Dal Governo Meloni 23 milioni di euro ai produttori di pere e kiwi del Nord Italia e del Lazio mentre chi produce grano duro nel Sud e in Sicilia ‘lecca la sarda’

Gli agricoltori di Sud Italia e Sicilia che producono grano duro debbono ringraziare il Governo nazionale ‘amico’ e, soprattutto, il Ministro Lollobrigida

Firmato il decreto che garantirà ulteriori 11 milioni di euro ai produttori di pere e kiwi. Dopo lo stanziamento, lo scorso Novembre, di 12 milioni di euro per sostenere due settori che hanno subìto danni economici a causa di eventi climatici e naturali, come siccità, grandine e fitopatie; con questo DM (Decreto Ministeriale ndr) confermiamo la nostra attenzione nei confronti di una filiera nevralgica per l’asset primario della Nazione. Nello specifico, quest’ultimo provvedimento prevede un incremento di risorse pari a 8 milioni per il comparto delle pere e a 3 per quello dei kiwi. In poche settimane, quindi, abbiamo complessivamente stanziato 18 milioni di euro per il primo settore e 5 per il secondo, per un totale di 23 milioni”. Lo annuncia il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. La notizia la leggiamo in un articolo pubblicato da ITALIA FRUIT NEWS. Per la cronaca, le pere si coltivano per lo più in Emilia Romagna, Venero, Lombardia e Toscana. Mentre la produzione di kiwi si concentra nel Lazio, Regione che ha dato i natali a tanti attuali governanti romani.

Italia letteralmente invasa da grano duro e grano tenero canadese e ucraino. Buon appetito a tutti…

Impossibile non fare un raffronto con l’agricoltura del Sud e della Sicilia. Concentriamoci sul grano duro, coltura d’elezione del Mezzogiorno d’Italia e, segnatamente, di Puglia e Sicilia ma anche di altre Regioni meridionali. Quest’anno a causa di avverse condizioni climatiche la produzione di grano duro del Sud Italia ha subito un vero e proprio tracollo pari al 50% circa. Di solito quando l’offerta di un prodotto si riduce il prezzo dovrebbe aumentare. In Italia, invece, sono crollati, contemporaneamente, sia la produzione di grano duro, sia il prezzo dello stesso grano duro. Che è successo? Semplicissimo: l’Italia è stata letteralmente invasa dal grano duro estero, soprattutto grano duro ucraino e grano duro canadese. Anche se non lo dice nessuno, la stessa cosa vale per il grano tenero, la cui produzione, nel Centro Nord Italia, è scesa drasticamente non tanto per il clima quanto per la scelta degli agricoltori. E sapete perché? Perché i contributi dell’Unione europea per il grano – la cosiddetta integrazione – viene erogata calcolandola sulle superfici e non sul grano effettivamente prodotto. Una doppia fregatura per Sud e Sicilia. In primo luogo perché le integrazioni comunitarie per il grano, da decenni, vanno per l’80% nel Nord Italia e per il 20% al Sud. La seconda fregatura è che i produttori di grano duro di Sud e Sicilia – che coltivano veramente il grano duro – non solo prendono appena il 20% delle integrazioni comunitarie, ma – come ricordato – hanno subito una riduzione della produzione e una riduzione del prezzo.

Com’è possibile che in televisione ci raccontano che tutti i derivati del grano – pasta, pane, dolci – sono prodotti con grano “rigorosamente italiano”? Che fine ha fatto il fiume di grano duro e tenero arrivato quest’anno in Italia soprattutto dal Canada e dall’Ucraina?

Per carità, giusto aiutare con 23 milioni di euro i produttori di pere e di kiwi. E per i produttori di grano duro di Sud e Sicilia cosa c’è? Per la cronaca, cinque Paesi dell’Unione europea hanno bloccato l’importazione di grano – duro e tenero – dall’Ucraina per evitare quello che è successo in Italia: il crollo del prezzo del grano. Invece il Governo italiano ‘amico’ del Sud e della Sicilia ha fatto entrare in Italia grano ucraino e canadese a tutto spiano per favorire le industrie del Nord che lavorano il grano duro (per la produzione di pasta) e tenero (per la produzione di dolci). Così le industrie hanno acquistato grano duro e tenero a prezzi bassi. Una fregatura per i produttori di grano duro di Sud e Sicilia. Non c’è nemmeno bisogno di aggiungere che sia il grano canadese, sia il grano ucraino sono di qualità molto discutibile. Il grano canadese coltivato nelle aree fredde e umide di questo Paese viene fatto maturare artificialmente con il glifosato e siccome viene trasportato nelle stive delle navi prive di temperatura controllata deve fare i conti anche con rischi legati all’eventuale presenza di micotossine o residui di prodotti chimici. Non parliamo del grano ucraino inquinato dalle bombe – comprese le armi ad uranio impoverito – e, anche in questo caso, trasportato su navi senza stive a temperature controllate. Detto questo, non si capisce come, stando alle pubblicità televisive, tutti i derivati del grano che finiscono sulle tavole degli italiani sono prodotti con “grano rigorosamente italiano”. Ma se di grano tenero, in Italia, se ne coltiva sempre di meno e se quest’anno la produzione di grano duro meridionale è stata dimezzata da dove arriva questo grano duro e tenero italiano? Mistero. Intanto il Governo Meloni ‘amico’ del Sud e della Sicilia sta erogando 23 milioni di euro ai produttori di pere e kiwi, mentre in Sicilia e in Puglia i produttori di grano duro ‘leccano la sarda.

Foto del grano tratta da il Fatto Quotidiano

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