A fuoco il Monte Pellegrino di Palermo e la morte di un operaio forestale

Due notizie terribili nel giorno di Ferragosto

Le notizie sono due. La morte dell’operaio forestale rimasto ferito durante gli incendi di fine Luglio e l’inferno andato in scena stanotte sul Monte Pellegrino, la montagna che sovrasta Palermo. La morte dell’operaio forestale è sulla coscienza di una politica siciliana miope, che continua a ignorare la prevenzione degli incendi boschivi. L’incendio di Monte Pellegrino sembra la risposta ai provvedimenti tardivi e insufficienti adottati dal Governo regionale siciliano per fronteggiare il fuoco di ciò che resta del verde di Palermo, città particolarmente colpita dagli incendi di fine Luglio. Le fiamme, come già accennato, hanno travolto una parte del Monte Pellegrino e hanno lambito il Castello Utveggio da poco risistemato. Qualcuno sostiene che il fuoco sia partito da un falò. Noi nutriamo qualche dubbio. Perché? Perché dal terrazzo di casa nostra si vede bene Monte Pellegrino e la velocità di propagazione dell’incendio lascerebbe pensare al fuoco appiccato in più punti. Una tesi, la nostra, avvalorata dal fatto che ieri sera non c’era un temperatura proibitiva, sì e no 28 gradi centigradi appena; e, soprattutto, non c’era vento. A nostro modesto avviso, sul Monte Pellegrino è stato appiccato un incendio da mani esperte. Leggiamo che il fuoco sarebbe comparso dopo mezzanotte. Noi abbiamo avuto la sensazione che l’incendio si sia sviluppato un po’ prima. Ieri sera abbiamo assistito in diretta a questo nuovo attacco – ribadiamo – a quello che resta del verde di Palermo, dopo i terribili incendi di qualche settimana fa. E abbiamo avuto modo di notare, in diretta dal nostro terrazzo, la persistenza del fuoco fino a stamattina. E’ evidente – contrariamente a quello che cercano di fare credere – che gli interventi di spegnimento dell’incendio sono stati lacunosi e tardivi, altrimenti il fuoco non sarebbe durato per tutta la notte, proseguendo fino a stamattina!

E’ inutile nasconderlo: se si dovessero materializzare ancora alte temperature, magari accompagnate da vento di Scirocco, in Sicilia ci sarebbero problemi. Il resto sono chiacchiere

A meno che i piromani non abbiano diffuso liquido incendiario lungo tutto il costone di Monte Pellegrino che ha preso fuoco – cosa che noi riteniamo improbabile – il fuoco si potrebbe essere diffuso perché il sottobosco era, come dire?, come al solito un po’ abbandonato, con la solita presenza di arbusti ed erbe secche non rimosse. Di questo avrebbero dovuto occuparsi gli operai forestali già a partire dallo scorso mese di Aprile. Ma così non è stato. Sulla presenza di erbe e arbusti secchi come moltiplicatori del fuoco non abbiamo la certezza, anche se la velocità di diffusione delle fiamme lo lascerebbe pensare. Sempre a nostro modesto avviso, la struttura messa su per fronteggiare gli incendi dall’attuale Governo regionale – Corpo Forestale, Protezione civile, Vigili del Fuoco, rilevatori satellitari e mezzi aerei – a noi sembra insufficiente, se non inutile: va da sé, infatti, che se ieri sera la temperatura fosse stata di 45 gradi o giù di lì e in presenza di vento di Scirocco si sarebbe materializzato un disastro. Non capire questo è come mettere la testa sotto la sabbia. E’ inutile nasconderlo: se si dovessero materializzare ancora alte temperature, magari accompagnate da vento di Scirocco, in Sicilia ci sarebbero problemi.

Il fuoco che ha colpito Monte Pellegrino a Palermo dimostra che le iniziative antincendio messe in campo dall’attuale Governo regionale siciliano sono inadeguate

La morte dell’operaio forestale avvenuta nello stesso giorno dell’incendio che ha incenerito una parte di Monte Pellegrino (che, lo ricordiamo, è stato già colpito dal fuoco qualche anno addietro) ci ricorda che l’unico modo per prevenire gli incendi boschivi è la presenza dell’uomo e, in particolare, degli operai forestali nelle aree boscate e nelle aree verdi che Comuni e privati quasi sempre abbandonano (a parte alcuni agricoltori e allevatori che sanno ormai che dal fuoco si debbono difendere da soli). Lo ribadiamo ancora una volta: senza la presenza, H 24, dell’uomo nelle aree verdi e senza la pulizia del sottobosco con relativa realizzazione di viali parafuoco e altri interventi di prevenzione, gli incendi boschivi continueranno. Non capire questo è come mettere, per la seconda volta, la testa sotto la sabbia. Gli ‘esperti’ del Corpo Forestale e della Protezione civile e i Vigili del fuoco arrivano quando le fiamme si sono già sviluppate. Idem per i Canadair e, in generale, per i mezzi aerei antincendio.

La morte dell’operaio forestale ci impone di ricordare le violente campagne mediatiche contro i forestali siciliani ai tempi del Governo Renzi

Quanto alla “solidarietà” e alla “rabbia” che leggiamo qua e là da parte di esponenti politici che commentano la morte dell’operaio forestale, ebbene, a noi sembrano manifestazioni di ipocrisia allo stato puro. Non vediamo, in Sicilia, un grande schieramento politico che chiede la stabilizzazione di almeno 30 mila operai forestali da impiegare tutto l’anno nelle aree verdi demaniali e nelle aree verdi comunali e private (e anche nella prevenzione delle inondazioni, altro problema che solo da qualche mese viene affrontato). Ricordiamo, invece, la feroce campagna mediatica contro gli operai forestali della Sicilia portata avanti durante gli anni del Governo Renzi da alcuni programmi televisivi e, in generale, da alcuni mezzi di informazione. Gli operai forestali erano inutili, costosi e bla bla bla. Poi, però, scopriamo che in prima fila, quando ci sono gli incendi boschivi in Sicilia, vanno gli operai forestali e non altri soggetti tuttora ‘blasonati’. Questi sono i fatti. Il resto lo lasciamo ai farisei che fino a qualche tempo fa filosofeggiavano sulla ‘inutilità’ degli operai forestali, plaudendo a certe trasmissioni televisive demenziali, o scrivendo su Facebook che gli operai forestali andavano licenziati tutti e altre minchiate varie in libertà. Oggi che una setta di terroristi e criminali invasati sta dando fuoco ai boschi di tutto il mondo, ecco che gli operai forestali della Sicilia sono tornati utili, però sempre da precari, per fare guadagnare soldi a certe organizzazioni sindacali parassitarie. Ai cantori improvvisati che oggi si stracciano le vesti per l’operaio forestale deceduto e alla sarabanda di ipocriti diciamo: itivinni a cogghiri luppini ca ci fati chiù fiura!

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