Altri due femminicidi in Italia: siamo sicuri che il clamore mediatico creato attorno al caso di Giulia sia stato un fatto positivo?

La nostra è solo una domanda che nasce da dubbi, non da certezze

Da giorni il mondo dell’informazione italiana dedi9ca grande spazio alla triste vicenda di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni uccisa dal fidanzato Filippo Turretta. Ci sono state manifestazioni in tutta l’Italia e anche polemiche sul ruolo degli uomini e di un’ipotetica società patriarcale. Chi dice una cosa, chi dice l’opposto. Dopo di che, in queste ore, le cronache registrano altri due femminicidi, in Emilia Romagna e in Puglia. A Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma, una donna di 66 anni è stata uccisa dal marito. L’uomo ha utilizzato una mazza di cricket per uccidere la moglie. La donna ha cercato di difendersi, ha chiesto disperatamente aiuto. Una carabiniera fuori servizio che ha sentito le urla si è catapultata nell’appartamento ma la donna era ormai in fin di vita. Una scena terribile. L’uomo è stato arrestato. Saranno gli inquirenti a cercare di ricostruire quello che è accaduto. Un secondo femminicidio è andato in scena ad Andria, in Puglia. La vittima, in questo secondo caso, è una donna di 42 anni. L’uomo ha ucciso la moglie sotto gli occhi dei figli piccoli. Colpisce, in quest’omicidio, la freddezza dell’uomo. Mentre i bambini, terrorizzati, piangevano, il loro papà ha chiamato il 118 e agli operatori del servizio di emergenza ha detto: “Ho ucciso mia moglie”. L’uomo è stato arrestato e, anche in questo caso, saranno i magistrati a indagare su questa storia.

Perché è stata creata una gran confusione attorno alla parola femminicidio?

Che dire? Che, evidentemente, il clamore mediatico di questi giorni per la vicenda di Giulia Cecchettin non ha fermato la serie di femminicidi. Tra l’altro, il Prefetto Francesco Messina, in un video pubblicato sulla rete, ha detto che i femminicidi sono stati 40 (aggiornati ad oggi, purtroppo, sono 42), mentre gli omicidi di donne sono state 105. E ha sottolineato che i femminicidi sono omicidi di genere. Che significa? Che, da parte dell’informazione, è stata fatta una gran confusione, mescolando femminicidi con omicidi di donne che nulla hanno a che vedere con gli stessi femminicidi? Dubitiamo sul fatto che questa confusione sia stata voluta. Ma nell’immaginario collettivo è passata una tesi che ha esagerato il numero di femminicidi. A questo punto ci sembra opportuna una domanda: l’enfasi che l’informazione ha creato attorno all’omicidio di Giulia Cecchettin – con informazioni a quanto pare non esatte sul numero dei femminicidi – è stato un fatto positivo? Può aver creato un effetto emulazione, in negativo, nelle menti di persone fragili o malate? Senza entrare nel campo scientifico, scomodando parole che sono appropriate se pronunciate da psicologi, psichiatri e analisti, è possibile che il clamore mediatico, invece di frenare il fenomeno dei femminicidi, possa averlo invece incrementato? La nostra è solo una domanda. Viviamo in una società dove trionfano le solitudini nascoste dietro l’uso smodato di telefoni cellulari e amicizie più o meno virtuali. Siamo entro fino al collo in un modo ultra-liberista e globalista dove in tanti si agitano per guadagnare le luci della ribalta. Stare al centro dell’attenzione sta diventando una sorta di imperativo categorico. Chi non ci arriva con manifestazioni positive magari pensa di guadagnarsi la notorietà anche con fatti negativi, della serie, tutto purché si parli di me? Sono domande, solo domande che nascono da dubbi, non da certezze.

Foto tratta da MeteoWeb

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