Arriva (forse) il 18° pacchetto di ‘acqua fresca’, pardon, di sanzioni ‘europeiste’ alla Russia. Ennesimo errore, perché il Paese di Putin non ha bisogno dell’Europa: è vero l’esatto contrario

di Giulio Ambrosetti

A fermare la Russia con il ‘ricatto’ del prezzo del petrolio ha provato l’America di Trump con la ‘sponda’ dell’Arabia Saudita. Ma è stato un buco nell’acqua

La Commissione europea presenta il 18° pacchetto di ‘acqua fresca’ pardon, di sanzioni contro la Russia. Le nuove misure prevedono una serie di misure in buona parte già applicate che fino ad oggi non sono servite a una beata minchia, nel senso che alla Russia ce l’hanno scotolata, per dirla alla siciliana. In realtà, queste balorde sanzioni a qualosa sono servite: a penalizzare l’economia dell’Unione europea (auto-incaprettamento ‘europeista’). Cominciamo con la “significativa riduzione del prezzo massimo del petrolio”. In realtà, la Commissione europea arriva un po’ in ritardo. A provare a mettere in difficoltà la Russia, o meglio, a provare a rendere meno remunerativa la vendita del petrolio russo hanno già pensato Stati Uniti d’America e Arabia Saudita, aumentando l’offerta di petrolio per fare abbassare il prezzo. Il presidente americano, Donald Trump, pensava di convincere la Russia di Vladimir Putin a fermare la guerra in Ucraina. In effetti, una riduzione del prezzo c’è stata: da 71 dollari al barile del 10 Febbraio si è passati ai 65 dollari al barile del 10 Marzo, poi ai 61 dollari al barile del 10 Aprile. Il 10 Maggio il prezzo è risalito, attestandosi intorno a 65 dollari al barile. Oggi, 11 Giugno, il prezzo è in lieve risalita. Questo accordo USA-Arabia Saudita ha creato problemi alla Russia? Un po’ sì, ma fino a un certo punto, perché il Paese di Putin, che è il secondo produttore di petrolio del mondo dietro gli Stati Uniti, non ha problemi a vendere il proprio petrolio: non ha problemi né di produzione, né di mercato, dal momento che l’India e, in generale, i Paesi del BRICS acquistano il petrolio russo. Con il 18° pacchetto di sanzioni alla Russia, la Commissione europea dovrebbe ridurre l’attuale limite di prezzo del petrolio russo a 45 dollari al barile. Il condizionale è d’obbligo, perché questa è solo una fuga in avanti: a decidere, infatti, sarà il G 7 convocato dal 15 al 17 Giugno in Canada. Il sì agli ‘europeisti’ non è affatto scontato. Che interesse avrebbe l’America di Trump ad approvare un provvedimento del genere, se è vero che Russia e USA sono alleati per affossare l’Ucraina e l’Unione europea? Per non parlare dell’Ungheria di Viktor Orban e della Slovacchia di Robert Fico, due Paesi Ue che si potrebbero opporre.

Per l’Italia i ‘giochi’ dell’Unione europea con il petrolio russo sono pericolosi, perché possono creare problemi alla raffineria di Priolo, in Sicilia

Anche il tentativo di colpire la flotta russa che esporta petrolio con le imbarcazi.oni che battono bandiera ombra sembra una grande minchiata, dal momento che le leggi che regolano la navigazione prevedono il ricorso alle bandiere ombra. Ci auguriamo che questa nuova ‘casinata’ non faccia incazzare la Russia di Vladimir Putin che, lo ricordiamo, insieme con Israele di Benjamin ‘Bibi’ Netanyhau gestisce la raffineria di Priolo in Sicilia, impianto che raffina il 40% e forse più delle benzine italiane. Già il Governo israeliano è un po’ risentito con l’Italia, anche se l’esecutivo di Giorgia Meloni cerca di barcamenarsi, mentre il ‘giro’ che in Russia sta attorno a Putin pressa per dare una bella ‘strigliata’ al Belpaese, soprattutto dopo le tragicomiche accuse alla Russia di connivenze con il nazismo. Speriamo che, per dirla alla sciacchitana, nonostante le varie ‘bordelliate’ anti-russe e anti-Israele la raffineria di Priolo – che peraltro non dovrebbe raffinare petrolio americano – non venga toccata, perché l’Italia si potrebbe ritrovare, nel giro di un paio di settimane, con benzina e gasolio a 3,5-4 euro al litro. E poi, per citare sempre Sciacca, putemu chiuriri…

Chi ha perso i soldi (e la faccia) con i due gasdotti sul Baltico – Nord Stream 1 e 2 – è la Germania e non la Russia

