Tonniera realizzata nei cantieri di Madhia in Tunisia dai maestri d’ascia mazaresi e maestranze tunisine. L’Ue sta distruggendo anche la pesca e la cantieristica della nostra Isola

di Giuseppe Messina

I pescatori siciliani, a cominciare dai mazaresi, sperano ancora che cambierà qualcosa in meglio affidandosi al politico di turno?

Comincia a prendere forma la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo e, come di consueto, è iniziata la passarella degli europarlamentari uscenti o dei candidati ad un posto a Strasburgo nei territori. Tutti pronti a sostenere le ragioni del settore della pesca. Purtroppo, per loro, nessuno ha inciso veramente per invertire la politica comunitaria nel Mar Mediterraneo. Gli operatori del settore lo hanno capito, o sperano ancora che qualcosa cambierà provando a dare fiducia al politico di turno? Da oltre trent’anni Bruxelles massacra le marinerie comunitarie con vincoli, divieti, riduzioni di giornate di pesca, GSA, zone di nursery, incentivi alla demolizione dei pescherecci. Risultato: le marinerie che operano nel Mediterraneo stanno fallendo a favore degli importatori e delle flotte pescherecce dei Paesi extra Ue. E adesso, come illustreremo meglio più avanti, la Sicilia, o meglio, Mazara del Vallo, rischia di perdere anche la cantieristica legata alla pesca in favore della Tunisia.

Da noi si demolisce e di fronte alla Sicilia si continuano a realizzare pescherecci nuovi. Un disastro

Chiariamo il significato di GSA. Per monitorare in modo operativo le attività di pesca e valutare i dati biologici del Mediterraneo è stata creata una suddivisione in sub-aree geografiche (GSA). Tale ripartizione è stata stabilita dalla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo su indicazioni del Comitato Scientifico Consultivo (SAC). Le GSA che interessano l’Italia sono le seguenti sette, ognuna con le proprie caratteristiche biologiche, ambientali e alieutiche: GSA 9 – Mar Ligure e Tirreno settentrionale, GSA 10 – Tirreno centro-meridionale, GSA 11 – Mari di Sardegna, GSA 16 – Coste meridionali della Sicilia, GSA 17 – Adriatico settentrionale, GSA 18 – Adriatico meridionale, GSA 19 – Mar Ionio occidentale. Per ciascun’area vengono fornite le informazioni dettagliate relative a l’inquadramento ecologico e agli aspetti geografici e ambientali, oltre alla tipologia di pesca e in alcuni casi le caratteristiche alieutiche. Vincoli su vincoli mentre il Mediterraneo è nelle mani oramai delle flotte pescherecce attrezzate dei Paesi che si affacciano nello stesso Mediterraneo e che non rispondono alle lobby delle importazioni comunitarie. Addirittura anche la cantieristica, punto forte della filiera ittica per capacità di costruzione di nuovi natanti, per la creazione di occupazione, si è spostata dalle sponde comunitarie a quelle del Magheb. E’ di qualche settimana la notizia del varo di una tonniera dai cantieri di Madhia in Tunisia, realizzata con i maestri d’ascia mazaresi e con le maestranze tunisine. Da noi si demolisce e di fronte alla Sicilia si continuano a realizzare pescherecci nuovi. Un disastro.

La barzelletta dello sforzo di pesca e del criterio della massima cattura sostenibile serve solo per fottere i pescatori siciliani e i mazaresi in particolare

In questo scenario non abbiamo più dove andare. Gli operatori della pesca e non solo loro – basti vedere i disastri nell’agricoltura causati dalle scelte scellerate dell’Ue – dovrebbero ribellarsi. Questo è uno dei tanti esempi di come, grazie all’Ue, possa accadere che i pescherecci vengano costruiti nei Paesi del Maghreb con la professionalità dei nostri maestri d’ascia facendo lavorare manovalanza tunisina, mentre dal versante comunitario si continua a demolire e pescare meno. A chi giova? Alle flotte di pesca del Magheb organizzatissime che pescano in lungo ed in largo nel Mediterraneo senza alcun limite, tutto l’anno. E sicuramente agli importatori di prodotti ittici, visto che il consumo pro capite in Italia di pesce non è diminuito ma semmai aumentato. Mangiamo più pesce ma sempre di meno proveniente dai nostri mari. L’ultimo rapporto della FAO – “Lo stato mondiale della pesca e dell’acquacoltura” – rivela che ogni italiano consuma 24,5 chilogrammi di pesce l’anno (siamo decimi in Europa) ma solo un pesce su tre, secondo Coldiretti, è pescato in acque nazionali, il resto proviene dall’estero e, per la metà, da Paesi in via di sviluppo. E nel 2023 il consumo pro capite è aumentato ben oltre i circa 25 chilogrammi annui. La dipendenza dai prodotti ittici esteri è cresciuta negli ultimi 30 anni perché, da un lato, è aumentato il consumo pro capite e, dall’altro, si sono ridotte le quantità di pesce pescato nel Mediterraneo. La barzelletta dello sforzo di pesca e del criterio della massima cattura sostenibile serve solo per fottere i pescatori siciliani e i mazaresi in particolare, senza risolvere il problema della diminuzione dello sforzo di pesca nel Mediterraneo, agevolando, nei fatti, gli importatori. Un danno non solo in termini di mancato fatturato per il nostro Paese ma anche di contrazione dei livelli occupazionali nella filiera ittica siciliana.

Foto tratta da Prima Pagina Mazara

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