Se le piogge hanno ‘inghiottito’ il grano duro italiano come fa la pasta ad essere prodotta con grano duro italiano? Che fine ha fatto il grano duro importato da Ucraina, Canada e Turchia?

Le ‘verità’ della televisione con le sue mirabolanti promozioni pubblicitarie

Questo articolo nasce dopo aver ascoltato l’ennesima pubblicità televisiva sulla pasta prodotta con grano duro italiano. Attenzione: la pasta, in Italia, stando alla legge del nostro Paese, può essere prodotta solo con grano duro. Quindi, considerato che in Italia si coltiva tanto grano duro, ascoltare in televisione la promozione di una pasta prodotta con grano duro italiano è normale. Dove sta, allora, la notizia? Semplice: nel fatto che, quest’anno, nelle due Regioni italiane dove si produce l’80% e forse più del grano duro – Puglia e Sicilia – le piogge primaverili non hanno dato tregua. La pioggia ad Aprile, per il grano, duro o tenero che sia, è benedetta. La pioggia a Maggio, soprattutto se prolungata e se non è seguita da giornate di sole intenso, comincia ad essere un problema. Il vero problema è che quest’anno il grano duro italiano – che, lo ricordiamo, è una prerogativa del Sud Italia e della Sicilia, con l’eccezione dell’Emilia Romagna – è stato letteralmente massacrato non soltanto dalle piogge di Maggio, ma anche dalle piogge che non hanno dato tregua nei primi dieci-quindici giorni di Giugno. Che significa questo? Che il grano duro coltivato nelle pianure e nelle basse colline di Sud e Sicilia è andato a farsi benedire! Con riguardo alla Sicilia – ma anche ad altre aree del Mezzogiorno – possiamo ben dire che si è salvato solo il grano duro coltivato nelle zone alto-collinari e nelle aree montane. Si tratta, infatti, di un grano duro che si raccoglie da metà Luglio fino ad Agosto e che ha avuto tutto il tempo per asciugarsi al sole.

La stragrande maggioranza del grano duro del Sud Italia è stato distrutto dalle piogge di Maggio e primi di Giugno. E nei primi di Maggio, in Emilia Romagna, c’è stata un’inondazione. Allora ‘sto grano duro italiano da dove spunta?

Morale: non esageriamo affatto se scriviamo che la stragrande maggioranza di grano duro italiano, quest’anno, è stata distrutta dai cambiamenti climatici e, segnatamente, dalle piogge che non hanno dato tregua fino a metà Giugno. E allora dove hanno preso il grano duro italiano le industrie della pasta? Stanno lavorando il grano duro delle aree montane e alto collinari di Sud e Sicilia? Ma se in condizioni ordinarie, come dicono gli stessi industriali italiani della pasta, il grano duro italiano non basta e bisogna ricorrere al grano duro estero, come può il grano duro di alta collina e di montagna del Sud e della Sicilia – che, lo ricordiamo, è una piccola frazione del grano duro prodotto nel Sud e in Sicilia – giustificare la gran massa di pubblicità che ci racconta che questa o quella pasta è stata prodotta con il grano duro italiano? Magari hanno preso il grano duro dall’Emilia Romagna? Anche questa è una tesi un po’ azzardata. Per almeno due motivi. Il primo motivo è che in Emilia Romagna non c’è tutta questa grande produzione di grano duro; il secondo motivo è che quest’anno, nei primi giorni di Maggio, l’Emilia Romagna è stata sommersa da un’ondata di acqua che hanno chiamato inondazione. Senza offesa per nessuno, è un po’ improbabile che con un’inondazione si sia salvato il grano duro. O no?

Che fine ha fatto la grande massa di grano duro arrivata in Italia dall’estero?

