“C’è ancora domani” film di Paola Cortellesi protagonista e regista. La “femmina” come strumento di piacere e la ribellione tra speranza e conoscenza

Mai arrendersi e mai dimenticare

di Frate Domenico Spatola

Una Paola Cortellesi inedita, nel film dove da protagonista è anche regista. Non vi appare brillante come da altre pellicole la conosciamo. Sciupata in viso e trasandata nel vestito, porta il dramma delle donne dell’ultimo “dopoguerra”, vittime del macismo maschilista della cultura fascista e di quella precedente al Ventennio. Impersona, in tipica singolarità, il campionario delle donne anonime e schiavizzate dal marito, con pieni poteri su di lei. La trama è subita come tragedia greca. Contro la ineluttabile fatalità senza redenzione. Oggi in Afganistan e in Iran i regimi continuano a deturpare la donna, sposa e madre. La nostra protagonista impersona tutto questo e, in ferialità dimessa anche della pellicola in bianco e nero, con assenza di colori accesi, subisce del marito la violenza in inquietante paura. Reagisce tuttavia per Marcella, la figlia in cui si rivede per gli stessi sbagli. Il matrimonio con Giulio “non s’ha da fare”. Chiede l’esplosione del bar del mancato consuocero, al militare americano di colore, il quale, invaghito di lei, agisce da automa. Fu la ribellione a riscattarla anche agli occhi della figlia, che infine la aiuterà a collaborare come altre donne, realizzando il sogno di tante generazioni. Potere esprimere il suo voto politico. Fu la svolta per la parità.

Marcella deve conoscere, non restare ignorante. È la prima sfida da non mancare. Lo sanno i Talebani che vietano alle ragazze di studiare

Il film della Cortellesi gioca le carte del dramma che comunque appassiona e non lascia insensibili. Icastica la narrazione in modalità monocromatica e senza svaghi. Film che non giggioneggia né intende accarezzare. Sempre severo e urticante a narrare lati oscuri del cuore umano che si preferisce normalmente rimuovere per divagazioni. Marcella deve conoscere, non restare ignorante. È la prima sfida da non mancare. Lo sanno i Talebani che vietano alle ragazze di studiare. La cultura sarà strumento del riscatto, e tutti i risparmi dei piccoli infaticabili lavoretti, la protagonista, da madre, li destina per farla studiare. E quel mattino, con la morte del vecchio rancoroso e prepotente, compianto solo dal figlio estratto dalla stessa risma, muore anche il destino baro, di chi la “femmina” la vede solo strumento di oppressione e di piacere. Da qui il titolo del film: “C’è ancora domani”. Speranza mai arresa. Grazie, Paola, per la denuncia e per non dimenticare!

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano

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