Rilanciare la vita dei piccoli Comuni e dei Borghi combattendo lo spopolamento con un sistema di incentivazione e di detassazione

Affinché questa idea possa tradursi in un reale ripopolamento, con l’afflusso di nuovi abitanti che lavorano a distanza, la qualità della vita dovrà essere soddisfacente, e comunque più alta rispetto a quella delle città

da Mauro Crisafulli
esperto di politiche territoriali
riceviamo e pubblichiamo

Secondo i dati ISTAT nel nostro Paese ci sono 5.498 Comuni sotto i 5000 abitanti, che rappresentano il 69,47 per cento del numero totale dei Comuni italiani (sopra un’immagine di Castiglione di Sicilia). Questi tali piccoli centri, a rischio di abbandono, svolgono un’opera insostituibile di presidio e cura del territorio, ma sono portatori di cultura, di saperi e di tradizioni. Tali Comuni si trovano in gran parte nelle aree svantaggiate, nelle zone interne, insulari e nelle aree rurali, soprattutto pedemontane e montane. Il fenomeno è particolarmente grave lungo tutta la dorsale appenninica, in vaste aree del Mezzogiorno, a partire da quelle montuose e interne della Sicilia. La pandemia da COVID-19, poi, ha ulteriormente incentivato un fenomeno che caratterizza in negativo i piccoli Comuni italiani: lo spopolamento, accompagnato dall’invecchiamento della popolazione e dalla diminuzione delle opportunità di lavoro, con il conseguente impoverimento dell’offerta dei servizi essenziali. Sempre più Comuni sono classificati come “periferici” e “ultra-periferici”, cioè distanti rispettivamente 40 o 70 minuti da una stazione ferroviaria servita, da un ospedale con Pronto soccorso, da un’offerta adeguata di scuole superiori, distanti dai servizi essenziali. Tra i servizi essenziali ci sono poi quelli legati alla mobilità e all’accesso alla rete. Il tema della connettività è emerso con forza a partire dalla Primavera del 2020, quando almeno centomila lavoratori emigrati dal Sud al Nord dell’Italia sono tornati a casa, sfruttando l’opportunità dello smart working. Perché questo fenomeno possa tradursi in un reale ripopolamento, con l’afflusso di nuovi abitanti che lavorano a distanza, la qualità della vita dovrà essere soddisfacente, e comunque più alta rispetto a quella delle città.

È ora di creare un nuovo sistema cittadino anche grazie all’ausilio della tecnologia

È ora di ripensare la morfologia dell’Italia come un sistema diffuso che valorizzi la nostra identità culturale. Sono i piccoli comuni, i borghi del Paese i primi detentori di questa eredità ultramillenaria. Ripopolare borghi e piccoli Comuni a scapito delle città metropolitane super affollate! Un’inversione di tendenza che il Governo deve raccogliere: dare nuova linfa a quei piccoli Comuni e borghi, gioielli italiani, fino a oggi troppo spesso dimenticati. E’ il momento di riappropriarci del nostro patrimonio culturale, fatto di queste piccole realtà che hanno il potenziale per diventare snodo e punto centrale di idee e creatività. Per ottenere il ripopolamento dei piccoli Comuni d’Italia è necessario individuare forme di incentivazione, di detassazione e di semplificazione in favore dei piccoli e medi imprenditori che intendono investire nel commercio e nelle attività artigianali e agricole caratterizzanti da sempre la vitalità dei Comuni. Pensiamo per un attimo alle botteghe o agli empori, dove sono state tramandate conoscenze e valori inestimabili, tenendo in vita l’amore delle tipicità di cui il nostro Paese custodisce la memoria storica e che tutto il mondo ci invidia. È ora di creare un nuovo sistema cittadino anche grazie all’ausilio della tecnologia (sotto foto di Mauro Crisafulli).

Lo spopolamento, oggi, deve essere inteso non solo come abbandono dei territori marginali, ma come una carenza di risorse e un limite ai processi di sostenibilità territoriale

L’obiettivo è rianimare i piccoli paesi, con i loro borghi, grazie alla versatilità che il digitale garantisce: rendere i piccoli Comuni dei centri innovativi per la vita lavorativa di tutti coloro che sceglieranno, grazie ai sostegni, di risiedere lontano dalle città metropolitane, in un ambiente a misura d’uomo. Abbiamo un patrimonio importante, un tesoro unico che può tornare ad essere un vanto e una modalità di vita nuova, un’occasione importante per cittadini e amministratori. Lo spopolamento, oggi, deve essere inteso non solo come abbandono dei territori marginali, ma come una carenza di risorse e un limite ai processi di sostenibilità territoriale. Ecco perché bisogna interessarsi di riattivare tali Comuni abbandonati, come entità territoriali fulcro di tradizioni e testimonianze dal forte valore umano e sociale. Un Governo che voglia far progredire il proprio Paese deve assolutamente prestare attenzione verso quei cittadini che hanno scelto di restare o di tornare a vivere nei luoghi di origine, i quali, senza la presenza umana, diverrebbero, nel giro di pochissimi anni, un vero e proprio deserto. Bisogna incentivare la vita nei piccoli Comuni, aumentando l’occupazione ed incrementando il benessere economico e sociale come antidoto allo spopolamento e alla conseguente scomparsa di questi luoghi della memoria.

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