a man bassa pesticidi che in Italia sono stati banditi venti, trenta, anche quarant’anni fa perché dannosi per la salute umana. La verità è che la globalizzazione dell’economia non andrebbe applicata in agricoltura, perché chi produce a costi più bassi, oltre che essere avvantaggiato dal costo del lavoro (Nord Africa e in Asia il costo giornaliero di un operaio agricolo non arriva 5 euro al giorno mentre in Italia un operai agricolo costa non meno di 80 euro al giorno), è avvantaggiato da fatto che usa pesticidi da noi, come ricordato, eliminati perché dannosi per la salute. La globalizzazione dell’economia, in agricoltura, è un disastro per molte produzioni agricole italiane ed europee. Ma di questo ai signori dell’Unione europea non gliene può fregare di meno. Dovrebbero essere i consumatori italiani a lamentarsi, se è vero che in tanti casi portano sulle proprie tavole prodotti agricoli freschi e trasformati che contengono residui di contaminanti. Vi diranno: contengono residui di glifosato e pesticidi entro le norme di legge. Dimenticando di precisare che la solita Unione europea, nel corso degli anni, per consentire a tanti prodotti agricoli esteri di entrare in Europa ha innalzato i limiti di queste sostanze contaminanti. Chi scrive, da tre anni, evita le ciliege, a meno che non vi sia la certezza che sono state coltivate in Sicilia, in Puglia o in Campania.

Foto Wikipedia

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