La Corte Suprema dà ragione a Trump: la cittadinanza per diritto di nascita può essere bloccata. Dietro i migranti irregolari che invadono l’America il grande affare di cocaina e Fentanyl

di Giulio Ambrosetti

I migranti sono la leva con la quale il sistema ultra-liberista e globlista punta ad abbassare i salari e a ridurre i diritti dei lavoratori

In queste ore si commenta il pronunciamento della Corte Suprema americana che ha dato ragione al presidente Donald Trump. In molti Stati Usa diventa operativo l’ordine esecutivo con il quale il capo del Governo federale ha messo fine al ‘birthright citizenship’, la cittadinanza per diritto di nascita. Sei giudici hanno avallato l’operato del presidente, mentre tre hanno votato contro. Viene così stabilito il principio che i giudici federali di grado inferiore non hanno il potere di bloccare a livello nazionale i provvedimenti esecutivi della Casa Bianca. La sentenza, oltre ad affrontare il tema dell ius soli, presenta implicazioni più ampie (qui un articolo che approfondisce tale argomento). Ricordiamo che la lotta all’immigrazione clantestina è uno dei punti salienti del programma politico di Trump. Una linea che va in netta opposizione alle scelte adottate in questo capo dalla precedente amministrazione del Democratico Joe Biden. Come vedremo, la questione è complessa, perché se è vero che i migranti sono la leva con la quale il sistema ultra-liberista e globlista punta ad abbassare i salari e a ridurre i diritti dei lavoratori, va anche detto che, nei Paesi dell’Occidente, in agricoltura la manodopera a basso costo è una via essenziale per fronteggiare la concorrenza di Paesi dove il costo del lavoro è bassissimo. A questa regola non sfuggono gli Stati americani nei quali l’agricoltura non può fare a meno degli operai agricoli. Ma andiamo con ordine.

Se i migranti li espelle Obama va bene, se li espelle Trump ecco le proteste popolari: la solita ‘sinistra’ che usa due pesi e due misure

In primo luogo va detto che il problema dei migranti, in America, non è nuovo. L’ex presidente Barack Obama, tra il 2012 e il 2016, ha espluso dagli USA 2 milioni e mezzo circa di migranti irregolari. Allora non ci sono state manifestazioni di piazza, al massimo qualche protesta. Lo schema è sempre il solito in tutto l’Occidente: se a penalizzare i lavorartori o a espellere i migranti irregolari è la sinistra, che in America è rappresentata dal Partito Democratico, tutto è lecito. Se le stesse cose le fanno altre formazioni politiche – nel caso degli USA i Repubblicani di Trump, allora le espulsioni di migranti diventano irregolari e si va in piazza a protestare com’è accaduto, in particolare, in California e, segnatamente, a Los Angeles. Trump, quando venne eletto per la prima volta alla Casa Bianca, nel 2016, provò a porre la questione dei migranti irregolari ma non aveva molta esperienza e venne letteralmente preso d’assalto dai potentati interni e anche il contesto internazionale, che allora era a prevalenza globalista. Anche quando ha provato a fermare la droga che i ‘cartelli’ sudamericani fanno entrare negli Stati Uniti dal Messico, si è trovato contro quasi tutti i media occidentali (chissà perché…). Di fatto, durante gli anni del suo primo mandato alla Casa Bianca, Trump è stato bloccato dai globalisti, che allora avevano interesse a fare arrivare in Occidente migranti, ovvero manodopera a basso costo per abbassare i salari e comprimere i diritti dei lavoratori, come abbiamo già sottolineato. Trump, negli anni del suo primo mandato, quando ha provato a bloccare l’enorme flusso di migranti che arrivano in America, si è trovato contro anche la potenza finanziaria del narcotraffico. La stessa cosa sta avvenendo oggi.

Dietro i migranti irregolari fiumi di cocaina e Fentanyl

Oggi lo scenario è completamente mutato. Intanto la percezione dei migranti come problema è ormai diffusa in tanti Paesi occidentali. E tra questi ci sono anche gli Stati Uniti d’America. C’è un poblema sociale e c’è anche un problema economico. Com’è noto, il presidente Trump vuole smantellare la globalizzazione. E siccome la globalizzazione si fonda anche sulla presenza di manodopora a basso costo, ecco che il presidente Trump vuole innalzare il livello dei salari riducendo drasticamente la presenza di migranti. In più c’è un secondo problema: l’arrivo negli Stati Uniti di cocaina dai ‘cartelli’ del Sudamerica, spesso grazie ai migranti irregolari. Nel mondo, oggi si producono circa 2000 tonnellate di cocaina. Di queste, 700 tonnellate prendono la via dell’Europa, il resto di questa cocaina invade gli Stati Uniti d’America e il Canada. Gli USA sono al primo posto per consumo di cocaina, seguiti da Canada e Italia. Bloccare i migranti irregolari che arrivano in America, per Trump significa ridurre l’arrivo di cocaina dai paesi del Sudamerica. Non c’è solo il problema cocaina Ci sono anche il Fentanyl e i suoi derivati, che arrivano negli USA in buona parte sempre con i migranti, con ruoli attivi di Cina e Canada. Nel 2022 i sequestri di queste droghe hanno raggiunto in America il record di oltre 4 tonnellate in polvere e poco più di 50 milioni di compresse contraffatte. Rispetto alla cocaina, il costo del Fentanyl è contenuto, se è vero che una compressa viene venduta appena a 30 cents. Negli USA la diffusione del Fentanyl provoca oltre 80 mila decessi all’anno (qui un articolo).