Andiamo alle importazioni di grano duro dall’estero. Ci chiediamo e chiediamo: che fine ha fatto la grande massa di grano duro che è arrivata dall’estero in Italia? Ricordiamo che, già nel Gennaio di quest’anno, in Italia arrivava grano duro dall’Ucraina. Riprendiamo un passaggio di un articolo pubblicato da I Nuovi Vespri il 20 Gennaio di quest’anno: “Lo scorso 8 Gennaio abbiano avvertito i nostri lettori che in Europa siamo letteralmente invasi dal grano duro che arriva dall’Ucraina. Abbiamo dato questa notizia riprendendo un articolo di DURODISICILIA: “Non mi voglio dilungare oltre, ma dai Paesi in conflitto a mio modesto avviso stanno giungendo in Europa e nel Mondo grosse quantità di grano (anche Duro) di pessima qualità, commercializzato illegalmente, in barba ai sistemi frontalieri di controllo e monitoraggio. La Commissione Europea pubblica… i dati che mostrano senza ombra di dubbio che qualcosa lì non funzioni per nulla, eppure, l’Europa si sta gonfiando di cereali di molto dubbia qualità come non mai nella Storia recente, nel silenzio di Istituzioni e media. Tutto ciò potrebbe rivelarsi molto grave e dannoso sia per la catena del commercio legale e controllato dei cereali, sia per la salute dei consumatori Europei” (qui per esteso il nostro articolo che riprende l’articolo pubblicato da DURODISICILIA). Ieri, nel report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, abbiamo letto un passaggio che non esitiamo a definire preoccupante: “La Turchia – scrive Puglisi – ha completato i preparativi necessari per avviare la lavorazione del grano russo e inviarlo ai Paesi bisognosi, ha riferito RIA Novosti citando il ministero dell’Agricoltura turco. In precedenza, il capo del ministero Vakhit Kirishdzhi aveva affermato che le imprese inattive che producono pasta, farina e cereali sarebbero state coinvolte nella lavorazione del grano proveniente dalla Russia”.

Alla luce della gran massa di grano che arriva dall’estero non è tragicomico parlare, in Italia, parlare, almeno per il grano, di sovranità alimentare?

Ricordiamo che la scorsa Estate cinque Paesi dell’Unione europea – Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria – hanno bloccato l’importazione di grano ucraino. La Commissione europea ha cercato di opporsi ma poi ha dovuto cedere e i cinque Paesi dell’Est Europa hanno bloccato l’importazione di grano dall’Ucraina. Motivazione: il prezzo basso di questo grano ha fatto crollare i prezzi interni creando problemi agli agricoltori locali. L’Italia è stata letteralmente invasa dal grano ucraino, duro e tenero. Il prezzo del grano duro dai 60 euro al quintale dello scorso anno è precipitato a 35-40 euro al quitale in Puglia e a 30-32 euro al quintale in Sicilia. A differenza dei Governi ei cinque Paesi dell’Est Europa, il Governo italiano di Giorgia Meloni non ha ritenuto opportuno chiedere il blocco delle importazioni di grano duro e grano tenero ucraino. Ne hanno tratto giovamento le industrie, mentre sono stati penalizzati gli agricoltori di Sud Italia e Sicilia che producono grano duro. Non solo. In Italia sono arrivati anche grandi quantitativi di grano duro e tenero dal Canada e dalla Turchia. Con il dubbio che il grano arrivato dalla Turchia sia, in effetti, grano russo. Rispetto al grano, beh, parlare di Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è un po’ tragicomico, no? Come si può infatti parlare di “sovranità alimentare” nel grano italiano se lo stesso Ministero ha tollerato l’importazione di fiumi di grano duro e tenero estero? Torniamo a porre la nostra domanda: che fine ha fatto il grano duro ucraino, canadese e turco-russo arrivato in Italia?

Un commento

  1. […] notizie che, in parte, abbiamo raccontato anche noi, per esempio in questo articolo: “Se le piogge hanno ‘inghiottito’ il grano duro italiano come fa la pasta ad essere prodotta con …“. Il video di Agostino Cascio, molti grintoso, vi fornisce alcune notizie in più che non […]

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