Sicilia ‘bancomat’ e pattumiera d’Italia. Dopo avere ‘saccheggiato’ il Bilancio regionale e la sanità siciliana Roma vorrebbe seppellire i rifiuti nucleari fra Trapani e Calatafimi-Segesta

Un’Italia senza soldi dentro un’Unione europea fallita non sa più come continuare a derubare e a penalizzare il Sud e la Sicilia

Una decina di miliardi di euro li hanno scippati nel 2015 dal Bilancio della Regione. Erano, per lo più, crediti che la Regione siciliana vantava verso lo Stato e in minima parte verso soggetti privati rimasti nell’ombra: tutti soldi dei siciliani cancellati con un voto del Parlamento dell’Isola a maggioranza di centrosinistra con il centrodestra che ha fatto finta di non capire. Nel 2016 il Parlamento nazionale e l’Assemblea regionale siciliana – sempre a maggioranza di centrosinistra, con il silenzio del centrodestra, hanno approvato le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto scippando alla nostra Regione quote di IRPEF e IVA che, a norma dello stesso Statuto siciliano, spettano interamente alla Sicilia. Nel Dicembre dello scorso anno lo Stato ha deciso di tenersi circa 9 miliardi di euro scippati con un volgare raggiro parlamentare al Fondo sanitario regionale, con la connivenza della politica siciliana (Governo e Assemblea regionale siciliana). In queste ore, siccome i soldi del Pnrr non ci sono più, il Governo nazionale, nella persona del Ministro e ‘capo’ della Lega, Matteo Salvini, per finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina, ha deciso di scippare dal Fondo di sviluppo e coesione oltre 2 miliardi di euro: 718 milioni di euro dalla quota che fa capo alle amministrazioni centrali mentre 1,6 miliardi di euro verrebbero tolti a Sicilia e Calabria. In più il Governo ‘amico’ di Giorgia Meloni ha preteso, sempre per il Ponte di Messina, un altro miliardo di euro dalla Regione, che sempre in queste ore è diventato un miliardo e 300 milioni di euro. Non contento di tutto questo, ancora il Governo Meloni ‘amico’ della Sicilia ha deciso che una parte delle scorie nucleari prodotte nel Nord Italia venga seppellita in Sicilia, per la precisione nel Trapanese, tra Fulgatore e Calatafimi-Segesta. La Sicilia si conferma bancomat dei Governi nazionali e pattumiera d’Italia.

Alla fine, vedrete, le scorie nucleari di tutta l’Italia finiranno in Basilicata, in Puglia, in Sicilia e in Sardegna, vere e proprie colonie del Nord Italia

E’ interessante notare la recita romana sulle scorie nucleari. In questo momento le aree scelte da inquinare con le scorie nucleari si trovano in Basilicata, in Puglia, in Sicilia, in Sardegna, nel Lazio e in Piemonte. Se ci fate caso, il Governo Meloni ‘amico’ del Sud, su sei Regioni dove collocare le scorie nucleari ne ha scelte quattro nel Sud Italia. Ci vorranno ancora due anni per decidere la definitiva ‘scrematura’. Siamo pronti a scommettere che, da qui a due anni, Lazio e Piemonte verranno esentate e tutte le scorie nucleari italiane finiranno nel Sud Italia e in Sicilia. Per completare, Unione europea e Governo nazionale lavorano per trasformare una buona parte dei seminativi siciliani in immense distese di pannelli fotovoltaici per portare l’energia nel Nord Italia e nel centro Europa, Germania in testa. Perché avviene tutto questo? Perché, come già accennato, Sud e Sicilia sono il ‘bancomat’ dei Governi nazionali di centrodestra e di centrosinistra? Perché Sud e Sicilia sono le pattumiere d’Italia? Per un motivo semplice: perché, nella stragrande maggioranza dei casi, gli abitanti di Sud e Sicilia sono ormai incapaci di reagire. Tenuti al ‘laccio’ di una spesa pubblica sempre più avara, drogati dalle partite di calcio e dalla televisione-spazzatura, disinformati dalla stessa televisione, gli abitanti del Sud e della Sicilia – circa 20 milioni di cittadini, tanti se ne contano nel Mezzogiorno – costituiscono oggi una grande armata-disarmata di ‘vinti’ di verghiana memoria, incapaci di organizzarsi e di reagire in modo costruttivo. Le uniche reazioni sono l’abbandono del voto e quello che lo scrittore siciliano Stefano D’Arrigo chiamava “l’antico futuro di vivi”: l’emigrazione. In media, sei meridionali su dieci (compresi i siciliani) non si recano più alle urne, non capendo che, così facendo, favoriscono coloro i quali si illudono di colpire. I più giovani emigrano e quando a Natale decidono di tornare per qualche giorno in Sicilia sono costretti a pagare biglietti aerei ‘salatissimi’. Penalizzati su tutta la linea senza speranza. Negli anni del secondo dopoguerra prima il Separatismo e poi il Cattolicesimo sociale sturziano hanno dato una guida, soprattutto alla Sicilia. Oggi l’elettroencefalogramma di Sud e Sicilia è piatto. Nella nostra Isola registriamo una reazione blanda del Governo regionale di Renato Schifani contro la prepotenza del Ministro leghista Salvini e provvedimenti ‘tampone’ sul caro-voli. Poco, in verità, rispetto a quello che sta avvenendo.

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