L’autore materiale delle uccisioni in Israele è Hamas ma i responsabili morali di tutto sono gli israeliani e l’Occidente

Il post di Alfonso Luigi Marra che racconta le terribili condizioni di vita di 2 milioni e mezzo di persone nella Striscia di Gaza

Impossibile non essere d’accordo con Alfonso Luigi Marra che in un post su Facebook racconta come stanno le cose nella Striscia di Gaza, come si vive nella Striscia di Gaza, come vengono trattate le persone nella Striscia di Gaza. “La Striscia di Gaza – scrive Marra – è un abominevole serraglio che sarebbe pessimo anche per dei cani, anche ai quali è obbligatorio fornire quanto necessario. In sostanza un enorme campo di concentramento per due milioni e mezzo di persone annientate dalla scarsità di acqua potabile, cibo adeguato e quant’altro necessario per soddisfare i bisogni primari. Gente, non solo abbandonata, affamata, assetata, senza elettricità, senza istruzione, senza cure mediche, senza niente, ma per di più oppressa militarmente. Ebbene, cosa credevano gli israeliani che un simile contesto avrebbe generato? Amore e riconoscenza? E cosa credono che causerà lo sterminio dei palestinesi al quale si apprestano? Perché le centinaia di morti da ambo le parti sono un’atrocità, ma sarà un’atrocità ben maggiore se ora i morti diverranno decine o centinaia di migliaia da una sola parte. Senza contare che il malessere in cui vive la collettività palestinese genera ogni giorno, da decenni, numeri di morti di cui non sappiamo perché le statistiche israeliane non si occupano di queste cose, ma che sono certamente moltissimi. Se è vero che la storia non insegna niente, gli israeliani sono a riguardo un esempio clamoroso”.

Ci voleva la strage di Hamas in Israele per capire che a Gaza c’è qualcosa che non va? E ora che succederà? Una strage uguale e contraria, magari moltiplicata per cento?

L’attacco di Hamas ad Israele non può essere condivisibile. Però se la condizione in cui sono costretti a vivere 2 milioni e mezzo di persone è quella descritta da Marra, ebbene, ci dobbiamo interrogare non tanto e non soltanto sul ruolo di Israele ma sul ruolo della comunità internazionale nella Striscia di Gaza, con particolare riferimento al cosiddetto Occidente industrializzato. La violenza va rifiutata. Ma la violenza va anche prevenuta. Possibile che nessuno, in questi anni, si sia chiesto fino a che punto è giusto costringere 2 milioni e mezzo di persone a vivere in condizioni disumane? Ci voleva la strage di Hamas in Israele per capire che a Gaza c’è qualcosa che non va? E ora che succederà? Una strage uguale e contraria, magari moltiplicata per cento? E che cosa si otterrà? Odio che genererà altro odio? Il caos non è mai casuale. E’ evidente che c’è qualcuno che soffia sul fuoco. Sicuramente c’è un filo che lega tutte le anime inquiete del mondo che oggi lavorano per porre fine al dominio occidentale imperniato sull’ara del dollaro statunitense. Ma forse c’è anche altro, magari – perché no? – una risposta paradossale a chi lavora per la fine del dollaro. Lo scenario è complicato. L’unica cosa certa è che tra cambiamenti climatici in corso e guerre sembra che si stia realizzando quanto ipotizzato dai ‘Profeti posteriori’, in testa il Vangelo di Luca…

Foro tratta da Il Riformista

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