Ma la parte più bizzarra del nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia è il blocco dei gasdotti che attraversano il Mar Baltico Nord Stream 1 e 2. Si tratta di due gasdotti costruiti per portare il gas russo in Germania. L’aspetto divertente è che questi due gasdotti sono stati realizzati con i soldi della Germania al prezzo di circa 15 miliardi di euro. Dopo che è scoppiata la guerra in Ucraina gli americani hanno sabotato il Nord Stream 1, che era il gasdotto funzionante. E non si è capito se questa mossa attuata dagli statunitensi al tempo in cui era presidente Joe Biden sia stata fatta per colpire la Russia o per colpire l’Unione europea e, in particolare, la Germania. Forse la seconda opzione è quella giusta. Per due motivi. Primo motivo: gli americani hanno iniziato a vendere gas, sotto forma liquida, ai Paesi Ue, a un prezzo di gran lunga maggiore del gas russo. Secondo motivo: la Russia ha quasi interrotto l’esportazione del proprio gas in Europa. Ne sanno qualche cosa le imprese italiane alle prese con costi energetici proibitivi, proprio perché non hanno più a disposizione il gas russo a basso prezzo. Tra l’altro, Putin, con una vera e propria ‘tagliatina di faccia’ all’attuale classe dirigente tedesca, sembra aver ceduto la gestione dei due gasdotti del Baltico all’America di Trump. Così, per non passare per quelli che in questa storia sono stati fregati, i tedeschi hanno imposto lo stop al flusso di gas russo dai due gasdotti Nord Stream. Il ‘particolare’ è che sono stati i russi a tagliare il gas agli ‘europeisti. Insomma, la solita pupiata Ue targata Germania. Ah, dimenticavamo: gli ‘europeisti’ introdurranno il divieto di prodotti raffinati a base di petrolio greggio russo. Ma a Priolo, così, per capire, che petrolio raffinano? Forse arriva da Saturno?

Illustriamo perché le penalizzazioni bancarie ‘europeiste’ alla Russia non sortirebbero grandi effetti negativi nel Paese di Putin e isolerebbero ulteriormente l’Unione europea

Poi ci sono le penalizzazioni bancarie verso la Russia. Anche in questo caso la solita domanda: che interesse avrebbe l’America di Trump? E poi quali sarebbero ‘ste penalizzazioni? La Russia già è fuori dal sistema occidentale Swift e, come si dice sempre a Sciacca, i russi sinni sta futtennu. L’Occidente industrializzato conta oggi un miliardo circa di abitanti. Se togliamo i 350 milioni di abitanti dell’America – Paese che, lo ribadiamo, non ha interesse a deteriorare i rapporti con la Russia, che è uno dei pochi Paesi che non sono stati colpiti dai dazi doganali di Trump – rimangono 650 milioni di abitanti dell’Occidente. Di questi, 500 milioni sono europei. Le penalizzazioni bancarie ‘europeiste’ contro la Russia, ammesso che vangano approvate dagli USA e dai Governi di tutt’e 27 i Paesi Ue, non creerebbero molti problemi alla Russia, che ha da tempo i propri canali bancari. Semmai potrebbero accentuare il processo di ‘dedollarizzazione’ creando problemi a Trump. Peraltro, l’accordo tra Ue e USA sui dazi doganali è quasi impossibile da raggiungere, se è vero che la Germania non accetterà mai di azzerare gli 85 miliardi di euro di surplus commerciale che incassa ogni anno esportando i propri prodotti in America. La classe dirigente tedesca, che è di natura banditesca, proverà a ‘spalmare’ i propri problemi economici sugli altri Paesi Ue, complice la crisi che si determinerà quando il prossimo 9 Luglio, in assenza di intesa tra America e Unione europea, scatterà la guerra commerciale tra Ue a USA, con dazi doganali reciproci del 50% Nel contesto che si va a ‘disegnare’ le penalizzazioni bancarie alla Russia, piuttosto che creare problemi al Paese di Putin, rischiano di isolare ancora di più l’Unione europea.

In questa fase storica l’Unione europea dovrebbe aprire al mercato russo, non chiudere! Vai a illustrare queste tesi ai dilettanti allo sbaraglio

Fine delle balordaggini? No, ce ne sono in arrivo altre. I ‘geni’ dell’economia della Commissione europea, che in realtà fino ad oggi hanno solo affossato l’Economia dell’Europa, vogliono bloccare le esportazioni in Russia di tecnologie e beni industriali fondamentali. A parte che la Russia possiede la materie prime che l’Europa non ha ed è legata alla Cina, Paese che per tecnologie non prende certo lezioni dalla scombicchierata Europa, va detto che questo stop alle esportazioni in Russia supera in volata tutte le minchiate economiche targate Ue che si sono materializzate da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Probabilmente l’Unione europea non ha ancora capito il madornale errore commesso nell’impostare buona parte della propria economia sulle esportazioni negli USA. Gli ‘europeisti’, che hanno ucciso il keynesismo economico, hanno abbracciato con ebete euforia il sistema ultra-liberista e globalista e non hanno ancora compreso che con Trump alla Casa Bianca non soltanto l’America di Donald ma tutto il cosiddetto Occidente industrializzato sbaraccherà la globalizzazione per tornare a un sistema economico misto, che prevede anche una buona dose di protezionismo economico. Chiudere al mercato russo in un momento in cui Trump ridimensiona drasticamente la globalizzazione per potenziare la propria economia, dall’acciaio all’alluminio, dall’industria automobilistica a tutto il manufatturiero è follia economica allo stato puro. In questa fase l’Unione europea dovrebbe aprire al mercato russo per crcare di collocare i propri prootti che non sa a chi vendere, non chiudere alla Russia! Ma voi riuscite a immaginare di affrontare questi argomenti con Ursula von der Leyen, Kaja Kallas e Christine Lagarde? Buona notte…

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