Nella battaglia contro i migranti irregolari Trump ha dietro la stragrande maggioranza di cittadini americani

L’uso del Fentanyl come droga, soprattutto tra i giovani americani, è diventato un problema molto serio. Da qui la decisione dell’amministrazione Trump di bloccare le frontiere e di mandare via dagli Stati Uniti d’America i migranti irregolari. Il presidente ha cominciato dalla California, lo Stato più ricco dell’America, dove i migranti irregolari sono tanti e dove il Fentanyl fa strage (qui un articolo). C’è anche una questione politica. La California, in America, ha sempre rivendicato la completa autonomia e, qualche volta, anche la secessione (qui un articolo sulla richiesta di secessione della California). In California c’è la Silicon Valley e il cinema. E’ uno Stato a maggioranza Democratica, che mal sopporta Trump. Quest’ultimo lo sa benissimo e ha deciso scientemente di cominciare dalla California la lotta all’immigrazione clandestina. Quella di Trump è una scelta meditata. Il presidente sa che tutta la California Dem si sarebbe messa di traverso per ostacolare la azione anti-migranti. A cominciare dal Governatore di questo Stato, Gavin Newson. E così è stato. Il giornalista Federico Rampini, profondo conoscitore dell’America, dice che è stato Trump a scegliere il governatore Newson come suo avversario. Nella sua azione di repressione dei migranti irregolari Trump ha trovato grandi ostacoli che aveva calcolato. Non a caso sta applicando il Titolo 10: una legge che consente al presidente, nei casi di ribellione, di porre la Guardia nazionale sotto l’autorità federale. Questa mossa serve per proteggere gli agenti federali incaricati di effettuare i rimpatri di migranti. Il Governatore Newson ha obiettato che il Titolo 10 si può applicare solo con il suo consenso: se fosse così il Governo federale non potrebbe effettuare i rimpatri di migranti. La vicenda è finita davanti ai giudici. Una Corte d’Appello federale ha dato ragione al presidente. Una vittoria per Trump, che punta a dimostrare ai cittadini americani che la sua amministrazione si sta battendo contro migranti e contro l’arrivo in America di droga, a cominciare dal Fenantyl.

Con grande abilità l’attuale presidente USA ha ‘schiacciato’ i Democratici sulla difesa dei migranti irregolari

Di fatto Trump sta ‘schiacciando’ il Governatore Newson e tutto il Partito Democratico in difesa dei migranti con ‘annessi & connessi’. E questo preoccupa tantissimo lo stato maggiore dei Democratici americani, che sanno benissimo che la stragrande maggioranza della popolazione degli Stati Uniti d’America appoggia l’azione di Trump. La grande maggioranza dei media europei, schierati da sempre contro Trump, enfatizza la lotta della California e di altre città americane dove si è diffusa la protesta in difesa dei migranti, da Santa Ana a Las Vegas, da Atlanta a Philadelphia, da Milwaukee a Seattle, da Boston a Washington. Pensano così di ostacolare l’attuale presidente americano. In realtà, gli stanno facendo un favore, perché più si allargherà la protesta, più il Partito Democratico americano apparirà agli occhi dei cittadini americani come la formazione politica che protegge i migranti, mentre Trump è il presidente che si sta battendo come un leone contro migranti clandestini e contro l’arrivo in America di Fentanyl e cocaina. Questo scenario preoccupa tantissimo i Dem americani che rischiano di essere travolti alle citate elezioni del Midterm del prossimo anno. Non a caso Trump ha già inviato in Califonita i primi Marines e ha detto a chiare lettere che non esiterà ad applicare l’Insurrection Act, la legge federale che autorizza il presidente degli Stati Uniti a schierare a livello nazionale l’esercito statunitense e a federalizzare le unità della Guardia Nazionale dei singoli Stati per reprime disordini civili, ribellini e insurrezioni. La quuestione si è un po’ ‘raffreddata’ con lo scoppio della guerra in Medio Oriente. Il ‘raffreddamento’ fa riferimento al calo di interesse dei media mondiali, che soprattutto da quando è scoppiata la guerra da Israele e Iran hanno messo da parte la guerra in Ucraina e le proteste conotro la linea politica dell’amministrazione Trump sui migranti.

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